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Piccole scuole calabresi, ultimo avamposto di diritti

Accorpamenti e spopolamento riducono il numero dei plessi. A rischio non solo le aree interne. Rappresentano una fetta importante del mondo scolastico

Pubblicato il: 26/04/2024 – 6:42
di Roberto De Santo
Piccole scuole calabresi, ultimo avamposto di diritti

CATANZARO Avamposto di cultura ma soprattutto primo baluardo di formazione dell’individuo fin dalla tenerissima età. In questo le scuole svolgono la straordinaria funzione di garantire il diritto universalmente riconosciuto di dare gli strumenti necessari ad ognuno per conoscere il mondo che ci circonda. Comprendere le varie discipline che compongono il variegato mondo dei saperi umani e farne pilastro della propria crescita individuale e collettiva. Una funzione irrinunciabile di trasmissione delle conoscenze attraverso il lavoro quotidiano di una miriade di maestri, professori e docenti che via via si alternano nello scorrere della vita.

La scuola diviene un baluardo contro lo spopolamento delle aree interne

In questo la scuola – come istituzione – è stata da sempre e rimane tuttora il pilastro di civiltà, il metro con il quale si potrebbe misurare il livello di civilizzazione di una società. Un diritto per i cittadini e un dovere per le istituzioni garantirla ad ogni latitudine. Ma la scuola diviene anche l’ultima roccaforte per presidiare un territorio impedendone che se ne perdano le tracce. Un freno allo spopolamento che in alcune aree del Paese, come la Calabria, sembra un fenomeno ineluttabile.
Sotto questo profilo le piccole scuole situate soprattutto nei territori più interni svolgono un ruolo centrale per evitare che intere fette della regione letteralmente spariscano. Azzerando qualsiasi strategia di contenimento del fenomeno di erosione demografica delle aree periferiche. E con questo facilitando il depauperamento drammatico ed irreversibile di una non trascurabile porzione del territorio calabrese. Se si consideri che, dati alla mano, nella regione sono presenti 319 comuni in territori classificati come area interna: circa 80% del totale (per l’esattezza il 78,7%).
Un tasso superiore alla media nazionale che si arresta al 52%. E se si esamina il dato della popolazione emerge che nei comuni classificati come periferici ed ultra periferici, vive il 40% della popolazione calabrese (in Italia si ferma al 22,5%). Una classificazione dettata proprio dalla distanza, in termini temporali, dai centri che garantiscono l’accesso ai servizi essenziali come appunto l’istruzione.

E sono queste le aree che, stando alle ultime rilevazioni dell’Istat, registrano il tasso più elevato di spopolamento.  Nelle aree ultra periferiche – quelle cioè maggiormente lontane dai centri – nel lasso di tempo che va dal 1981 al 2011 sono svaniti nel nulla il 27,1% dei residenti, così come nelle zone periferiche in 30 anni si è volatilizzata oltre il 15% della popolazione.
Un esodo massiccio facilitato sicuramente dal processo di razionalizzazione delle scuole che ha finito per colpire soprattutto quei territori con un minor numero di residenti e dunque di allievi. Anche se c’è da dire, spesso non riguarda solo le aree impervie della regione ma ha interessato anche località periferiche che sono finite per essere ingoiate dai grandi centri. L’ultimo piano di dimensionamento scolastico avviato dalla regione prevede per l’anno scolastico 2024-2025 una riduzione di 79 autonomie.

Una protesta nel Cosentino contro il dimensionamento scolastico

Un dimensionamento scolastico, si rassicura dalla Regione, che non dovrebbe interessare le aree interne e che non corrisponde neppure alla riduzione di scuole. «La perdita dell’autonomia – ha chiarito al momento del varo del Piano, l’assessore regionale al ramo Giusi Princi – non comporterà la chiusura dei plessi scolastici che continueranno ad operare nelle realtà in cui sono sempre stati, garantendo con il personale docente ed Ata, i medesimi servizi agli studenti e alle famiglie». Sta di fatto che i timori di rischiare di perdere questi presidi – in un tempo non troppo remoto – permangono, visto il trend di spopolamento che interessa quelle aree più fragili della regione.

