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Mafia, l’omicidio di Alfonso Sgroi: il ricordo di uno studente crotonese

Quel delitto si incrocia con la morte del giudice Paolo Borsellino e del capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano

Pubblicato il: 25/04/2024 – 18:42
Mafia, l’omicidio di Alfonso Sgroi: il ricordo di uno studente crotonese

PALERMO È il 26 aprile 1979 quando davanti alla sede della Cassa di Risparmio in via Mariano Stabile a Palermo viene ammazzato da alcuni rapinatori appartenenti alla mafia la guardia giurata, Alfonso Sgroi; il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani lo ricorda grazie all’elaborato dello studente Uljanov Piotr Walter Migale della classe I sez. D del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.
«Alfonso Sgroi è stato una delle tante vittime della malavita, in una fase difficile della sua vita rimase senza lavoro, essendo marito e padre di due bambine, ebbe la necessità di trovare un nuovo impiego e trovò posto come guardia notturna. Alfonso non aveva mai maneggiato un’arma da fuoco, ma non si perse d’animo e iniziò a fare corsi e pratica per diventare un professionista. Dopo tanti anni di dedizione ricevette finalmente un nuovo posto come guardia della Cassa di Risparmio di Palermo. La mattina del 26 aprile del 1979, si recò al lavoro come sempre e iniziò il suo turno con gentilezza verso i clienti, prestando attenzione ai minimi dettagli. Trascorse le 10 si presentarono davanti alla banca 4 individui, sembravano uomini d’affari. Due di loro entrarono in banca e gli altri 2 rimasero all’esterno dell’edificio. La banca era divisa in due piani, il piano terra e il primo piano. Gli uomini salirono al primo piano dove si trovavano gli sportelli di cassa ed estrassero due pistole; uno di loro rimane alla cassa, mentre l’altro si diresse ai piedi delle scale, per controllare anche il piano terra, aspettando che i cassieri prendessero il denaro dalle casse. Preso il denaro i due uomini tentarono la fuga; Alfonso cercò subito di intervenire, ma venne bloccato dagli altri due scagnozzi, non si arrese, iniziò a ribellarsi e iniziò una colluttazione. Nel frattempo gli altri due complici uscirono dalla banca e uno di loro prese la pistola, sparando due colpi che ferirono al petto e alla testa la vittima. Per lui, purtroppo, non ci fu scampo e il viaggio al pronto soccorso della Croce Rossa di via Roma risultò inutile. Morì alla giovane età di 45 anni. Alfonso è una delle tante vittime della mafia».

Gli incroci con Borsellino e Giuliano

La storia di Alfonso Sgroi si incrocia con quella del giudice Paolo Borsellino e del capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano, che in quel periodo stava indagando sugli intrecci internazionali della mafia. Infatti qualche giorno dopo la rapina venne scoperto il “covo del clan” di corso dei Mille 196, proprio da qui partì l’ordine di rapinare la banca e due dei principali killer, Pino Greco, detto “scarpuzzedda”, e Pietro Marchese, ne erano componenti. Ritroviamo notizie relative alla morte di Alfonso Sgroi anche nella sentenza del maxi-processo, in particolare tra gli elementi che decretarono la morte di Giorgio Boris Giliano: «(…) Tra questi l’operazione di polizia iniziata il 26 aprile 1979 a seguito dell’omicidio del metronotte Alfonso Sgroi in servizio dinanzi alla sede di Palermo della Cassa Centrale di Risparmio V.E., oggetto di rapina, e conclusasi nei giorni successivi con l’arresto di cinque dei presunti componenti la banda dei rapinatori Rosario Spitalieri, Giovanni Greco, Pietro Marchese, Girolamo e Giovanni Mondello – e con la scoperta del “covo”, luogo di riunione degli associati, in Corso dei Mille, ove erano stati rinvenuti e sequestrati micidiali armi, radio ricetrasmittenti, corpetti antiproiettile e denaro dì sospetta provenienza.»
Alfonso Sgroi svolgeva un lavoro rischioso ma garantiva l’ordine e la sicurezza. Svolse il suo compito in modo esemplare non indietreggiando neanche davanti agli evidenti rischi.

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