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la riflessione

Siamo tutti diversamente abili

Senza citare nessuno, il dibattito sulla disabilità mi sembra l’occasione per smontare pregiudizi, senza per questo negare alcune cose oggettive. È assai facile diventare diversamente abili: basta…

Pubblicato il: 29/04/2024 – 12:28
di Mario Campanella
Siamo tutti diversamente abili

Senza citare nessuno, il dibattito sulla disabilità mi sembra l’occasione per smontare pregiudizi, senza per questo negare alcune cose oggettive. È assai facile diventare diversamente abili: basta un incidente stradale, un ictus, qualsiasi altra condizione. E certo, Pistorius non poteva correre i cento metri come Bolt, oppure un non vedente ha bisogno di altri strumenti per poter leggere. Detto questo, qual è la normalità? Stephen Hawking è stato lo scienziato più grande degli ultimi cinquant’anni, Roosevelt ha vinto la guerra sulla sedia a rotelle, Totò ha recitato da cieco, Bebè Vio è diventata una star. Si sostiene che nelle classi bisognerebbe creare sezioni speciali. Perché? Se così fosse bisognerebbe fare un test di intelligenza preventivo a chiunque. Ma la Scuola non è necessariamente una palestra per creare geni, al punto che molti tra i più grandi geni non andavano nemmeno bene a scuola. Anthony Hopkins era un Asperger a cui venne consigliato ( grazie a Dio..) di fare recitazione. A Michael Phelps che aveva l’adhd fu detto di provare con il nuoto (!) non sapendo che avrebbe vinto 24 medaglie d’oro alle Olimpiadi…. Carl Gustav Jung a tredici anni seppe dal suo docente che non avrebbe mai avuto un futuro. E il suo mentore, Freud, sosteneva che la Scuola “intorpidisse”. La Scuola non deve solo creare professionisti, perché il mondo ha bisogno anche di altro: di agricoltori, falegnami, ebanisti, artigiani. Un bambino o un adolescente diversamente abile può trovare la sua strada allo stesso modo. E oggi gli insegnanti di sostegno sono ancora più bravi. Alcune dichiarazioni provocatorie di fatto sono banali.  Giustamente si invoca una società del merito ma questo vale per qualsiasi settore. E il merito non può mai escludere il bisogno. 

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