I dati delle piccole scuole calabresi

Per la Calabria le piccole scuole rappresentano una realtà decisamente importante, più di altre zone del Paese. Almeno a giudicare dai numeri. Secondo il report “Atlante delle piccole scuole” realizzato da Indire, infatti in Calabria esistono 1.086 realtà distribuite sul tutto il territorio regionale che contano una popolazione scolastica pari a 46.180 studenti. Una costellazione costituita, in particolare di 255 piccole scuole dell’infanzia, 597 primarie e 234 secondarie di I grado. E che sono frequentate rispettivamente da 4.240 alunni delle scuole dell’infanzia, 32.889 delle elementari e 9.051 delle medie. Un esercito che per distribuzione sulla media complessiva raggiunge una cospicua rappresentanza.

Stando sempre al report di Indire, infatti la Calabria detiene alcuni record su base nazionale. Ad esempio per l’incidenza degli alunni che frequentano le primarie nelle piccole scuole. Ebbene oltre 4 allievi su dieci (per l’esattezza il 41,5%) iscritti alle elementari in Calabria risultano frequentanti queste realtà. In Italia la media scende al 22,4%. Ancora più alta la percentuale di scuole con queste caratteristiche: ben oltre i tre quarti dei plessi scolastici sono costituiti da piccole scuole. Un dato record anche in questo caso (la media nazionale si ferma al 50,6%).
Rilevanti anche i numeri che interessano le piccole scuole secondarie di I grado (per intenderci quelle che venivano chiamate scuole medie). In Calabria ben oltre la metà (il 53,7%) ricade in questa casistica – contro la media nazionale del 23,3% – ed è frequentata dal   17,3% degli alunni che complessivamente sono iscritti in queste scuole in Calabria, cioè oltre 4 volte il dato nazionale.

Fonte: Indire

Uno spaccato di mondo scolastico dunque importante a cui si aggiunge il dato di quanti tra i piccolissimi frequentano le scuole dell’infanzia: oltre dieci bimbi su 100, cioè il doppio della media nazionale.
Numeri che impongono una riflessione profonda sulla delicatezza di questo tema che riveste un ruolo decisivo per la tenuta sociale di intere porzioni di territorio. Soprattutto per quelle zone interne dove queste scuole rappresentano uno dei baluardi di diritti inviolabili.

Il fenomeno diffuso delle pluriclassi

 Un’attenzione che meriterebbe anche la qualità dell’insegnamento che viene fornita in queste scuole. Spesso per evitare la chiusura, infatti, si adotta il sistema delle pluriclassi. Vengono costituite nei comuni in cui il numero di iscritti non consente di creare classi omogenee e così alunni ad esempio di prima elementare sono costretti a seguire lezioni impartite a bambini della seconda, terza o addirittura di classi superiori. Con un aggravio per il corpo docente a dover gestire apprendimenti per età e grado differenti, che non garantirebbero con certezza il conseguimento di quegli obiettivi minimi che si assicurano in classi omogenee con programmi confacenti.  Un fenomeno diffuso ormai in Italia ma particolarmente rilevante in Calabria.

Fonte: Indire

Stando sempre ai dati contenuti nel report di Indire, nella regione sussistono 230 pluriclassi di cui 191 nelle primarie e 39 nelle secondarie di I grado. Ed anche su questo versante la Calabria detiene un altro non invidiabile record. È la regione con più piccole scuole secondarie di I grado con pluriclassi: ben il 24,4% di tutte le piccole scuole con pluriclassi di pari grado a livello nazionale.
Numeri che sono utili per comprendere quanta strada si debba ancora percorrere per invertire una visione di futuro che si vuole imprimere e che lega il diritto allo studio ad un puro dato numerico. Una visione che di fatto porterà a far crescere, se non si adotteranno correttivi importanti, quegli enormi divari territoriali che, prima di essere economici, rientrano a far parte dei diritti inalienabili dei cittadini. Soprattutto nelle aree più deboli del Paese. (r.desanto@corrierecal.it)

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