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Baker Hughes, il muro contro muro rischia di mandare in fumo posti di lavoro e milioni di investimenti

Il Comune di CoRo ricorre al presidente della Repubblica per chiedere l’annullamento dell’Autorizzazione Unica Zes

Pubblicato il: 28/06/2024 – 19:26
di Fabio Benincasa
Baker Hughes, il muro contro muro rischia di mandare in fumo posti di lavoro e milioni di investimenti

CORIGLIANO ROSSANO Il rischio è quello che salti il banco. Le ultime novità legate alla vertenza Nuovo Pignone Baker Hughes a Corigliano Rossano riguardano la posizione del primo cittadino della terza città della Calabria. Appena riconfermato sindaco, Stasi è tornato a bomba ad occuparsi del nodo ancora irrisolto riprendendo una “guerra fredda” con l’Autorità portuale guidata da Andrea Agostinelli. «Oggi il porto di Corigliano non è toccato da linee commerciali, non è toccato da traffici. Noi con questa iniziativa, sia pure industriale, diamo vita al traffico mercantile», aveva sentenziato mesi fa Agostinelli trovando però il niet del primo cittadino. Nonostante l’apprezzamento nei confronti del progetto della multinazionale italo-americana che opera nel campo della metalmeccanica d’avanguardia e che in Calabria ha un importante stabilimento produttivo a Vibo Valentia, il sindaco e il comitato a difesa del porto spingono per la realizzazione nel retroporto, dove insiste l’area industriale di Corigliano. Completamente agli antipodi la posizione dell’Autorità di Sistema portuale dei Bacini del Tirreno meridionale e dello Jonio, che ha dato il proprio assenso alla realizzazione all’interno della darsena di Corigliano-Rossano.

L’ultima mossa di Stasi

Il sindaco di CoRo continua a marciare in direzione ostinata e contraria rispetto alle posizioni dell’Autorità portuale e di Baker Hughes. L’ultima mossa è un ricorso straordinario inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sollecitare l’annullamento dell’Autorizzazione Unica Zes e porre un freno al progetto della multinazionale nel Porto di Corigliano Rossano. Il documento, sottolinea il comune, «non è volto minimamente ad impedire od ostacolare la realizzazione dello stabilimento industriale della Nuovo Pignone nell’area portuale di Corigliano, con il conseguente auspicato incremento occupazionale. Viceversa, è volto a contestare l’illegittimità, sotto molteplici profili, del “percorso giuridico” seguito dall’AdSP nel caso in questione, dovuta all’atteggiamento solipsistico ed escludente dell’Autorità stessa». Oggetto del contendere è l’Autorizzazione Unica ZES rilasciata
dall’AdSP alla Nuovo Pignone
. Il 9 febbraio 2024, l’Autorità portuale «ha
assunto la determinazione conclusiva favorevole del procedimento amministrativo
relativo all’istanza di concessione demaniale marittima presentata dalla Nuovo
Pignone», ma secondo Stasi la stessa non avrebbe «informato le Amministrazioni e
gli Enti partecipanti alla conferenza di servizi della domanda di Autorizzazione Unica ZES» presentata dalla multinazionale. Chiesti chiarimenti, il Comune non avrebbe ricevuto risposta.

La posizione Baker Hughes

«Noi siamo pronti, una volta ottenuta la concessione – in un anno – realizzeremo il progetto e assumeremo e formeremo le persone che dovranno lavorare all’interno dell’insediamento. Come abbiamo già annunciato si parla di oltre 200 nuovi posti di lavoro tra Vibo e Corigliano e di investimenti che vanno oltre i 60 milioni», aveva dichiarato al Corriere della Calabria Maria Francesca Marino, direttore dello stabilimento Baker Hughes di Vibo Marina. Parole che palesano l’intenzione di investire sul progetto. In attesa di sbrogliare la matassa, la Nuovo Pignone attende ma il tempo stringe e un piano alternativo pare poco praticabile. D’altro canto, anche in questo caso, Agostinelli è stato chiaro: «Pensare ad un investimento fuori dal porto – sottolinea il presidente dell’Autorità di Sistema – significa pensare a qualcosa che non è nelle corde di questo progetto. Queste, però, sono strategie dell’investitore. Io posso rispondere per i documenti che ho in mano e per mettere a terra l’investimento per quel tipo di progetto non c’è altra via rispetto alla prospettiva proposta. Questo progetto, così per come strutturato, richiede una logistica di banchina che non può essere fatta fuori dal porto. E su questo, mi pare, non ci sia molto da ragionarci sopra».
Uno scontro all’ultimo ricorso. In ballo ci sono milioni di euro di investimenti e posti di lavoro. Ma il muro contro muro e l’ultimo ricorso presentato rischiano seriamente di compromettere tutto. Intanto, i sindacati preparano una nota unitaria.
(redazione@corrierecal.it)

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