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Serie B ai nastri di partenza, la rivoluzione del Catanzaro e l’estate tormentata del Cosenza

Dall’addio di Vivarini al riscatto di Tutino, poi ceduto alla Samp. Sullo sfondo i casi Marras, Antonini, calcio femminile rossoblù e deferimento

Pubblicato il: 16/08/2024 – 8:29
di Francesco Veltri
Serie B ai nastri di partenza, la rivoluzione del Catanzaro e l’estate tormentata del Cosenza

Movimentata, a tratti tormentata. Può essere definita così l’estate delle due squadre calabresi di serie B che domenica 18 agosto scenderanno in campo per la prima partita del campionato di serie B 2024-2025. Il Catanzaro affronterà al “Ceravolo” il neoretrocesso Sassuolo mentre il Cosenza ospiterà al “San Vito-Marulla” la Cremonese. Due impegni difficili per le squadre guidate da Fabio Caserta e Massimiliano Alvini, contro due candidate alla promozione in serie A. Ma facciamo un passo indietro per capire come giallorossi e rossoblù arrivano a questo inizio di stagione.

Catanzaro, da Vivarini a Caserta con il caso Antonini sullo sfondo

Il Catanzaro ha cambiato tanto, anche se non quanto il Cosenza. Gli addi del direttore sportivo Giuseppe Magalini (finito al Bari dopo un lungo tira e molla con il presidente Floriano Noto) e del direttore generale Diego Foresti, hanno costretto il club a ripartire da zero dopo due anni di successi, record e serie A mancata a pochi passi dal traguardo. I due dirigenti che bene hanno fatto a Catanzaro sono stati sostituti da Ciro Polito (ex Bari) e Paolo Morganti, per quattro anni Football department organization manager della Juventus. Ma forse l’addio più sofferto e maldigerito è stato quello di Vincenzo Vivarini, il cui divorzio dal club calabrese ha prodotto non poche polemiche nell’ambiente giallorosso e ha creato uno scontro piuttosto acceso con il patron Floriano Noto che ha minacciato di rivolgersi al Collegio arbitrale se il tecnico abruzzese non avesse rispettato il suo contratto. Alla fine il tutto si è risolto con un accordo tra lo stesso Noto e il proprietario del Frosinone Maurizio Stirpe, società che da settimane faceva la corte all’allenatore del Catanzaro e con il quale aveva trovato un accordo. La querelle Vivarini ha finito per rallentare non poco i movimenti di mercato del Catanzaro, la cui panchina, dopo settimane di attesa, è stata poi affidata a Fabio Caserta, allenatore di Melito Porto Salvo accolto tiepidamente per i suoi trascorsi sulla panchina del Cosenza. Oltre a Vivarini, tanti elementi di spessore sono andati via, su tutti Jari Vandeputte e il portiere Andrea Fulignati, quest’ultimo sostituito da Mirko Pigliacelli. Sono arrivati poi il giovanissimo talento Riccardo Pagano dalla Roma, l’esterno destro Mattia Compagnon, il centrocampista Ilias Koutsoupias, l’esterno Giovanni Volpe, l’attaccante Filippo Pittarello, i terzini Riccardo Turicchia e Andrea Ceresoli e il difensore centrale Federico Bonini. Elementi che sembrano però, non essere abbastanza per aumentare il tasso tecnico di una squadra che potrà comunque fare ancora affidamento su calciatori del calibro di capitan Iemmello, Biasci, Situm, Petriccione, Brighenti e Scognamillo, vere e proprie garanzie nel campionato cadetto. Nell’attesa che Polito porti in giallorosso nuovi elementi in grado di garantire maggiore qualità ad una squadra reduce da due pesanti ko contro Juventus Next Gen ed Empoli, negli ultimi giorni si è parlato molto del difensore Matias Antonini, prelevato lo scorso anno dal Taranto e diventato subito perno insostituibile del reparto arretrato del Catanzaro. Il difensore avrebbe trovato un accordo di massima con il Lecce per il suo trasferimento in Puglia, ma la società calabrese non ha nessuna intenzione di lasciarlo partire. La sensazione è che da qui a fine mese (il 31 agosto si chiuderà ufficialmente il calciomercato) su questa vicenda si scriveranno nuovi capitoli. Di certo, nonostante i tanti cambiamenti rispetto al recente passato, a Catanzaro non è venuto meno l’entusiasmo: superata ampiamente in pochi giorni quota 5 mila tessere.

