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Da “New Age” a “Game Over”, lo spaccio nella Piana di Gioia Tauro smantellato dalle indagini

Quattro operazioni in pochi mesi, frutto di un grande lavoro investigativo. Nella rete dei “venditori di morte” tanti giovani

Pubblicato il: 26/04/2024 – 10:02
di Mariateresa Ripolo
Da “New Age” a “Game Over”, lo spaccio nella Piana di Gioia Tauro smantellato dalle indagini

PALMI Quattro operazioni nel giro di pochi mesi, ma frutto di un lavoro investigativo durato anni. Le inchieste “New Age” nel gennaio 2023, “Smart Delivery” nell’ottobre 2023, “Perseverant” nel febbraio 2024, chiuse con l’inchiesta “Game Over” (aprile 2024) hanno permesso di smantellare le piazze di spaccio attive in diversi centri della Piana di Gioia Tauro. Cocaina, marijuana, hashish tra Rosarno, Gioia Tauro, Taurianova, Cittanova. Nella rete dei “venditori di morte” tanti giovani. «Un giro di droga, situazioni borderline di giovani che si affacciano sul mercato degli stupefacenti e che sono poi potenziali rifornitori di ‘ndrangheta, che potrebbero esserlo, siamo riusciti a bloccarli un attimo prima», così aveva commentato il procuratore di Palmi Emanuele Crescenti ai nostri microfoni l’arresto del latitante Gaetano Catania coinvolto nell’inchiesta “Perseverant” e i risultati di quell’operazione. Qualche giorno dopo scatterà l’inchiesta “Game Over”.

L’operazione “New Age”

Un’attività di indagine, quella dell’ultima inchiesta della Procura di Pami, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, che «si interseca con quella convenzionalmente definita “New Age”, condotta dall’aprile al novembre 2021 dai militari del Comando Arma di Cittanova», si legge nell’ordinanza, e che verrà eseguita nel 2023. Nel dettaglio, «essa trae le mosse dal monitoraggio tecnico dell’utenza in uso a Girolamo Vinci, soggetto risultato coinvolto a pieno titolo in quel procedimento – come dimostrato in forza dei riscontri effettuati dalla pg operante – in plurimi episodi di cessione di sostanze stupefacenti, rappresentando, dunque, il prosieguo di un’altra attività». L’operazione “New Age” permise di «accertare e di documentare lo spaccio di sostanze stupefacenti dilagante in Cittanova e nei comuni limitrofi, nonché di appurare il ruolo svolto da alcuni soggetti quali punti di riferimento nella fornitura di importanti quantitativi di cocaina e marijuana nei confronti di innumerevoli consumatori, sia “locali” che provenienti da altri comuni».

“Smart Delivery”. Lo spaccio in pieno giorno e la droga a domicilio

Più di cento gli episodi documentati e 23 le persone indagate, accusate, a vario titolo di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, 11 delle quali colpite da provvedimento restrittivo della libertà personale, nell’operazione condotta dai carabinieri “Smart Delivery”, che ha portato allo smantellamento di una vera e propria rete di spaccio che, nel periodo del lockdown per l’emergenza Covid, nella Piana di Gioia Tauro gestiva anche la consegna della droga a domicilio. Da qui il nome dell’indagine. L’indagine avrebbe fornito la prova della presenza di almeno due piazze di spaccio nel Comune di Rosarno e di Gioia Tauro, con un voluminoso giro d’affari e numerosi clienti. Uno spaccio di sostanze stupefacenti sia pesanti, come la cocaina e il crack, sia più leggere come la marijuana, che si consumava anche in pieno giorno «in tutte le ore della giornata – dalla mattina a tarda sera -, scegliendo spesso come luogo di incontro ed appuntamento abituale posti centrali anche frequentati da bambini e giovani, o prossimi alle abitazioni di residenza degli indagati, all’interno delle quali veniva quotidianamente lavorato lo stupefacente da immettere sul mercato». Dell’indagine in questione a spiccare è poi un altro aspetto, quello delle “consegne a domicilio”: «in molte occasioni, infatti, – rilevano gli investigatori – non era il cliente a recarsi dallo spacciatore ma era l’assuntore a concordare, anche telefonicamente, la consegna della sostanza che veniva portata direttamente a casa o in altro luogo preventivamente concordato».

“Perseverant”. La produzione in un bunker e gli “appuntamenti” su WhatsApp

Nel febbraio 2024 scatta l’inchiesta “Perseverant”, una indagine partita grazie alla denuncia di un padre che, preoccupato per le condizioni della figlia, ha deciso di intervenire. La Procura di Palmi ha così fatto luce su un giro di spaccio di droga che si sviluppava tra i Comuni di Taurianova, Rosarno e Platì, con il coinvolgimento di più persone che operavano in sinergia tra loro. La ragazza aveva conosciuto uno degli indagati qualche mese prima ed era entrata nel vortice della dipendenza da sostanze stupefacenti che assumeva per endovena. Gli esiti delle analisi di laboratorio avevano fatto emergere la positività della giovane a cocaina e marijuana, così la ragazza spinta dal padre aveva raccontato l’inizio dell’incubo ai carabinieri della stazione di San Martino di Taurianova. Parte così una complessa attività di indagine che già dalle prime fasi delineava un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina e marijuana, sul territorio. L’attività di produzione e gestione dello stupefacente – come dimostreranno le indagini e l’attività di monitoraggio – avveniva all’interno di un bunker occultato a circa 3 metri sotto terra e adibito alla coltivazione di marijuana. Da lì venivano fissati gli appuntamenti, «le conversazioni intercettate si connotano per l’impiego di un linguaggio criptico e allusivo, oltre che per l‘utilizzo sistematico di canali di comunicazione quali WhatsApp, Instagram e Telegram, evidentemente ritenuti canali di comunicazione più “sicuri” dagli indagati».

Il cerchio si chiude con “Game Over”

Con l’inchiesta “Game Over” i carabinieri hanno documentato la stretta connessione fra gli indagati di “New Age” e “Perseverant”, tutti coinvolti in compravendite di narcotico e che avrebbero dato vita a due piazze di spaccio che, in parallelo, gestivano la vendita al dettaglio di vari tipi di droga nei centri storici di Cittanova e Taurianova. Le telecamere installate dai militari hanno ripreso un traffico costante di acquirenti che, a tutte le ore del giorno, si recavano a comprare dosi nelle abitazioni in cui avveniva lo spaccio. Documentati oltre 80 episodi di cessione, acquisto e detenzione di sostanze stupefacenti, per un profitto complessivamente calcolabile in circa 500mila euro. Tra le figure di spicco a Rosarno quella di Antonino Scarmato, legato da legami di parentela con il clan Bellocco. Nel suo negozio per animali, scopriranno gli inquirenti, non vendeva solo croccantini. Tra le scatole di mangimi nascondeva hashish, cocaina, marijuana.

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