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L’omaggio

La rosa è ancora rossa: lo spettacolo sul poeta Costabile

Singolare omaggio a due fari del mondo culturale, scomparsi due anni fa, Antonello Antonante e Franco Dionesalvi

Pubblicato il: 31/07/2024 – 13:01
di Concetta Guido
La rosa è ancora rossa: lo spettacolo sul poeta Costabile

COSENZA Iniziamo dalla fine. Da quando sul proscenio compaiono vasi, rastrelli, sacchi di terriccio e gli attori piantano rose rosse. Come ad offrirle al pubblico ma soprattutto a loro, ad Antonello Antonante e a Franco Dionesalvi. Come a dire, la vostra opera, il vostro progetto di vita e arte ancora e sempre fiorirà. Il basco dell’uomo di teatro e il sombrero del poeta sono uno accanto all’altro, sotto un fascio di luce.
Nello spazio all’aperto del teatro “Tieri” è andata in scena una performance omaggio dal titolo “Alla ricerca di una rosa ancora rossa”.  Renata Antonante, che oltre ad essere in scena con altri cinque attori, ne è la regista,  ha cercato negli archivi di suo padre Antonello, fondatore del Teatro dell’Acquario, e di Dionesalvi e ha scelto un testo del 1998, all’epoca pionieristico, scritto e messo in scena a quattro mani. Era uno spettacolo studio su Franco Costabile, il poeta di Sambiase, all’epoca poco conosciuto, amico di Ungaretti, di Pasolini, “voce” dirompente del Sud.
Dora Ricca e Rossana Bartolo non amano le commemorazioni tristi. Sono le vedove dei due fari del mondo culturale calabrese scomparsi due anni fa. Nello stesso giorno. E una sorta di copione incredibile di un autore invisibile ha incrociato per sempre il ricordo, da parte della città, dei due padri del cambiamento. Era il 6 luglio del 2022. Un mercoledì.

Il “Festival delle invasioni”  è dedicato a entrambi, ha ricordato Antonietta Cozza, la delegata alla Cultura del Comune di Cosenza, che ha curato questa partecipata edizione. Del resto il colore di Invasioni 2024 è stato il viola, tanto amato da Dionesalvi, tifoso della Fiorentina per tutta la vita. Fu proprio l’assessore alla Cultura, dell’epoca di Mancini sindaco, ad inventare  il festival  dello “straniero” e il suo complesso progetto. «Perché l’altro non è il nemico, può soltanto aiutarci a tirar fuori quello che abbiamo dentro di noi. Perché se siamo da soli non ce la facciamo», sono le parole dei messaggi luminosi lasciati da Dionesalvi alla città. Introvabile il copione integro di quel lavoro certosino su Costabile che fece con  Antonante, attraverso ricerche  sul campo; a iniziare dalle visite a Sambiase, a casa del poeta, dove negli anni Novanta viveva ancora la zia Norina. «I suoi occhi brillavano quando sentiva pronunciare il nome del nipote».
Renata Antonante, che da anni vive a Parigi, ha voluto fortemente realizzare questa performance omaggio. Ha recuperato fogli sparsi nella casa milanese di Dionesalvi, grazie a Rossana Bartolo, che raccoglie e custodisce gli scritti di suo marito. Preziosa la memoria di Dora Ricca, che ha vissuto in prima linea più di mezzo secolo di Teatro dell’Acquario, presidio dell’avanguardia cosmopolita, centro di programmazione, produzione, d’incontro che ha segnato la vita di tanti cosentini e non solo. Insomma un sogno vissuto dalla città e svanito per sempre mentre il capitano Antonello si spegneva. Colpisce il fatto chequando si tratta di continuare e propagare l’opera di Dionesalvi e di Antonante basta buttare una voce e subito rispondono all’appello attori e musicisti, eterogenei per esperienza ma che hanno iniziato a muovere i primi passi nel terreno seminato dai due.
Per ridare corpo al progetto su Costabile si sono ritrovati sul palcoscenico, in una felice condivisione, Francesco Aiello, Lara Chiellino, Mariasilvia Greco, Ernesto Orrico, Elvira Scorza e la stessa regista. In scena anche i musicisti Checco Pallone e Piero Gallina che, con tamburelli, chitarra e violino, hanno accompagnato e interpretato i dialoghi e il reading. Messo in scena in poco tempo, “Alla ricerca di una rosa ancora rossa” si sviluppa in tre dimensioni. Gli attori interpretano se stessi mentre cercano di ricostruire le fasi del lavoro ereditato da Antonante e Dionesalvi, partendo da lembi di memoria e dai fogli sparsi. Poi diventano Antonello e Franco che si confrontano e cercano le tracce di vita di Costabile. Nella casa ancora abitata da zia Norina nel catanzarese, a Roma, dove il poeta arriva nel 1952; nel flashback del viaggio in Tunisia, quando a solo otto anni partì, con sua madre, alla ricerca del padre che l’aveva abbandonato; nei pochi libri all’epoca disponibili.

