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Se la Regione si smentisce

“Visit Calabria”? Andatelo a dire allo sventurato turista inglese che, alla ricerca di un posto simbolo della nostra regione, scelga a ragione Vibo Valentia: mare (Costa degli Dei), monti (Poro), e…

Pubblicato il: 29/07/2011 – 18:09
Se la Regione si smentisce

“Visit Calabria”? Andatelo a dire allo sventurato turista inglese che, alla ricerca di un posto simbolo della nostra regione, scelga a ragione Vibo Valentia: mare (Costa degli Dei), monti (Poro), enogastronomia (cipolla di Tropea e ’nduja di Spilinga) e soprattutto patrimonio storico-archeologico: si trova a Vibo, infatti, l’esempio più fulgido di fortificazione militare magnogreca. Ma quel turista farà fatica – una volta arrivato a destinazione – a individuarle, quelle fortificazioni che furono, con il porto, il vanto di Hipponion: spesso sono sepolte dall`erbaccia e inavvicinabili causa spazzatura.  
Dite “visit Calabria” a un altro turista che voglia rivivere i fasti umiliati di una città così opulenta da omaggiare la nostra lingua di una parola (“sibarita”) tradotta in 143 idiomi; o a un altro ancora che voglia farsi una passeggiata nel parco crotonese intitolato al più grande matematico di tutti i tempi (ne parliamo da pagina 68 a 71, anzi facciamo parlare soprattutto le immagini, come si dice in tv).
La realtà è triste, eppure ha un nome evocativo (“Calabria. Pensiero Mediterraneo”) la campagna di promozione che la Regione ha lanciato, in pompa magna, non solo sulle televisioni e i mezzi tradizionali ma anche su iPad e iPhone: chi li possiede potrà infatti scaricare dai rispettivi app-store le applicazioni per ammirare, conoscere e avere informazioni sui luoghi di maggiore interesse della Calabria. Certo, dovrà essere fortunato nella scelta della location: il rischio sarà simile a quello corso da chi prenota via internet il soggiorno in un villaggio e, una volta arrivato, s`imbatte in una realtà ben diversa.  
E poi ci sono i bronzi: passeranno un’altra estate sotto i ferri ma da qualche settimana li vediamo, stranamente, in gran forma mentre si snodano in versione 3D in un museo che – se è quello di Reggio – è pure chiuso, e magari è per questo che scappano da lì… Pubblicità ingannevole? Forse. Costosa? Abbastanza: 2 milioni e mezzo in totale (lo spot 50mila). Di cattivo gusto? Così dicono i più, in testa il decano dell’archeologia e della storia dell’arte, il calabrese Salvatore Settis.
E dire che, presentando il “piano d’azione regionale” (testuale) prima di partire per la Bit di febbraio, il presidente Scopelliti aveva affermato: «La politica degli spot non serve. Uno spot non basta. Senza voler per forza fare polemica, vogliamo mettere in campo un progetto strategico, un piano complessivo che migliori l’offerta, valorizzi i territori e implementi le risorse da investire». Ottimi propositi e lessico trendy, cui faceva eco il direttore generale del dipartimento Turismo: «Più che promuovere – così Raffaele Rio – stiamo attuando ciò che serve per migliorare l’offerta turistica». Quattro mesi ed ecco lo spot delle polemiche.  Il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori Antonio Marziale, uomo di certo non ostile a Scopelliti, nel giorno in cui tutta Italia scopriva in prima pagina sul Corsera la storia dei “bulli”, dichiarava all’Ansa: «Sono certo che i guerrieri bronzei, convertiti in bulletti animati, riusciranno forse a strappare un sorriso a qualche bimbo, ma non incideranno minimamente ad incrementare il turismo in Calabria». Lo stesso giorno (era l’8 giugno) il senatore pd Roberto Della Seta rilanciava l’idea di ritirare lo spot: «Macchietta ridicola e offensiva che rischia di diventare un pericoloso boomerang per il turismo». A sentire i proclami a 360 gradi della giunta non si direbbe, ma se un anno può sembrar poco per dare una sferzata alla valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico, resta un fatto: per la Regione, “archeologia” significa quella coppia di bronzi che giocano al tocco – dove andiamo: mare o monti? – mentre turismo è una cifra feticcio: 27 milioni di presenze previste nel 2011, ovvero una quintuplicazione biblica con la benedizione di un logo griffato (e pure “di area”, il che non guasta…) quali sono i tre scudi stilizzati del reggino Umberto Boccioni, icona del Futurismo e dunque, nella vulgata postuma, patrimonio della destra evoliana e dei fascisti più o meno immaginari cantati da Luciano Lanna e Filippo Rossi. Il marchio regionale di qualità per la promozione turistica, istituito dopo la riunione di giunta lo scorso 24 gennaio, resta un brand da portare in giro per fiere e borse, in attesa che contrassegni i tanti luoghi calabresi da vedere. Anzi: da poter vedere, nel senso di “essere messi in condizione”.
E allora ritorniamo allo spot, facciamo anche noi il tocco e mettiamo che esce proprio Crotone, o, se proprio vogliamo “pensare Mediterraneo” da casa, accendiamo il nostro iPad: buon viaggio.

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