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«I titoli per quell`incarico ci sono tutti»

Ho ricevuto mandato dalla dottoressa Italia Caruso di contestare la vostra pubblicazione dal titolo “Italia Caruso e il fascino della politica”, a firma di Alessia Candito, edita il 24 dicembre u.s…

Pubblicato il: 30/12/2013 – 16:59
«I titoli per quell`incarico ci sono tutti»

Ho ricevuto mandato dalla dottoressa Italia Caruso di contestare la vostra pubblicazione dal titolo “Italia Caruso e il fascino della politica”, a firma di Alessia Candito, edita il 24 dicembre u.s., significando quanto segue.
L’articolo censura – in estrema sintesi – la idoneità della mia assistita e del di lei curriculum vitae et studiorum ai fini dell’incarico di “Responsabile Amministrativo” dell’assessorato al Bilancio. In tale direzione, l’articolo contestato enfatizza esclusivamente il percorso artistico della mia assistita, senza fornire corretta informazione sulla tipologia di incarico ricevuta né sulle capacità concretamente dimostrate dalla dottoressa Caruso.
L’articolo 8, legge regionale Calabria 13 maggio 1996 n. 7 disciplina la cosiddetta “Struttura di diretta collaborazione con gli organismi politico-istituzionali della giunta regionale” della quale fa parte, ai sensi del comma 3 (della stessa disposizione), il cosiddetto “Responsabile Amministrativo”; figura la cui selezione risponde – per legge – a criteri meramente fiduciari, ben potendo essere scelta tra soggetti “estranei alla pubblica amministrazione” e non laureati.
Di pessimo gusto e scarsa capacità informativa è quindi il riferimento al tipo di laurea conseguita dalla mia assistita; ciò a maggior ragione considerato che, come sopra cenato, ai sensi della norma richiamata (art. 8, co. 3, L.R. Calabria n. 7/1996) il responsabile amministrativo di ciascun assessorato e della presidenza di giunta ben possono essere soggetti ‘non laureati’.
Alla stregua di quanto precede, si ritiene che ogni critica debba semmai essere rivolta all’impianto normativo regionale e, in genere, alla possibilità di accesso ad incarichi fiduciari, senza per ciò dover screditare le capacità e la professionalità di chi si è prodigato nell’incarico in discorso, ottenendo oggi la riconferma. 
Alla stregua di quanto precede, non è chi non veda che la dottoressa Italia Caruso, soggetto munito dei titoli per accedere all’incarico ricevuto, patisce – per effetto dell’articolo contestato – un grave pregiudizio rispetto al quale formula ogni più ampia riserva, vieppiù in ipotesi di omessa rettifica e di cancellazione dell’articolo dal vostro sito web.
Restando in attesa di un sollecito cenno di riscontro, invio distinti saluti.
Davide Perrotta

***
Confesso che Italia Caruso è riuscita a confonderci le idee: non sappiamo più se dobbiamo rispondere alle cose che ci scrive l`avvocato Perrotta che da lei «ha ricevuto mandato»; oppure se dobbiamo colloquiare con altro avvocato che ci contatta per un «chiarimento»;  o ancora se dobbiamo replicare alle cose che in questi giorni va dichiarando la diretta interessata.
Insomma, la confusione regna sovrana, un po’ come capita negli uffici della Regione Calabria da dove originano tutte queste camarille.
Partiamo dalle cose che ci scrive l’avvocato Perrotta. Se abbiamo capito bene lamenta, per conto della sua assistita, il fatto che quanto scritto da Alessia Candito «enfatizza esclusivamente il percorso artistico della mia assistita». Ci indichi l’avvocato le altre parti, evidentemente da noi oscurate, che caratterizzano la professionalità della sua assistita. In verità in quel curriculum non abbiamo trovato traccia di master o di lauree legate alla materia economica, o pregresse esperienze nella conduzione di uffici direttivi della Pubblica amministrazione ovvero di società private. Giova in proposito ricordare che il curriculum lo ha scritto, riteniamo, Italia Caruso e non certo Alessia Candito.
Ringraziamo, invece, l’avvocato per la sottolineatura che egli fa dei requisiti richiesti da una legge regionale che pare fatta a posta per mortificare chi studia e valorizzare chi è simpatico. In questo senso prendiamo atto e anzi facciamo nostro quanto scrive l’avvocato Perrotta: «… si ritiene che ogni critica debba semmai essere rivolta all’impianto normativo regionale e, in genere, alla possibilità di accesso ad incarichi fiduciari, senza per ciò dover screditare le capacità e la professionalità».
Era proprio quello che volevamo ottenere: la gente si renda conto di come la Regione Calabria scrive le leggi, di come le applica e di come dimostri la sua assoluta ipocrisia quando parla di giovani da valorizzare, meritocrazia da premiare, professionalità da riconoscere.
E qui veniamo alle esternazioni di Italia Caruso a mezzo interviste “con-chi-piace-a-me”. Deve comprendere, la esternante, che il punto non risiede nella sua professionalità ma nel settore nel quale è stata chiamata ad esprimerla. Non è difficile comprenderlo ma ci sforzeremo di essere ancora più didattici: se il suo incarico “fiduciario” avesse avuto alcun riferimento con il suo corso di studi e le sue esperienze lavorative, per dirla giornalisticamente, non c’era notizia. Il punto è che lei  dovrebbe supportare i vertici del potere economico calabrese. Se poi ritiene che anche in questo settore ha indubbie esperienze e competenze, allora deve fare due cose: correggere e integrare il suo curriculum e accettare un dibattito aperto dove le domande sono domande e le risposte sono risposte.
Infine una nota e una esortazione.
La nota: se una legge dello Stato impone che per gli incarichi direttivi si pubblichino i curricula delle persone chiamate a ricoprirli è proprio per consentire a chi li legge di valutare se quelle persone e quei curricula hanno una attinenza con le funzioni che dovranno assolvere o se c’era di meglio da scegliere. Non vorremmo credere che tra i tantissimi professionisti, giovani e no, che votano per il centrodestra il massimo dell’esperienza rintracciabile e della fiducia accordabile risiede in Italia Caruso, sarebbe fare torto a tanti laureati in materie economiche che però non hanno superato le selezioni di Miss Italia, non sono andati alla corte del Biscione e non hanno talento nel reclamizzare le caramelle Golia.
E finiamola con l’estendere fino all’insolenza il concetto di “rapporto fiduciario”. Non vuol dire “faccio quello che mi pare e piace”. Un esempio: il nostro sistema sanitario riconosce a chiunque di scegliere il proprio “medico di fiducia”. Ma, appunto, deve essere un medico!
Paolo Pollichieni

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