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Cronache di poveri amanti al tempo dell’iPhone

Impossibile dosare la fiducia quando il desiderio spalanca la suite dell’hotel e lei memorizza le foto in una cartella su Instagram

Pubblicato il: 05/09/2024 – 16:40
di Lucia Serino
Cronache di poveri amanti al tempo dell’iPhone

Alla mia generazione che poi è la generazione di Genny (lo chiamiamo così il ministro, noi giornalisti suoi coetanei in Campania) avevano già tolto la luna. All’amore libero della generazione precedente subentrò, a un certo punto della nostra gioventù, la paura di scambiarsi persino un bacio, di sera, in estate, al chiaro di luna. La paura dell’Aids spense i nostri desideri. Quella stessa generazione oggi ha dimestichezza con gli strumenti digitali ma non li padroneggia come fanno in queste ore i ragazzi, ad esempio, che stanno amaramente spacchettando l’intervista del ministro al Tg1 in micro clip e meme, “Qui è dove piange”, “Qui è dove chiede scusa alla moglie”…

C’è un passaggio di quell’intervista che non è di poco conto. Il passaggio cioè in cui il ministro dice di non aver mai fatto una registrazione in vita sua, neppure da giornalista. È un metodo mentale professionale, personalmente lo condivido rispetto a registrazioni monstre da sbobinare. Un metodo ormai in disuso, anche perché faticoso per chi non è allenato. Molto più semplice attivare registrazioni, video, app di traduzioni, messaggistica, appunti digitali….Maria Rosaria Boccia registrava tutto perché aveva già un piano nella testa o perché è dipendente dalla patologia più grave del momento, quella della connessione permanente e dell’istinto a fotografare, registrare, archiviare, ogni cosa e in ogni momento? Lo facciamo tutti, giusto? Intasando memorie, allargando (e pagando) spazi digitali su iPhone, intercettiamo panorami, persone, piatti e conversazioni. Per il panico di perderci qualcosa, non sappiamo neppure bene cosa. E parliamo sempre a viva voce. Perché è comodo, puoi lasciare il telefono da qualche parte e continuare a sfaccendare su altro.

E anche l’amore resta imbrigliato in questo album immenso di frammenti digitali. Chat di ogni tipo zeppe di tracce dei nostri sentimenti corredati di cuori e confidenze, che a rileggerli, quando la passione passa, Dio che imbarazzo.
Anche la diffusione di comportamenti deviati, il revenge porn, ad esempio, non è dovuto alla facilità di fotografare dettagli anche senza consenso? Non siamo tutti Guttuso e Marta Marzotto. La storia tra Sangiuliano e Boccia è una cronaca di poveri amanti al tempo dell’iPhone. Impossibile dosare la fiducia quando il desiderio spalanca la suite dell’hotel o quando, distesi su candide lenzuola di percalle, lei ti mostra la gallery della giornata e la memorizza in una cartella su Instagram, “Noi”. “Io e te”, “Summer2024”. Il ministro è vittima di questa cultura che è un rischio per tutti, coppie ufficiali o segrete. Chi è senza archivio messo da parte perché può sempre servire scagli la prima mail. Sangiuliano ha candidamente ammesso che lui registrazioni in vita sua non me ha mai fatto. C’è da credergli, in mezzo a tante ambiguità. È un “vecchio” giornalista, proprio lui, che ha diretto, tra l’altro, la scuola di comunicazione dell’università di Salerno, messo in scacco da un telefonino da borsetta. Poi c’è la ferocia dell’umiliazione politica, lo schermo della tv che lui stesso ha scalato così rapidamente diventato tomba della sua vergogna. Chiedere scusa alla moglie davanti a tutti gli italiani è la più grande perfidia alla quale la premier potesse sottoporlo. Forse un transfer psicologico. Era più facile dimettersi. (redazione@corrierecal.it)

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