Gli attori recitano le poesie di Costabile. «Milioni di macchine/escono targate Magna Grecia». Scandiscono la rabbia e la disillusione dei componimenti più celebri, come “Il canto dei nuovi migranti”. «Noi siamo/ le giacche appese/ nelle baracche nei pollai d’Europa./ Addio/ terra./ Salutiamoci,/ è ora». In prima fila, nello spazio all’aperto del teatro “Tieri”, Dora e Rossana sono attente, commosse. L’empatia è forte, soprattutto se pensi che Franco Costabile morì suicida nel 1965, a soli quarantuno anni. «Io vidi quello spettacolo di Franco e Antonello, intitolato “Una rosa ancora rossa”. C’era un telo sul quale venivano proiettate delle immagini. C’erano delle valigie in scena. Tante», ricorda Ernesto Orrico. «Erano trenta», dice Laura Chiellino, che in quello spettacolo, interpretato da Ricchezza Falcone, c’era. «Le aveva trovate a Lungo Crati – l’ex mercatino del centro storico, che oggi definiremmo vintage, – da una signora che stava smantellando», interviene Renata. «Mio padre stava passando in macchina, abbassò il finestrino e chiese se aveva le valigie dell’emigrante, quelle di cartone. “Quante ne volete”, rispose la donna. E così le comprò tutte».
E chissà per quanti spettacoli del Centro Rat (la cooperativa che ha gestito l’Acquario, sorta  nel 1976 e ancora attiva), hanno viaggiato quelle trenta valigie. Antonante e Dionesalvi hanno lavorato insieme altre volte. Già nel 1993, avevano allestito “Non seppellitemi vivo”, spettacolo dedicato a un altro autore potente, Lorenzo Calogero da Melicuccà. Toccanti alcuni versi  ritrovati, dalla moglie, nelle carte di Dionesalvi, probabilmente scritti mentre lavorava con Antonante ai progetti sui due poeti calabresi della prima metà del Novecento. «Il mio specchiar le stelle in cima al mare, il mio coprir con gli occhi l’infinito, il mio sognar di divenire piena. Tutto devi strappar vita benigna…. Sei tu il presente che cancella il tempo e ci unisce in quel rosso reso umano che sacrifica al cielo i nostri errori e distrugge, beffeggia, graffia, uccide…. Essere fiamma in mezzo a tanto incendio e credere di riscoprirci vivi».
Rossana Bartolo sta curando la pubblicazione, prevista entro l’anno, dell’opera omnia di poesia di Dionesalvi, “puntoacapo Editrice”, prefazione di Maurizio Cucchi, postfazione di Paolo Valesio. Una bella notizia. Tante gemme, tante rose rosse da piantare. (redazione@corriereca.it)

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