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l’udienza

Maestrale, parla il pentito Megna: «L’ambiente della ‘ndrangheta non mi piaceva più. Le donne non si toccano»

Debutta nel processo in aula bunker il collaboratore di giustizia classe ’85. «Volevo togliere i miei figli dal contesto criminale di Nicotera»

Pubblicato il: 03/09/2024 – 14:01
di Giorgio Curcio
Maestrale, parla il pentito Megna: «L’ambiente della ‘ndrangheta non mi piaceva più. Le donne non si toccano»

LAMEZIA TERME «Ho deciso di collaborare il 18 febbraio 2023. Volevo cambiare vita, lo volevo per i miei figli e temevo soprattutto per la mia incolumità». Debutta così nel processo “Maestrale-Carthago” di scena davanti ai giudici del Tribunale di Vibo Valentia, in aula bunker, il 39enne Pasquale Alessandro Megna, collaboratore di giustizia figlio di Assunto Megna e nipote di Pantaleone Mancuso detto “Luni Scarpuni”, componete di vertice del clan Mancuso di Limbadi.

Il pentimento di Megna

Megna, tra gli imputati nel processo, era stato arrestato a gennaio dello scorso anno per l’omicidio di Francesco Muzzupappa, ucciso in agguato la sera del 26 novembre 2022 nel cento di Nicotera Marina, nel Vibonese. Su input della pm del pool antimafia della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, ha spiegato dunque le origini della sua collaborazione con la giustizia. «Mi trovavo in carcere perché detenuto per l’omicidio di Muzzupappa risalente al 26 novembre 2022. L’ordinanza era scattata a dicembre, ma sono stato arrestato il 9 gennaio. Da quel giorno ero andato via da Nicotera Marina, fino al mio arresto». Negli anni, ha spiegato Megna, «ho subito tanti attentati: bombe in casa, incendi, tutto perché mi attribuivano la vicinanza con Pantaleone Mancuso “l’ingegnere” e per l’omicidio del 2011 di Domenico Campisi». Megna spiega che, la sera dell’omicidio, con lui c’era Angelo Carrieri. «Ha assistito alla scena, ma non sapeva nulla lui anche se in realtà non sapevo neanche io come sarebbe finita. Poco prima avevo detto di chiamare mio padre, purtroppo è arrivato troppo tardi, 5 minuti dopo l’omicidio. Infatti, credeva che quello a terra fossi io «Da anni però la mia famiglia era costretta a guardarsi le spalle da Muzzupappa, diceva che ci avrebbe sparato. E non so quante volte sono stato a casa dei suoi parenti chiedendo aiuto, ma nessuno però è intervenuto, forse si poteva evitare».

I legami familiari

Nelle sue dichiarazioni Megna ha illustrato anche i legami familiari. «Appartengo alla famiglia di ‘ndrangheta dei Mancuso legato a “Scarpuni”, sposato con mia zia. Mia moglie è la nipote di Ciccio Tabacco, io facevo parte del gruppo dell’Ingegnere». «Parlo di Santa Buccafusca, sorella di mia madre mentre la mamma di mia moglie e la moglie di Francesco Mancuso sono sorelle». «Mio padre Assunto Megna era dunque inserito nel contesto legato a “l’Ingegnere” che faceva parte del ramo di Peppe ‘Mbrogghia. I rapporti però si erano raffreddati dopo il duplice tentato omicidio di Romana Mancuso e Giovanni Rizzo “mezzo dente”, rispettivamente zia appartenente agli “11” e nipote dell’Ingegnere». «Ho ucciso Giuseppe Muzzupappa che era legato ai Campisi, i Cuturello e il ramo ‘Mbrogghia ed era nipote di Salvatore Cuturello e Giovanni Rizzo, cugino di Antonio Campisi». «Ricordo che si era già verificato il tentato omicidio di Dominik Signoretta, legato all’Ingegnere, era un killer che lavorava per lui».  

«Toccare le donne è una scelta che non condivido»

A proposito della scelta di pentirsi, Megna ha spiegato: «Tra tutte la ragione più importante è stata quella di togliere i miei figli fuori da quel contesto, da Nicotera e il suo ambiente ‘ndranghetista». Megna ha spiegato che «non mi piaceva più il comportamento degli ‘ndranghetisti, diciamo pure che non condividevo più quello che accadeva. Quello di toccare le donne sono scelte che non posso condividere».  E ancora: «Mi sono accusato di associazione, armi, favoreggiamento ai latitanti Marcello Pesce, Luigi e Pantaleone Mancuso, mi ero reso disponibile più volte per aiutarli». (g.curcio@corrierecal.it)

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