Il generale Angiolo Pellegrini non è tipo che ama far polemica e non ne fa. Una vita trascorsa ai vertici dell`Arma e un impegno come servitore dello Stato, da quando ha lasciato la divisa per raggiunti limiti d`età, lo hanno abituato a alzare di molto l`asticella della pazienza consentendogli di non commentare le scelte, anche incomprensibili, della politica. Ma questa volta all`ex comandante della Direzione investigativa antimafia la misura sembra colma, e gli impone di non sottrarsi al dovere di una denuncia che sente impellente. «Dal punto di vista morale e dell`immagine, la scelta fatta dalla Regione mortifica», è la dichiarazione che Pellegrini pesa parola per parola, nel colloquio con il Corriere della Calabria. Un colpo secco, solo per far conoscere il suo “non ci sto” per il tradimento del governatore Scopelliti ai danni del consorzio interistituzionale Piana Sicura. L`organismo presieduto da Pellegrini ha sede in prefettura, a Reggio, e proprio dall`ex sindaco della città, oggi a capo della giunta regionale, il generale non si aspettava un voltafaccia così clamoroso, con la comunicazione dell`uscita della Regione dalla compagine. Il “modello Reggio” si può esportare per feste e sfilate, secondo gli amministratori regionali, ma non per la tutela della sicurezza.
Il consorzio che l`Italia ci invidia
Nel 2002 Piana Sicura nacque su impulso del presidente del consorzio Asi, Giuseppe Fragomeni, e dell`allora prefetto Goffredo Sottile che diedero vita a un`operazione di ingegneria burocratica tra le più virtuose, non a caso benedetta a Roma da Luigi De Sena, allora vicecapo della Polizia. Con l`obiettivo di intercettare i fondi europei per la videosorveglianza delle aree industriali di Gioia Tauro-Rosarno-San Ferdinando, venne creato un organismo che da subito fu abile ad aggirare un grosso ostacolo frapposto dall`Unione europea. Strasburgo non voleva autorizzare la spesa, considerandola un “aiuto di Stato” distorsivo del mercato e favorevole per le imprese. Critica che fu demolita dai fondatori del Consorzio che decisero di non piazzare l`occhio meccanico dentro il distretto industriale, ma solo lungo le vie di accesso e nei paesi, e di ampliare le competenze del sodalizio che divenne anche un centro propulsore della cultura della legalità nelle scuole, per la formazione e per la presa in carico di beni confiscati. Genesi complicata che, però, spiega l`alto potenziale della sinergia che in questo caso ci fu fra Comuni, enti subregionali e istituzioni dello Stato. Un`unione cui si aggiunse pure la Provincia e l`autorità portuale, che all`epoca condusse al parto di un presidio che incuriosì anche il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, che venne in Calabria per studiare la possibilità di esportare nella sua città – dove quello della sicurezza è tema di scontro politico, ma mai oggetto di tagli alle spese – un modello di videosorveglianza che, ad esempio, una volta a Gioia Tauro consentì ai carabinieri di arrestare un omicida.
I carrozzoni sì
la sicurezza no
Adesso tutto questo patrimonio di buone pratiche antimafia è affossato dal disimpegno comunicato dal direttore generale della presidenza della giunta, Franco Zoccali. «La Regione – spiega ancora Pellegrini, sconfortato ma non arreso – ha motivato la decisione con l`esigenza di predisporre risparmi sul bilancio regionale». Da Palazzo Alemanni hanno fatto sapere che l`azionista di maggioranza, la Regione, staccherà un ultimo assegno solo per il 2011 (da 100.000 euro, anche le quote pregresse non pagate) e dal prossimo anno Piana Sicura si dovrà arrangiare. Un accanimento che la politica non riserva mai agli enti-carrozzoni clientelari, che salva sempre in un modo o nell`altro dalla scure dei tagli, e che invece applica contro un`amministrazione virtuosa e in una materia così sensibile. Una Regione tanto disponibile con le diverse società partecipate che spesso svolgono ruoli doppioni (vedasi la fondazione Terina salvata assieme all`Arssa), quanto “distratta” nei confronti di un consorzio che si occupa di questa materia delicata in esclusiva.
«Zoccali – prosegue sconsolato il presidente – ci ha garantito che in futuro ci saranno forme di collaborazione esterna tra noi e la Regione, ma non è la stessa cosa. Era significativo che l`ente regionale non sciupasse questo suo protagonismo peculiare». Ma la Regione non torna sui suoi passi, mentre l`opposizione non dimostra interesse.
Pellegrini non demorde
Il Consorzio stenta ma va avanti anche perché nel frattempo è aumentata la platea degli enti interessati e, mentre si assiste ad una recrudescenza criminale nel triangolo intorno al porto, c`è da garantire la manutenzione delle videocamere e la copertura assicurativa. I comuni di Galatro, Cittanova, Cosoleto, Scido, S.Cristina e Delianuova, qualcuno dei quali vuole aderire all`organismo, hanno chiesto e ottenuto la redazione di un progetto di videosorveglianza. «Aspetto di incontrare il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, per proporgli un piano di salvataggio, visto che anche quest`ente è un socio qualificato – ha concluso Pellegrini -. C`è la possibilità di continuare con o senza la Regione e non ho intenzione di mollare: la Piana ha bisogno». Un ente al bivio, costretto all`alt dalla Regione che considera un dispendio di risorse l`incoraggiante allargamento di questa esperienza anche ad altre realtà territoriali.
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