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il dibattito sull’immigrazione

Piantedosi: «Cambiare la Bossi Fini? Uno slogan»

Il ministro dopo la tragedia in Calabria: priorità è contrastare il traffico di esseri umani

Pubblicato il: 27/06/2024 – 9:32
Piantedosi: «Cambiare la Bossi Fini? Uno slogan»

ROMA “L’espressione ‘modificare la Bossi Fini’, senza alcuna specificazione, sembra più uno slogan praticato soprattutto da chi, talvolta, non sa neanche bene di cosa parla. La nostra legge sull’immigrazione è stata modificata o integrata svariate decine di volte. Dopodiché ogni normativa va tenuta adeguata alle mutevoli esigenze che pongono fenomeni così complessi”. Lo afferma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in una intervista a ‘La Stampa’. Riferendosi a una possibile revisione dei flussi di accesso spiega che “il governo, di fronte all’evidenza di alcune anomalie, ha avviato una riflessione sull’effettivo funzionamento del sistema attuale”. “Il minor numero di sbarchi è dovuto a minori partenze illegali. E ridurre le partenze illegali può significare anche ridurre i rischi che si verifichino tragedie. Contrastare in ogni modo il traffico di esseri umani serve proprio soprattutto a salvare vite umane”, osserva in seguito alla recente strage al largo delle coste della Calabria. Rispetto alle opposizioni che stigmatizzano i costi eccessivi del centro in Albania a fronte di un’accoglienza ridotta dice: “I costi vanno rapportati ai benefici attesi dalla realizzazione del progetto, anche dal punto di vista della progressiva riduzione dei costi di accoglienza che il nostro paese e l’intera Europa sostengono a beneficio di persone che poi, al 90% circa, si riveleranno non averne diritto”, aggiungendo che “l’attenzione riservata pubblicamente al progetto, dalla maggioranza dei paesi europei e dalla stessa Unione Europea, credo sia la maggiore riprova del valore, anche sperimentale, di una iniziativa che si ripromette di contrastare l’immigrazione illegale senza ridurre le garanzie dei diritti delle persone”. Per il contrasto al caporalato aggiunge che “a tenuto alto il livello dei controlli. Ma serve anche una maggiore e più diffusa cultura del rispetto della dignità della persona che deve esserci verso ogni lavoratore. Ogni singolo lavoratore ha innanzitutto il diritto a contribuire al miglioramento della propria esistenza e della società in cui vive ed opera. Nessuno deve essere sfruttato per poter accedere a questo fondamentale e prioritario diritto”.

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