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Cosenza, furto a casa di Tiziana Mirabelli mentre l’abitazione è sotto sequestro

In aula emergono i dettagli del colpo. «C’è un passaggio comunicante tra l’appartamento della vittima, Rocco Gioffrè, e dell’omicida»

Pubblicato il: 19/04/2024 – 15:30
di Fabio Benincasa
Cosenza, furto a casa di Tiziana Mirabelli mentre l’abitazione è sotto sequestro

COSENZA Prosegue dinanzi la Corte d’Assise di Cosenza il processo sull’omicidio di Rocco Gioffrè, 75enne cosentino uccido dalla reo confessa Tiziana Mirabelli. Il delitto si è consumato nell’appartamento della donna in uno stabile popolare in via Monte Grappa a Cosenza il 14 febbraio 2023. Questa mattina, la Corte e le parti hanno visionato il filmato della telecamera installata in casa della vittima, analizzando i frame precedenti e successivi al delitto consumato. L’udienza è proseguita con l’esame ed il controesame di altre tre testi, si tratta di appartenenti all’arma dei carabinieri in servizio nella caserma di Cosenza Centro. L’appuntato Giovanni Tufaro, ha ricordato di aver ricevuto una chiamata da un collega «alle 14.38 del 18 febbraio 2023, Luigi Li Preti mi ha chiesto se conoscessi Tiziana Mirabelli, io ero fuori sede in quel momento». Alle «17.25 il Tenente Bazzurri mi informa che una pattuglia della sezione radiomobile era a casa dell’odierna imputata, senza però riuscire a rintracciarla». Dopo qualche minuto, è il carabiniere Renato Covello a contattare Tufaro alle 17.30 «e mi avvisa che Mirabelli era nella stazione di Cosenza Centro. L’imputata era rilassata e calma». Il 19 febbraio, Tiziana Mirabelli ritornerà in caserma, questa volta per confessare il delitto. L’avvocato Cristian Cristiano, legale difensore dell’unica imputata, chiede al teste se abbia mai ricevuto e annotato notizie di querele contro Mirabelli sporte da Gioffrè o se sia mai dovuto intervenire per sedare una lite tra i due. Per entrambe le domande, la risposta è negativa. Il teste ricorda come Mirabelli «svolgesse attività nel sociale con il Comitato Prendocasa e aiutasse le persone in difficoltà». E’ il turno del luogotenente Renato Morrone, Comandante carabinieri Stazione Cosenza Centro. Si è occupato dell’escussione delle persone informate sui fatti, dell’interrogatorio dell’imputata, delle analisi delle chat sequestrate e di altre attività relative ai sequestri degli appartamenti della vittima e della imputata.

La chat e il libretto

C’è un capitolo ritenuto rilevante dall’accusa e riguarda gli accertamenti patrimoniali eseguite sui conti di Gioffrè e Mirabelli. «C’è una chat – riferisce il comandante Morrone – che riguarda Tiziana Mirabelli e sua sorella Simona «dove si parla di un libretto della imputata cointestato con sua madre». Il libretto – secondo il teste – «era nella disponibilità di Mirabelli anche il giorno dell’omicidio». Il racconto prosegue. «Il 12 febbraio 2023, il giorno della celebrazione della Madonna del Pilerio, registriamo uno scambio di messaggi vocali dove Simona Mirabelli chiede la restituzione del libretto». Nel proseguo della udienza si apprende che la somma richiesta espressamente dalla donna ammonterebbe a 250 euro. «Dopo l’omicidio c’è un vocale della mamma della imputata, che utilizzando il telefono di Simona Mirabelli, ringrazia la figlia per la restituzione del libretto». Chi indaga registra movimenti sul libretto prima e dopo l’omicidio. E il 14 febbraio, data del delitto, «registriamo un versamento di 1.800 euro in contanti fatto nell’ufficio postale in piazza Crispi a Cosenza da Tiziana Mirabelli». Perché il dato è rilevante per l’accusa? Perché secondo quanto sostenuto nella precedente udienza da uno degli uomini in servizio alla caserma di Cosenza, Rocco Gioffrè «era in possesso di un deposito a risparmio dove veniva accreditata la pensione». L’anziano, per abitudine consolidata, subito dopo l’accredito della pensione si recava nell’ufficio postale per procedere a prelevare l’intera somma. «Solitamente in media pari a circa 1.800 euro». L’ultimo prelievo di circa «1.900 euro è datato 8 febbraio 2023». La cifra dell’accredito di Mirabelli sul libretto postale e del prelievo effettuato da Gioffrè è simile. Tuttavia, occorre segnalare che il comandante Romano – sollecitato dalle domande della difesa – riferisce di una pensione media di Gioffrè pari a «1.180 euro mensili, in alcuni casi anche da 1.300 euro che prelevava allo sportello contestualmente all’accredito». L’avvocato Cristiano al teste se abbia contezza di un accredito datato Gennaio 2022 effettuato sul conto della vittima «da oltre seimila euro». La risposta è affermativa, Gioffrè avrebbe prelevato quella somma – da quanto emerso – in tre tranche.

La cassaforte, il furto e gli appartamenti comunicanti

C’è un caso nel caso in questo omicidio a tinte gialle. E riguarda la cassaforte a casa di Rocco Gioffrè e un furto subito da Tiziana Mirabelli nella sua abitazione, mentre era sottoposta a sequestro (lo è ancora, ndr). «A casa Gioffrè c’è una cassaforte, ma non sono state rinvenute tracce di Tiziana Mirabelli», dice il teste che aggiunge: «era in una camera e non abbiamo trovato le chiavi». Fin qui, poco o nulla di strano, ma il racconto è impreziosito da un particolare rilevante. L’avvocato Cristiano chiede al teste se è a conoscenza della presenza di una “comunicazione” tra le abitazioni della vittima e della reo confessa. «Dal bagno di casa di Rocco Gioffrè c’è una finestra che affaccia su uno slargo con un muretto scavalcabile che consente di arrivare a casa di Tiziana Mirabelli». Il balcone – emerge ancora – «ha fatto da tramite per il passaggio di un cavo della corrente elettrica tra le due abitazioni».
Questo passaggio comunicante tra i due appartamenti sfugge però all’occhio della telecamera installata a casa di Rocco Gioffrè. Per quanto riguarda il furto perpetrato da ignoti a casa Mirabelli, quest’ultimo ha sporto denuncia il 27 dicembre 2023. Quando insieme al suo avvocato è tornata sul luogo del delitto. In quella occasione la donna si accorge e segnala l’assenza della Tv e di altri oggetti». Il luogotenente Morrone, presente al momento del sopralluogo, nota come la finestra comunicante tra le abitazioni fosse «rotta» mentre il portone di ingresso «non aveva segni di effrazione e i sigilli non erano stati rimossi». L’ultima testimonianza è del carabiniere Ferdinando Muraca, che in merito alle registrazioni dei colloqui in carcere di Tiziana Mirabelli con i familiari dirà di non aver «annotato nulla di rilevante». Secondo la difesa, in quelle conversazioni vi sarebbero confessioni di Mirabelli sulle presunte molestie perpetrate da Gioffrè sulla donna.
(f.benincasa@corrierecal.it)

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