«Davanti a questa sentenza sono davvero esterrefatto». Agazio Loiero, ex presidente della Regione Calabria e coordinatore nazionale dell’Mpa, stenta a credere alla condanna a un anno di reclusione che gli è stata irrogata dalla Corte d’appello di Catanzaro nell’ambito del processo di secondo grado scaturito dall’indagine “Why not”. In una dichiarazione, Loiero afferma di «rispettare anche questa volta le decisioni della magistratura», ma sostiene di essere stupito del fatto di essere stato «condannato per aver licenziato, con la giunta di allora, una delibera in cui» dava «pienamente la libertà alla dirigenza di compiere un atto o di non compierlo. La verità è che siamo in presenza di un’inchiesta nella quale si è assistito ad uno scontro mai visto tra Procure: è stato perquisito un procuratore generale, altri magistrati hanno lasciato la magistratura immediatamente dopo; alcuni magistrati sono stati trasferiti, altri destituiti, ed alcuni sono stati mandati a giudizio. Mi chiedo – ha proseguito Loiero – se alla fine un cittadino possa davvero sentirsi comunque appagato da un verdetto, specie se di condanna, o piuttosto non sia vittima di un contesto di scontro giudiziario che spaventa i cittadini inermi. Si pensi che io non ho voluto rendere neanche una dichiarazione spontanea perché mi sembrava superflua. Sono comunque certo – ha concluso l’ex governatore – di non aver compiuto nessun atto illegittimo. Davvero nessuno».
Dello stesso tenore il commento dei legali di Loiero, Marcello Gallo e Nicola Cantafora: «Non possiamo non nascondere una certo stupore per la sentenza emessa dai giudici della Corte d`appello. Ritenevamo e riteniamo ancora ora di avere ampia ragione su tutto il fronte accusatorio. Al momento, però, non possiamo dire nulla se prima non vediamo le motivazioni della sentenza».
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