L’area urbana Catanzaro- Lamezia Terme ripropone la realizzazione di un ufficio distaccato della RAI nella città capoluogo di regione. È daconsiderare fuori misura che essa rimanga ancora senza una dovuta “copertura” radiofonica e televisiva. Nell’intimo Catanzaro-Lamezia Terme manca una “redazione” (o anche un ufficio di corrispondenza) che dia notizie alla sede centrale di Cosenza. A qualcuno sfugge che stiamo parlando della Città capoluogo di regione, nella quale hanno sede tutti gli uffici pubblici, a cominciare dal Governo Regionale, alla Corte D’Appello; dal Tribunale Amministrativo Regionale, alla Corte D’Appello; dal Tribunale Amministrativo Regionale, al Comando dell’Arma dei Carabinieri; della Guardia di Finanza; dall’agenzia delle Entrate; dall’Ufficio Scolastico Regionale; dalla Direzione Regionale dell’agenzia del Territorio; dall’agenzia del Demanio; dalla Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco; all’ANAS. Catanzaro è anche sede del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) e della Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti. Ma tutto questo è ignorato e la Città continua ad essere privata persino di un ufficio di corrispondenza della Radio e Televisione di Stato. Èfuori di dubbio che buona parte delle responsabilità ricadono sul mondo politico che, per “distrazione” o per altro, non ha tenuto in considerazione che, come è avvenuto in tutte le altre Regioni, andava fatto anche per la Città capoluogo di regione, una sede RAI. È giunto il tempo che se ne prenda atto e che si intervenga per ridare a Catanzaro, ciò che gli è stato negato. Ma anche in vista della “nascita” dell’Area Urbana che unirà Lamezia Terme a Catanzaro. Meglio ancora se si decidesse di deporre “le armi”, tutti insieme, e fare in modo che la Calabria ritorni ad essere un unico, grande territorio. Perché ciò avvenga, i calabresi debbono dimostrare di essere fieri della loro Terra; di pensare in grande, abbattendo ideologicamente i confini provinciali; immettendo nel tessuto umano quell’insostituibile valore di essere tutti figli della stessa “madre”: la Calabria. Con la consapevolezza che ogni forma di lotta tra fratelli è destinata a no produrre effetti positivi, tranne che a farci apparire una comunità di retrogradi, contrari al progresso. Pur Abelardo da tempo la necessità di trovare una classe dirigente cui consegnare la Calabria perché le venga restituita un’unità progressista con tendenze innovative.
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