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‘ndrine e storia

‘Ndrangheta, la lunga storia dei Maiolo-Loielo: dall’accordo criminale degli anni ’80 alla faida decennale

Nelle carte dell’inchiesta della Dda di Catanzaro, la ricostruzione dell’alleanza delle due ‘ndrine del locale di Ariola “crollata” dopo le prime incomprensioni negli anni successivi

Pubblicato il: 28/06/2024 – 19:01
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, la lunga storia dei Maiolo-Loielo: dall’accordo criminale degli anni ’80 alla faida decennale

VIBO VALENTIA Un gruppo criminale in grado di esercitare «un predominio pressoché indiscusso» su un’area di influenza caratterizzata da una «ridotta dimensione ed una scarsa densità abitativa». È qui che il fenomeno mafioso «è in grado di sprigionare, in maniera quanto mai amplificata, tutta la propria capacità egemonica di gestione e controllo di qualsivoglia attività». È la descrizione che gli inquirenti forniscono della ‘ndrina Maiolo, operativa all’interno del locale di ‘ndrangheta “dell’Ariola”, colpita da una nuova ondata di arresti su ordine del gip del Tribunale di Vibo Valentia, al termine della nuova indagine coordinata dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro. Nell’analisi delle ultime risultanze investigative, gli inquirenti hanno messo in evidenze tutte le attività pregresse e che hanno interessa, negli ultimi anni, il locale dell’Ariola attivo nei comuni di Soriano Calabro, Sorianello e Gerocarne, ripercorrendone la genesi fino alla violentissima faida.

L’accordo criminale degli anni ’80

L’origine della «confederazione di ‘ndrine» attive in questo territorio risale, infatti, agli anni ’80, grazie all’accordo criminale stipulato tra le famiglie Loielo e i Maiolo, allora rappresentate, rispettivamente, dai fratelli Rocco e Antonio Maiolo e dai fratelli Vincenzo, Giuseppe, Antonino, Giovanni, Rinaldo e Francesco Loielo, quest’ultimo divenuto poi collaboratore di giustizia. È Francesco Loielo, in particolare, a raccontare di essere stato “battezzato” nel 1983 e di essere tornato in Calabria nel 1986 dopo alcuni anni di detenzione. Giunto in Calabria, racconta di aver fatto la conoscenza di Rocco e Antonio Maiolo, che definiva «personaggio abbastanza rispettato all’epoca… lui, il fratello, eccetera, perché avevano già il controllo di quelle zone (…) tra Acquaro, Arena, Gerocarne, Dasà, Sant’Angelo, (…) Arena, Ciano…», ed iniziava una collaborazione criminale.

Le prime “frizioni”

Le prime frizioni raccontano le vicende criminali, quelle processuali e i racconti dello stesso pentito, si registrarono sul finire degli anni ’80, quando i Loielo e i Maiolo entrano in contrasto per questioni afferenti alla mancata spartizione dei proventi delittuosi. «Seppi durante una mia detenzione nel carcere di Vibo Valentia, nell’88, che poi Rocco Maiolo prese all’incirca 40 milioni di questa impresa (il riferimento è alla bomba posta nel cantiere per la costruzione del carcere di Arena ndr) dalla quale io rimasi un pochettino, cioè, nel senso che non vedetti, diciamo… un pensiero, ecco, tanto per dire, dice: “Questo glielo diamo a Loielo, così e così”, eccetera, quindi, rimanevo un po’ perplesso su questo…» racconta Francesco Loielo.

La rapina e la spartizione dei plichi

Altro episodio cruciale, poi, è quello legato ad una rapina. Il racconto è ancora di Francesco Loielo. «(…) quindi bloccammo questo furgoncino, eccetera, dal quale prendemmo dei soldi, dei plichi, delle buste e… Mi portai, insieme con me, Antonio Maiolo con, diciamo, il resto del bottino, le armi e viceversa. Ad un tratto, prima di una curva, per girare… Antonio mi disse: “Scendo qua, tifai un giro, eventualmente, se ci sono un posto di blocco, poi, ritorni, eventualmente, mi prendi e mi porti… e ce ne andiamo” quando arrivammo su in montagna, dice: “Franco, vedi, ti dò un paio di milioni, così, eccetera, poi, il resto vediamo un po’ dopo…». Secondo il suo racconto, alla proposta di Maiolo, Francesco Loielo resta un po’ perplesso e spiega: «(…) Mi venne un dubbio… decisi di andare con uno di loro, adesso non mi ricordo… sul luogo, esattamente dove scese Antonio Maiolo. Scendemmo giù e vedemmo delle buste già aperte, no? Con dei plichi, gli aveva sottratti, diciamo, ha preso dei soldi senza dircelo, senza neanche… allora, lì abbiamo appreso che questo Antonio Maiolo ha tentato di fare il furbo…».  Questi episodi, collocati dal collaboratore tra il 1988 ed il 1989, determinarono un contrasto tra le due famiglie. Francesco Loielo ne parla così con il fratello Vincenzo, ancora in carcere, per organizzare una rappresaglia contro i Maiolo. «Volevo passare, diciamo, all’azione io e gli altri compagni, della quale mi rispose mio fratello dicendo di lasciare perdere, perché quando usciva lui si sistemavano le situazioni».

Dai contrasti alla faida sanguinosa

Il contrasto tra le due famiglie avvio una terribile faida che coinvolse gli appartenenti alle due famiglie, molti dei quali caddero vittime di agguati. Loielo ha spiegato di aver deciso, assieme a Giovanni Stambè di eliminare Antonio Maiolo in Germania. Delitto che non si consumò perché quest’ultimo venne arrestato per una rapina commessa proprio in Germania. Nel frattempo, a Gerocarne, Vincenzo Loielo (cl. ’47), capo del gruppo sin dalla fine degli anni ’80 subisce un attentato il 13 marzo 1989, mentre, in stato di semi libertà, stava facendo rientro al carcere dove era detenuto. I responsabili vennero riconosciuti nei Maiolo e quindi i Loielo decisero di avviare un’azione mirata contro tutti i soggetti ritenuti vicini al gruppo “avversario”.
In circa 10 anni di faida, il gruppo dei Maiolo subì durissimi colpi venendo uccisi in una rapida escalation di violenza gran parte dei propri sodali: 6 omicidi e 3 tentati omicidi tra il 13 marzo 1989 e il 1998. (g.curcio@corrierecal.it)

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