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Un’Oasi di ricchezza

Spesso nel cuore della notte rientrava all’Oasi francescana assieme a qualche barbone o extracomunitario trovato per strada e stremato dal freddo o dall’alcol. Appena il suo telefono squillava, cor…

Pubblicato il: 02/07/2011 – 16:46
Un’Oasi di ricchezza

Spesso nel cuore della notte rientrava all’Oasi francescana assieme a qualche barbone o extracomunitario trovato per strada e stremato dal freddo o dall’alcol. Appena il suo telefono squillava, correva in aiuto degli emarginati. È questa l’immagine che la città di Cosenza associa al nome di padre Fedele Bisceglia. Lui, l’Oasi e i poveri. Un trinomio inscindibile. Anche adesso che la giustizia ha condannato il sacerdote e il suo ex segretario Antonello Gaudio rispettivamente a nove anni e tre mesi e a sei anni e tre mesi di carcere, entrambi accusati di aver violentato una suora. Secondo l’impianto accusatorio gli abusi sarebbero avvenuti proprio nella struttura d’accoglienza. Al momento del verdetto l’ex frate ha urlato la sua innocenza e ha ribadito – come ha sempre fatto dall’inizio della vicenda giudiziaria – di essere vittima di un «complotto». Il giorno della prima udienza del processo nel 2008 ai giornalisti aveva detto: «Sono innocente e come hanno venduto Gesù Cristo alcuni vogliono vendere anche me. Sono in galera perché ho difeso i bambini e i poveri dell’istituto “Papa Giovanni”. L’attaccamento al denaro e la superbia sono entrambe in questo complotto». In udienza nel corso dell’esame dell’imputato, è stato proprio il religioso a precisare ai giudici che «l’Oasi faceva e fa gola a molti» e che la struttura «vale circa 20-25 milioni di euro». Per il sacerdote tutto ruoterebbe attorno alla sua opera missionaria e alla sua fondazione. Ma che cos’è e cosa rappresenta l’Oasi francescana? È una creatura di padre Fedele, lui l’ha fondata, lui l’ha amministrata e ne ha fatto un simbolo della città e del suo essere frate. È stata realizzata grazie al sostegno di molti benefattori e la “linfa vitale” è stata sempre la beneficenza. L’Oasi, però, ha anche un valore economico considerevole. Sia da un punto di vista immobiliare che sotto l’aspetto dei servizi offerti. Terreni ed edifici valutati diversi milioni di euro, oggi gestiti direttamente dall’Ordine dei francescani. Il “monaco” – come tutti lo chiamano a Cosenza – ha trasformato l’immobile di via Asmara in un luogo accogliente per i poveri. Nel 2003 la Regione Calabria ha erogato un milione di euro in favore della Fondazione, che padre Fedele ha utilizzato per completare l’opera. A tutto il resto pensava lui: era la gente comune a donargli quello di cui la struttura d’accoglienza aveva bisogno. Se non c’erano i soldi per pagare una bolletta, l’ex frate passeggiava per le strade della città e trovava sempre qualcuno disposto ad aiutarlo. La beneficenza e la solidarietà sono state, negli anni della sua gestione, la fonte di sostentamento dell’Oasi. Padre Fedele non solo riceveva soldi, ma riusciva anche a recuperare vestiti e alimenti. Gestiva in autonomia i fondi che arrivavano (pare che si trattasse di milioni di euro) e questo a suo dire avrebbe alimentato strani “appetiti”. Ai suoi collaboratori, agli ospiti o semplicemente a chi si rivolgeva a lui, rispondeva: «Chiedete e vi sarà dato». Come è scritto nel Vangelo. A loro non faceva mancare nulla. Accoglieva ogni persona che bussava a quella porta. Si preoccupava soprattutto di assicurare un pasto caldo alle persone anziane. Quello che più lo angosciava – come spesso ripeteva ai suoi collaboratori – era la «povertà nascosta» della città, e la disperazione di quelle mamme che spesso lo contattavano per chiedere aiuto per i loro figli. Le sue missioni in Africa, il suo esultare sugli spalti del San Vito assieme ai «fratelli» ultrà del Cosenza calcio, le raccolte di soldi per l’Oasi raccontano la vita di padre Fedele. L’Oasi e la sua storia sono intercambiabili. Dal 23 gennaio 2006, giorno dell’arresto del sacerdote, qualcosa è cambiato. La struttura vicino a piazza Riforma continua ad esistere anche se lui adesso non può entrarci, non ne fa parte come non appartiene più all’ordine dei Cappuccini. Nel 2006-2007 l’Oasi è stata accreditata dalla Regione come “casa d’accoglienza per adulti in difficoltà” disponibile per quaranta posti letto. Quando c’era il “monaco” l’accreditamento non era stato concesso, semplicemente perché la struttura non era ancora idonea. Oggi per ogni ospite l’Oasi ottiene circa 31 euro a persona al giorno (anche qualcosa in più) e la retribuzione viene concessa solo per le persone per le quali i servizi sociali del Comune rilasciano il nulla osta. Possono essere accolti extracomunitari che hanno la residenza e che non hanno un lavoro. Per chi invece non possiede questi requisiti, è possibile soltanto un periodo temporaneo di permanenza. Nell’ottobre 2007 l’Oasi francescana ha ottenuto dalla Regione Calabria un finanziamento di 12mila euro (decreto n. 15211) nell’ambito di un progetto per il «piano interventi nel settore degli immigrati 2004-2005». Attualmente vengono preparati e distribuiti giornalmente circa 80-100 pasti tra colazione, pranzo e cena. I benefattori sono rimasti pochi e le offerte sono diminuite. Ma comunque si vive e si lavora bene – dicono –, senza mai dimenticare che tutto esiste grazie a padre Fedele. Le giornate all’Oasi trascorrono tranquille. Mentre l’ex frate ultrà continua ad urlare la sua innocenza e a darsi da fare «non per me – dice – ma per i poveri».

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