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Tre carrozzoni da rottamare

Una norma con ventidue articoli per creare dal nulla due aziende pubbliche che accelerino la fin qui mancata liquidazione di Arssa e Afor, assorbendo in uno di questi nuovi enti le 20 comunità mont…

Pubblicato il: 29/07/2011 – 17:47
Tre carrozzoni da rottamare

Una norma con ventidue articoli per creare dal nulla due aziende pubbliche che accelerino la fin qui mancata liquidazione di Arssa e Afor, assorbendo in uno di questi nuovi enti le 20 comunità montane calabresi. E` il quadro disegnato per la riforma dei comparti della Forestazione e dell`Agricoltura, che ispira la bozza del futuro progetto di legge che in questi giorni l`assessore regionale Michele Trematerra ha iniziato a illustrare ai sindacati. Il cosiddetto «riordino» di settori che – con la legge 9 del 2007 erano stati resi orfani di colpo dei due enti strumentali, con la precedente giunta che li voleva sopprimere e che non sono mai stati sciolti – entra quindi nella fase della consultazione con le parti sociali, dopo una preparazione iniziata nell’autunno scorso. Un atteso snodo sostanziale a lungo invocato dalle organizzazioni sindacali, che avevano chiesto una compartecipazione preventiva nel lavoro condotto dal sottosegretario Alberto Sarra, protestando di volta in volta per il contenuto di una proposta di riforma per lungo tempo conosciuta solo attraverso frammentarie indiscrezioni di stampa e rumors nei palazzi della politica.

Riformismo dai tempi lunghi

Un iter amministrativo ancora lontano dal suo esito finale, però, visto che la bozza elaborata dal centrodestra è pur sempre passibile di emendamenti e aggiustamenti eventualmente proposti dalle categorie che hanno un ruolo nei due comparti. Pur trattandosi di un documento ancora non discusso in giunta, chi lavora alla riforma ha sottoposto in questi giorni l`elaborato all`analisi preventiva del ministero dei Rapporti con le Regioni, dando prova di una  forte dose di cautela giustificata dal fatto che  una riorganizzazione così secca non ha precedenti nella storia del regionalismo italiano. Solo la Calabria, ad esempio, possiede nel ventre molle dei suoi uffici un apposito organo deputato alla gestione della Forestazione. Peculiarità ingombrante diventata negli anni specchio dei falsi sensi di colpa di un`intera classe politica che “di giorno”, per placare la critica all`assistenzialismo sollevatasi col vento leghista, dice di voler risolvere questa anomalia, e poi “di notte”, nella gestione quotidiana del potere promette, premia, fa foraggiare dipendenti e dirigenti in cambio di consenso. L`Afor, nata nel 1992 come ammortizzatore sociale per la piaga della disoccupazione, tale è rimasta negli anni, incapace di programmare e gestire in maniera produttiva la risorsa montagna. Ed è per questa sua storia piena di pieghe spesso oscure, che i tempi lunghi alle viste sembrano nascondere nuove formule di camaleontismo politico. Tanto più che la strada alquanto complicata prescelta, volendo accorpare in due nuove aziende ben tre enti, sembra anche questa inedita nel panorama italiano e, quindi, pronta a disseminare altre insidie. Una su tutte: l` unicità di un sistema che non avrebbe casi analoghi, visto che il processo di federalismo in nessuna Regione si è spinto a prevedere il dissolvimento delle comunità montane, altrove come in Calabria già riformate dopo il passaggio di competenze dallo Stato. Un surplus di riformismo che dovrà superare, non solo a Roma, parecchie “colonne d`ercole”: la bozza fin qui elaborata dovrà essere discussa dalla giunta regionale che, attraverso l`approvazione, potrà sancirne i crismi del progetto di legge vero e proprio. Che, a quel punto, entrerà ufficialmente in consiglio regionale per le analisi e l`approvazione delle commissioni. Anche qui un ulteriore passaggio istituzionale reso incerto nei tempi, perché potrebbero essere dietro l`angolo obiezioni e pressioni provenienti anche da settori della stessa maggioranza, intenzionati a far diventare questa materia oggetto di contrattazione per la tutela di interessi o clientele insiti nell’organizzazione di strutture che si sono guadagnate la nomea di carrozzoni politici. Un insieme di variabili già in atto o pronte a manifestarsi, quindi, che oggi non fa sbilanciare più di tanto gli osservatori sui tempi dell’approdo nell`aula di Palazzo Campanella del progetto finale. Con una nuova aggravante che a questo punto potrebbe materializzarsi, per via della doppia votazione richiesta. Si dovrebbe arrivare al varo delle nuove aziende, infatti, attraverso un combinato disposto di due norme distinte così come oggi prevede la bozza che l`assessore dell`Udc ha portato all`attenzione dei sindacalisti. La prima legge in ordine di tempo, formata da due soli articoli, codificherebbe soltanto l`istituzione dei due enti strumentali voluti dal centrodestra. In questo caso, perché il testo venga approvato, sarà necessario che si esprima a favore la maggioranza dei due terzi dei consiglieri: si tratta di dar vita a inediti organismi che nei loro settori avranno un`autonomia larghissima subordinata soltanto al dipartimento di riferimento. Esigenza formale e sostanziale che potrebbe far rimettere il progetto nuovamente al centro della contrattazione tra i  gruppi consiliari dei due schieramenti e l’esecutivo. Si sa che quando in aula è richiesta la maggioranza qualificata per il via libera a un qualsiasi provvedimento, infatti, i consiglieri fanno pesare ancora di più il voto vincolandolo all`accettazione di proprie proposte che potrebbero anche essere strumentali. L`altra norma, quella formata da 22 articoli e concepita per organizzare le due aziende, dovrà essere approvata con una maggioranza che a questo punto definire “semplice” diventa un azzardo, viste le lunghe e complesse contrattazioni che comunque ne potrebbero essere alla base.
Tutto lascia pensare che i tempi si allungheranno almeno fino all`inverno prossimo: non viene escluso che si possa arrivare ad avere solo nel prossimo anno un nuovo assetto definitivo.  

