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La parentesi reggina di un pm antimafia

Da poco ha festeggiato i suoi 58 anni. Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Mario Venditti, ha trascorso gli ultimi sei mesi a Reggio Calabria, applicato alla …

Pubblicato il: 29/07/2011 – 17:30
La parentesi reggina di un pm antimafia

Da poco ha festeggiato i suoi 58 anni. Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Mario Venditti, ha trascorso gli ultimi sei mesi a Reggio Calabria, applicato alla procura ordinaria. La sua esperienza nella nostra regione è finita senza che lui si sia occupato di alcuna inchiesta sulla ’ndrangheta reggina. «Troppo breve la mia permanenza» è stata l’unica frase di Venditti sull’argomento. Al sesto piano del Cedir gli hanno fatto sapere che, d’accordo con i vertici dell’ufficio di Milano, non ci sarà la proroga al provvedimento che, a gennaio, lo ha portato in riva allo Stretto, nella culla dell’organizzazione mafiosa sulla quale sta indagando dal 2001, anno in cui, dopo l’esperienza alla pretura e alla “procurina” di Pavia, il magistrato di Benevento è sbarcato a Milano.
A fine mese torna, quindi, in Lombardia. La parentesi reggina lo ha visto praticamente lontano dalle grandi manovre della Procura distrettuale. Sempre chiuso nel suo ufficio o nella sua stanza dell’hotel “E”, il magistrato ha lavorato in silenzio coordinando indagini “ordinarie”. Il suo nome, però, Venditti l’ha legato a importantissime indagini sulla ‘ndrangheta milanese.
È lui stesso a parlarne, non nascondendo la sua soddisfazione per la sentenza del processo “Bad Boys” nato da un’inchiesta dei carabinieri di Varese contro una cellula della cosca Farao-Marincola, originaria di Cirò Marina ma operante nella zona di Legnano.
«Nel 2009 avevamo arrestato una cinquantina di persone con l’accusa di associazione mafiosa – racconta il pm –. Oggi il Tribunale di Busto Arsizio ci da ragione. È una sentenza importante perché gli indagati si muovevano tra Milano e Varese, passando per l’aeroporto di Malpensa. Ed è proprio in quel contesto che sono maturati anche alcuni omicidi, tra cui anche quello di Nunzio Novella e Aloisio Cataldo».
Un filone di “Bad Boys”, inoltre, ha integrato la mastodontica inchiesta “Infinito” che, assieme al troncone reggino di “Crimine”, ha portato all’arresto di oltre 300 persone nel luglio 2010. Un mese prima, a Reggio Calabria, era scattata l’operazione “Meta”, intrecciata con un’indagine di Venditti sui referenti milanesi delle cosche di Archi.
A proposito di omicidi. Uno dei più famosi ed efferati di cui si è occupato Venditti, è stato quello del finanziere Gianmario Roveraro, prima sequestrato e ucciso e, infine, fatto a pezzi con un machete. Anche in questo caso, il sostituto procuratore della Dda di Milano è riuscito a far condannare all’ergastolo l’assassino, il consulente finanziario di Parma, Filippo Botteri.
Assieme al collega Claudio Gittardi, inoltre, il pm Venditti ha fatto luce su un’associazione intercontinentale di trafficanti di droga. «A novembre ci sono stati gli arresti – ricorda il magistrato –. Con l’inchiesta “Loptice” la squadra mobile di Milano è riuscita a dimostrare come un clan serbo-montenegrino faceva da intermediario tra i colombiani e la ’ndrangheta. Abbiamo sequestrato 800 chili di cocaina in Lombardia e un’altra tonnellata e mezza in Uruguay e a Buenos Aires».
Le indagini di Venditti hanno oltrepassato le Alpi, fino al Canton Ticino dove il referente della cosca di Mesoraca era Fortunato Andali. «Era lui – spiega Venditti – l’intermediario, legato ai Ferrazzo, tra i riciclatori svizzeri e un cartello di cosche della Presila catanzarese».
Da quell’inchiesta, denominata “Dirty money”, è emerso che la ’ndrangheta aveva trasferito enormi quantità di denaro in Svizzera, almeno 100 milioni di franchi provenienti dal traffico di armi e droga. Seguendo tutte le mani che toccavano quella montagna di denaro sporco, Venditti e il Ros hanno scoperto addirittura una banca messa in piedi dagli indagati e da imprenditori collusi.

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