«È un`opera fondamentale per contribuire al rilancio dell`alto Tirreno cosentino». Non ci sta Alberto Ortolani, gestore dell`aviosuperficie di Scalea a considerare l`infrastruttura una “cattedrale nel deserto”. Lo scalo, entrato in funzione nel 2006, secondo Ortolani, «è pienamente operativo». «Possiamo orgogliosamente affermare – dice – di essere l`aviosuperfice più grande del sud Italia». E a sostegno di questa tesi spulcia numeri. «Mediamente – sostiene Ortolani – transitano sullo scalo quattromila velivoli l`anno. Il 90% dei nostri clienti sono privati che scendono in Calabria principalmente per motivi di affari. Ma ci sono anche turisti, ovviamente di alto livello, che preferiscono viaggiare in comodità per raggiungere le località tirreniche». La struttura, costata 23 miliardi provenienti dal Patto territoriale “Alto Tirreno cosentino” del 1996 che raccoglie 14 Comuni dell`area, si estende su una superficie complessiva di oltre 260mila metri quadrati. Risorse che hanno permesso di realizzare una pista lunga 2 chilometri e larga 30 metri, l`aerostazione e altri servizi connessi all`infrastruttura. Opera che rimane di proprietà del Comune di Scalea che l`ha assegnata, con un affidamento diretto, alla “Società idroscalo turistico” di Napoli. Un passaggio, quest`ultimo, che ha sollevato non poche perplessità da parte di molti amministratori dell`area. «Questa scelta – sostiene Ortolani – per quanto mi consti è pienamente legittima e sta permettendo alla struttura di operare con ottimi risultati. Inoltre, se ci sarà la volontà politica, potremmo trasformare quest`opera in breve tempo in un vero e proprio aeroporto».
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