Il progetto

Il progetto di legge in embrione mette assieme la rivalutazione di Arssa e Afor con la soppressione delle Comunità montane che, dopo un rapido passaggio di funzioni alla Regione, verrebbero inglobate in uno dei nuovi enti. I due soggetti giuridici si chiamerebbero “Azienda regionale per la forestazione e per le politiche della montagna” e “Azienda per lo sviluppo dell`agricoltura”. La prima con sede a Catanzaro, l`altra a Cosenza. La soppressione e liquidazione delle Comunità montane avverrebbe su impulso di 20 commissari da nominare con mandato che dovrebbe durare massimo un anno. Per entrambe le aziende in via di creazione, viene previsto il divieto di «procedere a qualsiasi tipo di assunzione, ovvero di trasformazione o modificazione dei rapporti di lavoro in essere», fino all`approvazione degli atti aziendali definitivi.   

La futura ex Arssa

L`attuale Agenzia per lo sviluppo dei servizi in agricoltura conta 895 dipendenti e il futuro lavorativo di una parte di essi è stato già terreno di scontro tra Regione e sindacati durante l`illustrazione di questa bozza. Nel primo documento preparato dal sottosegretario, infatti, era previsto che quella parte di addetti oggi distaccati transitoriamente alle dipendenze dirette dell`assessorato (per lo più divulgatori) venissero trasferiti definitivamente nell`organico della Regione. La discussione avviata, invece, ha fatto sì che venisse modificata tale indicazione in modo da portare tutti i lavoratori dell`Arssa dentro la futura Azienda. Il nuovo ente, confermando l`attuale centro nevralgico nella città di Telesio, aprirebbe cinque sedi operative nei capoluoghi di provincia. L`Azienda avrebbe come organo apicale il direttore generale, per la cui nomina è previsto il rispetto di una serie di stringenti requisiti per evitare i conflitti di interesse del passato. Ad esso verrebbero affiancati un comitato tecnico-scientifico e un collegio dei sindaci. Un articolo specifica, inoltre, i nuovi rapporti con la Fondazione Mediterranea Terina. Quest`organismo, oggi doppione dell`Arssa, creato fra mille polemiche nella passata legislatura, diventerà un braccio operativo della nuova azienda.

Foreste e montagne

Nel settore si tratterebbe di attuare, con parecchio ritardo,
quanto già disposto dall`articolo 54 dello Statuto regionale che, inattuato, prevede già la formazione del nuovo ente. Il progetto Trematerra-Sarra introduce una funzione specifica, che si aggiunge a quelle ereditate dagli enti montani e dall`Afor. Viene contemplato infatti l’impegno per la «prevenzione e la lotta agli incendi boschivi»: l’Azienda diventerà uno dei principali soggetti attuatori anche «degli interventi della Regione per la prevenzione e il risanamento dei fenomeni di dissesto idrogeologico». L’ente avrebbe gli stessi organi della consorella, con diverse altre sedi spalmate sul territorio, una per ogni distretto da formare. Per quanto riguarda il personale si stabilisce di dotarlo degli addetti «transitati dall`Afor in liquidazione», che dovrebbero essere circa 6.000 assunti in pianta organica, mentre per gli stagionali varrebbe la norma che tende ad aggiornare i rapporti di lavoro a dopo l`approvazione del piano aziendale.  Diventeranno dipendenti dell`ente anche i circa 400 lavoratori delle Comunità montane.

L’ennesima liquidazione

Gli enti montani, secondo le intenzioni indicate nella bozza del progetto di legge, verrebbero soppressi e messi in liquidazione. Le loro funzioni ordinarie passerebbero in via momentanea alla Regione, mentre quelle che erano state assegnate da convenzioni con Comuni o Parchi tornerebbero definitivamente a queste amministrazioni. Per curare la liquidazione delle Comunità, la Regione nomina per sei mesi o per un anno 20 commissari e altrettanti vice, allo scopo di trasferire funzioni e personale alla nuova azienda formata con l`ex Afor.

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