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SAGGEZZA | I clan preparati su “quattro fronti”

REGGIO CALABRIA `Ndrangheta, politica, chiesa e massoneria. Per funzionare le cose i “quattro fronti” «dovevano convivere e dovevano tollerarsi». Un concetto chiaro che è emerso nel corso delle int…

Pubblicato il: 13/11/2012 – 14:12
SAGGEZZA | I clan preparati su “quattro fronti”

REGGIO CALABRIA `Ndrangheta, politica, chiesa e massoneria. Per funzionare le cose i “quattro fronti” «dovevano convivere e dovevano tollerarsi». Un concetto chiaro che è emerso nel corso delle intercettazioni telefoniche e ambientali registrate nell`ambito dell`inchiesta “Saggezza”. L`operazione dei carabinieri, infatti, dà uno spaccato di carattere sociologico riportato nell`ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Adriana Trapani su richiesta del procuratore aggiunto Nicola Gratteri e del sostituto Antonio De Bernardo. «Il mafioso – scrive il giudice per le indagini preliminari riassumendo il pensiero di Nicola Romano, capo consigliere della “Corona” – manteneva pacifici rapporti con il maresciallo e con il sindaco, in quanto tutti erano deputati a curare uno o più aspetti della società, col fine comune di gestire la vita pacifica del territorio. Crollate queste basi fondamentali, sempre a detta di Romano, non vi erano prospettive rosee per il futuro. «Attraverso le parole di Vincenzo Melia e Nicola Romano – è scritto sempre nell`ordinanza di custodia cautelare – era stato possibile apprendere dell`esistenza di un gruppo “di riferimento”, a cui la “Sacra Corona” ed i suoi componenti dovevano essere formalmente presentati, composto da una serie di individui legati da un unico comune denominatore, cioè l`appartenenza alla massoneria. La massoneria era vista dagli indagati come un trampolino di lancio, il modo più semplice ed ovvio per entrare in contatto con i vertici della società italiana, con il subdolo scopo di ottenerne vantaggi economici e personali, facilitare le loro condotte illecite ed accrescere il dominio sul territorio». Una delle caratteristiche della “Corona”, infatti, è «la sua capacità di entrare in contatto con ambienti istituzionali. Vincenzo Melia era quindi un individuo che vantava una “carriera criminale” di non poco conto e che non poteva non occupare un posto di rilievo nell`organigramma mafioso del territorio di origine, ed a cui era pertanto stata assegnata la “responsabilità” di dirigere la “Sacra Corona”, un`entità superiore ai locali e collegata a quello che si potrebbe individuare come il “terzo livello”, cioè con gli ambienti della massoneria e della politica».

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