C`è anche la moglie del governatore Giuseppe Scopelliti tra i calabresi che aspirano a insegnare nella Scuola regionale dello sport e che, dopo la segnalazione in loro favore fatta dal Coni locale, l`anno scorso sono stati bocciati nell`esame a Roma. Barbara Varchetta, consorte del presidente – all`epoca sindaco di Reggio Calabria – è stata riconosciuta “non idonea” a diventare docente. Il Comitato olimpico nazionale, però, il semaforo rosso lo ha acceso nella stessa occasione pure per una sorella di Giovanna Cusumano, presidente della commissione regionale Pari opportunità, allora consigliere comunale a Reggio ed espressione di quella nidiata di giovani politici del centrodestra tirati su dall`ex sindaco. “Tengo famiglia”, l`intramontabile motto trasversale della politica italiana, nella città dei Bronzi sembra diventato – nei casi delle due reggine col parente illustre – un romanzo dal finale inaspettato. Comunque la si guardi, un`appendice che lascia con l`amaro in bocca non solo gli esaminandi bocciati ma soprattutto i calabresi che di questa selezione ad personam non hanno saputo niente. Uno “scandalo” di provincia ravvivato da un mese a questa parte da un fitto dedalo di sussurri e commenti. Il tutto, con ironiche considerazioni su un potere reggino forte, ma non al punto di sfondare a Roma, e sull`insuccesso di una Scuola, istituita in pompa magna nel 2008 dopo il comodato d`uso della sede concesso dal Comune, e mai da allora operativa. Un caso nel caso, gonfiatosi fino a diventare la base di una interrogazione parlamentare presentata dai democrat Franco Laratta, Doris Lo Moro, Cesare Marini, Nicodemo Oliverio e dalla deputata di Fli, Angela Napoli.
Il documento
L`atto ispettivo sulla parentopoli reggina, in realtà, nomi non ne fa. Gli interroganti incentrano i loro quesiti al sottosegretario Rocco Grimi, non sulla trasparenza di una preselezione avvenuta senza comunicazioni esterne al Coni calabrese, bensì sulla sospetta evoluzione finale della <
La difesa
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Ma c`è un altro effetto paradossale che le due infruttuose segnalazioni hanno prodotto, potendo penalizzare nuovamente in futuro la “grande famiglia” dello sport calabrese. E sono le stesse parole di Praticò ad annunciare il rischio. <
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