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In Calabria un giovane su tre non studia e non lavora

Migliaia di giovani non studiano e non lavorano. Sono la generazione Neet. E nel nostro paese il fenomeno è più spiccato al Sud: l`incidenza dei giovani che non studiano e non lavorano raggiunge il…

Pubblicato il: 23/03/2014 – 14:53
In Calabria un giovane su tre non studia e non lavora

Migliaia di giovani non studiano e non lavorano. Sono la generazione Neet. E nel nostro paese il fenomeno è più spiccato al Sud: l`incidenza dei giovani che non studiano e non lavorano raggiunge il livello più alto, il 33,3% (contro il 17,6% nel Centro-Nord), ponendo in luce le criticità di accesso all`occupazione per un gran numero di giovani residenti nel meridione. Sicilia e Campania detengono le quote più elevate, con valori rispettivamente pari al 37,7 e 35,4%, seguite da Calabria e Puglia, con livelli pari al 33,8 e al 31,2%. I dati arrivano dall`Anief, associazione sindacale che si occupa dei problemi della scuola e propone l`estensione dell`obbligo scolastico fino a 18 anni.
Anief torna a ribadire che “a fronte di questi dati rimane incomprensibile come nell`ultimo quinquennio nel Mezzogiorno i governi che si sono succeduti abbiano potuto operare i tagli maggiori al corpo docente di ruolo (fino al 18%) e non di ruolo (anche del 25%). I dati ufficiali indicano, infatti, una riduzione cospicua di insegnanti proprio nelle province del Sud: Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Nuoro, Reggio Calabria e Isernia”.
“Estendendo invece direttamente l`obbligo scolastico da 10 anni a 13 complessivi – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -, si potrebbe agire su quel 36% di giovani che oggi decidono di non iscriversi a un corso di laurea: più di 150mila ragazzi che ogni anno lo Stato dovrebbe preparare al meglio per il mondo del lavoro. C`è solo un modo per farlo: fargli frequentare, negli ultimi tre anni di scuola tra i 15 e i 18 anni di età, delle forme avanzate di alternanza scuola-lavoro. In tal modo, questi giovani si renderebbero più appetibili alle aziende, riducendo anche del 40% la possibilità che diventino disoccupati ed evitando che vadano ad ingrossare la già folta categoria dei Neet. E il Miur non ci venga a dire che si tratterebbe di un`operazione in controtendenza”.

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