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l’allarme

Manca la convenzione Asp, il Romolo Hospital di Rocca di Neto a rischio chiusura

La clinica ancora senza autorizzazione e versamenti per servizi già erogati. Protestano i dipendenti, il sindaco convoca una riunione

Pubblicato il: 26/06/2024 – 13:13
di Gaetano Megna
Manca la convenzione Asp, il Romolo Hospital di Rocca di Neto a rischio chiusura

CROTONE Senza l’accreditamento e senza il versamento delle somme dei servizi già prestati le attività sanitarie al Romolo Hospital si fermeranno presto. E’ iniziata la corsa contro il tempo per evitare una tragedia per l’utenza calabrese e i dipendenti della clinica ubicata nel comune di Rocca di Neto. Nella speranza di trovare una soluzione percorribile, il sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, ha convocato, per le dieci di domani mattina, una riunione dei suoi colleghi della provincia di Crotone. La riunione è stata convocata per domani, perché oggi mancava la disponibilità del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, impegnato a Roma dove si tiene la Conferenza dei servizi decisoria per la bonifica. L’allarme è scattato ed è iniziata, quindi, la corsa contro il tempo per evitare il fermo. Anche il segretario provinciale del Partito democratico, Leo Barberio, e il capogruppo del Pd nel consiglio comunale di Crotone, Andrea Devona, sono scesi in campo per chiedere una soluzione immediata per la clinica. In gioco c’è la vita di tanti pazienti che sono stati inseriti nella lunga lista d’attesa.

L’allarme dei dipendenti

Nella clinica privata, del gruppo Sanguedolce, tra l’altro si effettuano circa 300 interventi all’anno di cancro. E’ una delle eccellenze sanitarie calabrese nell’ambito dell’Urologia e Andrologia. La proprietà ha deciso di mantenere un profilo basso, ma i dipendenti (più di 100 lavoratori) hanno lanciato l’allarme non solo diffondendo una nota. Fuori dai microfoni raccontano che l’intoppo è stato creato dall’Ufficio del commissario regionale per la sanità. Il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale, Antonio Bambilla, ha istruito positivamente la pratica per l’autorizzazione, che deve essere però firmata dal presidente della giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto. La pratica è ferma nel suo cassetto di commissario da circa un mese. Occhiuto potrebbe non avere trovato il tempo per firmare, oppure c’è qualcosa che, dal suo punto di vista, potrebbe non convincerlo. In gioco, però, c’è il futuro lavorativo di oltre 100 dipendenti e soprattutto la speranza di chi è inserito nelle liste di attesa di potersi operare e liberarsi del cancro in Calabria. Alle cure dei sanitari del Romolo arrivano pazienti da ogni angolo della regione (lo dicono i dati), ma anche da altre regioni. Soprattutto dal Sud.

La clinica a rischio chiusura

Il decreto di accredito definitivo del Romolo Hospital, quindi, è nel cassetto di Occhiuto da un mese e la clinica rischia di dovere chiudere i battenti. Manca la firma e deve essere pubblicato per diventare operativo. La pubblicazione consentirebbe alla proprietà della clinica di emettere la prima fattura delle prestazioni già erogate. Consentirebbe di avere una boccata di ossigeno. Non incassano un centesimo dal mese di agosto 2023. L’Asp non ha inteso pagare le prestazioni effettuate in nove mesi di attività, perché manca l’accreditamento. Eppure la clinica è stata operativa. Il ragionamento dell’Asp è contraddittorio perché le prestazioni nei mesi di vacatio dell’accreditamento sono state autorizzate da tre sentenze del Tar. Quando l’Asp aveva annunciato il fermo della clinica, emettendo un decreto di revoca, la proprietà si era rivolta al Tar che ha sospeso il decreto. Nella sua decisione il magistrato del Tar ha tenuto conto dell’importanza che riveste il Romolo nell’ambito delle attività sanitarie calabresi, ma anche della ricaduta negativa che avrebbe avuto il fermo per i dipendenti. Ha tenuto anche conto del fatto che era in corso il procedimento per confermare l’accreditamento alla clinica da parte dell’Asp. Il Tar ha concesso nove mesi alle parti in causa per definire il protocollo e chiudere la questione. Il contendere sarebbe cessato con la sottoscrizione del nuovo accreditamento. L’Asp non paga e le casse della clinica sono ormai vuote per cui la chiusura è l’unica strada percorribile.

La genesi dei problemi

Un dramma che è iniziato il 2021 quando un dirigente della Regione, istruendo la pratica di accreditamento, ha chiesto un certificato penale storico del legale rappresentante della clinica, che ha presentato un’autodichiarazione, così come prevede la normativa. Il legale rappresentante ha dichiarato di non avere avuto condanne e non avere carichi pendenti. Nel 1993, però, aveva avuto una condanna per un reato tributario che, non essendo tra i reati considerati gravi, dopo cinque anni si estingue, a meno che non viene reiterati. Nel caso del legale rappresentante della clinica, il reato non è stato reiterato. Al momento dell’autodichiarazione ha commesso un errore di valutazione ed ha considerato estinta la condanna del 1993 e, quindi, ha dichiarato di non avere commesso reati. Andava chiesta la cancellazione dal casellario giudiziario e il problema sarebbe rientrato. Cosa che è stata fatta dopo. Un errore in buona fede che rischiano di pagare a caro prezzo gli utenti e i lavoratori. Una controversia che potrebbe trovare una soluzione visto che il reato è ormai estinto. Il Tar ha tenuto conto di tutto e nell’annullare il decreto di fermo ha sancito che non c’erano i presupposti per fermare le attività.

Lo scontro nei tribunali

La Regione ha, comunque, presentato ricorso contro la sentenza del Tar Calabria al Consiglio di Stato, che ha accolto le ragioni dell’ente. A novembre scorso, al momento della notifica della revoca da parte dell’Asp, la clinica ha presentato di nuovo ricorso al Tar, che si è espresso per due volte favorevolmente alla clinica. L’Asp ha bloccato i pagamenti nonostante il Tar abbia sospeso, ancora una volta, il decreto di fermo delle attività, ma ha continuato ad incassare i benefici derivanti dalle attività del Romolo e lo stesso commissario dell’Asp ha incassato il benefit riconosciuto per la produttività. Anche la Regione ha avuto i benefici perché l’utenza del Romolo non è andata a curarsi in altre regioni. Come farà, in questa situazione, la struttura ad andare avanti considerato che deve fare fronte ad una spesa mensile di 400-000/500.000 euro per pagare stipendi e materiali medici? E’ ovvio che se non arriva la firma di Occhiuto sarà costretta a chiudere. (redazione@corrierecal.it)

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