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Sorveglianti idraulici: in Calabria non c`è prevenzione

CATANZARO I lavoratori della sorveglianza idraulica hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, ai ministri dell`Ambiente, dello Sviluppo economico, delle…

Pubblicato il: 06/10/2012 – 11:32
Sorveglianti idraulici: in Calabria non c`è prevenzione

CATANZARO I lavoratori della sorveglianza idraulica hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, ai ministri dell`Ambiente, dello Sviluppo economico, delle Politiche agricole e al capo della Protezione civile in cui sollecitano l`attivazione di «una politica seria di prevenzione» attraverso l`attuazione di un servizio senza soluzione di continuità. «Siamo prossimi alla stagione invernale – affermano i lavoratori – ed è nota a tutti la grande fragilità e l`estrema vulnerabilità del nostro territorio calabrese che si manifesta in maniera drammatica ogni qualvolta si verifica nella nostra regione un evento atmosferico straordinario. È tempo, pertanto, prima che accadano nuovi lutti e disgrazie, che si attivi una politica seria e concreta di tutela del suolo e di salvaguardia della pubblica incolumità. La Regione Calabria, con delibera di Giunta Regionale n.3/50 del 7 settembre 1999 avente ad oggetto “Organizzazione del servizio di sorveglianza idraulica” ha avviato (con contratto di lavoro interinale) il servizio di controllo dei corsi d`acqua della regione. In tutte le regioni d`Italia il servizio di sorveglianza idraulica è garantito, ininterrottamente, 24 ore  su 24. In Calabria questo non accade. Il servizio di sorveglianza idraulica in Calabria, viene effettuato solo tre giorni a settimana e i lavoratori sono assunti con contratto di lavoro di diritto privato anziché rapporto in contratto di diritto pubblico, con copertura per l`intera settimana lavorativa e annessa reperibilità per eventi di calamità naturale, in quanto il servizio di sorveglianza idraulica è ritenuto “essenziale di pubblica utilità” per fini di Protezione Civile». «Inoltre questi poveri lavoratori, oltre 300 padri di famiglia con stipendi base di 700 euro – prosegue il testo – sono costretti ad utilizzare i mezzi propri per raggiungere le aste da monitorare e ad esporsi a rischi notevoli e il più delle volte sono impossibilitati ad anticipare spese e mezzi per la mancanza dei pagamenti degli stipendi».

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