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Tornano le “elezioni selvagge”, a Pizzo oscurati gli impianti non autorizzati

Per la condotta illecita dell’installazione di mezzi pubblicitari oscurate anche le campagne di comunicazione di aziende non solo calabresi

Pubblicato il: 01/05/2024 – 11:13
Tornano le “elezioni selvagge”, a Pizzo oscurati gli impianti non autorizzati

PIZZO Il primo ad essere oscurato è stato quello di Cateno de Luca che si affida al “manifesto selvaggio” per comunicare la sua candidatura alle prossime elezioni europee (manco a dirlo) con il simbolo “Libertà”. Non è il primo caso in Calabria ma a Pizzo di sicuro sarà l’ ultimo perché il sindaco (in barba alla campagna di veleni che si scatenerà da qui a breve) ha vinto la coraggiosa battaglia di legalità ingaggiata contro l’affissione abusiva nel suo comune. Un giro di affari che in Calabria ammonta a milioni di euro.

I manifesti “oscurati”

Il sindaco Sergio Pititto lo aveva promesso e, in pochi mesi, è passato dalle parole ai fatti. «Come già osservato dal Tar» vi è «l’intervenuta collocazione» da parte di Publiemme, di «installazioni pubblicitarie in numero notevolmente superiore rispetto a quanto consentito», dunque «in assenza di titoli autorizzativi». Più precisamente «si tratta di 385 impianti a fronte dei 137 autorizzati dal comune». Un braccio di ferro che va avanti da settembre.
Quando, cioè, l’amministrazione comunale aveva informato Pubbliemme che era venuta meno la «fiducia relazionale» in conseguenza di installazioni pubblicitarie abusive. Poi, a febbraio 2024, il Tar Calabria aveva rigettato la domanda cautelare presentata dalla stessa Pubbliemme contro la revoca del Comune di Pizzo, corroborando così la decisione assunta proprio dall’amministrazione del centro napitino, sostenuta anche dal Consiglio di Stato. La Pubbliemme, inoltre, è stata «diffidata» e, nel caso in cui dovesse rimanere inadempiente, la Soget si rifarà anche sulle società e sui brand che occupano gli spazi pubblicitari, benché estranei alla vicenda.

Problema ventennale

Quello del Comune di Pizzo è ancora un primo passo: il prossimo – come riporta ancora Gazzetta del Sud – potrebbe essere la rimozione fisica degli impianti che, decorsi i 30 giorni, potranno essere smaltiti se non ritirati. Fondamentale in questo senso è stato l’incrocio e il censimento curato dalla Soget sui circa 800 impianti pubblicitari presenti sul territorio di Pizzo. Secondo una stima, l’Ente avrebbe perso circa 150mila ogni anno per circa vent’anni ed è pronto, ora, a richiedere compensazioni dal 2018.

Il “caso” Rende

Situazione analoga anche a Rende, Comune commissariato dopo lo scioglimento del consiglio e la caduta dell’amministrazione Manna. Da tempo, infatti, sugli impianti pubblicitari della Pubbliemme campeggiano manifesti “arcobaleno” e il logo del Comune di Rende. Una mossa, quella dei commissari prefettizi, replicata anche a Pizzo, contro gli impianti pubblicitari illegali perché non autorizzati.
Del resto nel mare magnum delle contestazioni alla gestione della cosa pubblica nel Comune di Rende c’era anche il servizio di installazione e gestione degli impianti pubblicitari. Nella relazione, infatti, secondo il prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella l’affidamento in concessione del servizio è stato un «altro caso di evidente contrasto tra i principi di buona amministrazione e imparzialità». L’ente ha intrattenuto due rapporti di concessione di servizi, con la stessa ditta, «di cui uno relativo alla fornitura di pensiline attrezzate per attesa autobus e l’altro inerente il servizio di installazione e gestione degli impianti pubblicitari».


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