La formazione del Catanzaro a Empoli in Coppa Italia

L’ennesima rivoluzione (tormentata) del Cosenza

Rivoluzione e tormento in casa Cosenza. Gli ultimi due mesi della squadra silana hanno messo a dura prova la pazienza della tifoseria, prima illusa dal riscatto per 2.5 milioni di euro di Gennaro Tutino (20 gol in campionato lo scorso anno) dal Parma e poi sentitasi “tradita” in egual misura sia dal calciatore che dalla società silana che ha sempre avuto come unico obiettivo quello di vendere il calciatore per ricavarne una rilevante plusvalenza. L’interminabile querelle estiva conclusasi con il passaggio alla cifra di 3.5 milioni di euro (più bonus) dell’attaccante napoletano alla Sampdoria ha indispettito non poco i tifosi rossoblù, passati in poche settimane dalle parole del neo direttore generale Giuseppe Ursino («costruiremo un progetto importante») all’addio del loro beniamino e a un calciomercato non privo di difficoltà che, di fatto, ha ridimensionato le ambizioni nel club che ora – lo ha dichiarato in più circostanze il nuovo allenatore Massimiliano Alvini – ha come unico obiettivo quello di mantenere la categoria. Obiettivo al momento non semplice da raggiungere considerata la rivoluzione tecnica messa in atto (in alcuni casi senza volerlo) dal direttore sportivo Gennaro Delvecchio, sostituto di Roberto Gemmi, finito all’Empoli per sfinimento dopo che Guarascio non ha risposto per settimane alle sue telefonate.

cosenza alvini presentazione
Ursino, Alvini e Delvecchio

Alcuni titolari dell’organico che bene ha fatto, sfiorando i playoff, nella scorsa annata non hanno sposato il nuovo progetto rossoblù, e poi c’è Manuel Marras che da tempo ha rotto con il club e che vorrebbe essere ceduto. Nel ritiro di Cascia Alvini ha lavorato con un gruppo incompleto, attualmente la sua squadra è formata da validi elementi di prospettiva o provenienti dalla serie C (Kouan, Rizzo Pinna, Dalle Mura, Kourfalidis, Begheldo, Ciervo, Fumagalli, Charlys e Ricciardi) manca però ancora il sostituto di Tutino, oltre a tre o quattro calciatori esperti per la categoria.
Ma l’estate cosentina si è rivelata complessa anche per altre vicende, mai o quasi mai chiarite dalla società, ancora una volta apparsa incapace di superare i suoi cronici limiti di comunicazione nonostante l’ingresso nel team dirigenziale di un uomo di esperienza come Ursino. Dal caso dello storico team manager Kevin Marulla, prima non riconfermato e poi reintegrato per la protesta della tifoseria, alla mancata iscrizione della squadra femminile al campionato di serie C appena conquistato, fino ad arrivare al deferimento della Figc per il mancato versamento delle ritenute Irpef e i contributi Inps che porterà a una penalizzazione in classifica e ai mancati pagamenti degli stipendi agli steward dello stadio “San Vito-Marulla”. In ultimo, proprio a pochi giorni dall’inizio del campionato, ecco una nuova polemica dopo la decisione della società di aumentare i prezzi dei biglietti (19 euro per un posto in curva rispetto ai 16 dello scorso anno) per la partita contro la Cremonese. Un’operazione che dimostra quanto ancora ci sia da lavorare nel Cosenza calcio per costruire un rapporto di fiducia con quello che dovrebbe essere il suo popolo. (f.veltri@corrierecal.it)

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