ZUMPANO La frana di Zumpano ancora nel mirino della Procura di Cosenza. Una nuova inchiesta è stata aperta, nei giorni scorsi, dopo un esposto presentato dal coordinamento Libera di Cosenza. Lo smottamento che incombe sul cinema multisala “Andromeda River” fa ancora paura. Nei giorni scorsi la polizia giudiziaria è stata sulla collina, dove oltre al multisala ci sono diverse attività commerciali tra cui il Lidl, per eseguire un sopralluogo e prendere atto della situazione. Una situazione che secondo il geologo Carlo Tansi, tra i promotori della denuncia di Libera, continua a essere preoccupante perché – in base ai suoi recenti studi – quello che doveva essere stato fatto per la messa in sicurezza in realtà non è poi così sicuro. Ed è su questo aspetto che si stanno indirizzando le indagini della Procura, coordinate dal procuratore aggiunto Marisa Manzini che, dopo il recente sopralluogo della polizia giudiziaria, ha dato il via a una serie di accertamenti e verifiche per cercare di trovare o meno riscontro alle osservazioni di Tansi. Sulla frana di Zumpano attualmente è in corso, nel foro bruzio, già un processo.
Tutto partì sempre da una denuncia di Tansi e dai riflettori puntati dalle telecamere di “Presa diretta” che mostrarono pericoli e incongruenze. Difatti, l’area in cui la struttura è stata realizzata è tra quelle ad altissimo rischio (R4). All’epoca dei fatti, l’area venne prima sequestrata e poi dissequestratae diverse persone furono iscritte nel registro degli indagati. Mentre il processo si sta svolgendo con le testimonianze di tecnici ed esperti, intanto la Procura ha appena avviato una nuova inchiesta che accerterà la pericolosità.
All’epoca della vicenda, quella frana che, distaccatasi dal costone franoso che sovrasta l’area industriale di Zumpano, si riverso’ nel parcheggio del cinema inaugurato dopo qualche mese. Proprio nei giorni in cui l’inviato del programma di Riccardo Iacona, Domenico Iannacone, si trovava in città per raccontare la storia di quella pericolante porzione di territorio. Qualche mese più tardi, nel corso dell’inchiesta tv sul dissesto idrogeologico, è arrivata anche l’ammissione dell’Autorità di bacino: nell’area industriale “incriminata” il rischio è massimo. In quella zona non si potrebbero realizzare insediamenti di alcun tipo. Una rivelazione che, forse, ha dato ulteriore impulso alla prima inchiesta. Che, oggi, si riapre.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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