Ultimo aggiornamento alle 18:22
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Fiore: «Cosenza, ti allenerò»

Dal suo buen retiro calabrese, Stefano Fiore ripensa a mente fredda a quanto accaduto negli ultimi  mesi. Sono stati i più difficili della sua carriera, lunga e ricca di soddisfazioni, che lo ha vi…

Pubblicato il: 29/07/2011 – 19:14
Fiore: «Cosenza, ti allenerò»

Dal suo buen retiro calabrese, Stefano Fiore ripensa a mente fredda a quanto accaduto negli ultimi  mesi. Sono stati i più difficili della sua carriera, lunga e ricca di soddisfazioni, che lo ha visto  vestire anche la maglia della Nazionale maggiore. Dalle gioie azzurre ai dolori in rossoblù, l’ormai ex capitano del Cosenza ripercorre il film delle ultime due stagioni e, anche se non lo dice, sembra domandarsi tra sé e sé chi glielo abbia fatto fare, nell’estate del 2009, ad accettare la proposta della società bruzia. In realtà la risposta è scontata: l’amore per la sua città e il desiderio di contribuire a riportare i Lupi a un livello confacente alla storia e alla tradizione di questa piazza. L’amarezza è profonda, ma l’attaccamento alla maglia è così forte che ancora oggi, nonostante tutto, il centrocampista ex laziale non ha intenzione di recidere il suo legame con l’ambiente.  
Fiore, i contratti possono ormai essere considerati carta straccia. Ma, al di là della forma, cosa resta del suo rapporto con il Cosenza?
«In linea teorica ci sarebbe un altro anno di ingaggio, ma è del tutto evidente che, per come si è evoluta questa vicenda, non se ne farà nulla: la strada che ha di fronte a sé il Cosenza è in ogni caso impervia. Poi chissà…».
Avevate provato a salvare la squadra voi calciatori. Poi il tentativo è fallito. Cos’è accaduto davvero?
«È tutto molto semplice: quanti si erano fatti avanti, sostenendo di voler contribuire a saldare i debiti del club, in realtà non hanno mosso un dito. Erano solo chiacchiere: di amore per il Cosenza  ne hanno dimostrato ben poco. Qualcuno si è detto pronto a sottoscrivere quote sociali per centomila euro, qualche altro ha ripetuto fino alla fine di averne pronti cinquantamila. Ma alle parole non sono seguiti i fatti».
Millantavano o giocavano al “tanto peggio, tanto meglio”?
«Entrambe le cose. Non posso fare i conti in tasca a nessuno, ma la mia sensazione è che in questa vicenda abbiano avuto un ruolo alcuni personaggi che non avevano a cuore le sorti della società e altri che ostentavano una disponibilità economica in realtà inesistente. Per questo abbiamo provato anche noi calciatori a trovare una soluzione, ma il nostro tentativo si è rivelato inutile, nonostante fossimo disposti a rinunciare a ingenti somme. Stiamo parlando di contratti fino a 180mila euro con spettanze arretrate che risalivano al mese di ottobre dello scorso anno. A conti fatti, sarebbero stati risparmiati 800mila euro: sarebbe bastato un piccolissimo sforzo da parte di chi ha pontificato per mesi e la storia avrebbe avuto un epilogo diverso».
Cosa l’ha ferita di più?
«Mi ha fatto male capire quanto opportunismo ci sia  stato in chi ha utilizzato il Cosenza come veicolo di pubblicità. C’è chi ha sbagliato nella piena consapevolezza di compiere degli errori gravissimi, con l’unico scopo di guadagnare consenso in seno all’opinione pubblica. Non ci si può improvvisare dirigenti sportivi: per guidare una società di calcio bisogna conoscerne regole, metodologie e rischi».
C’è qualcosa di positivo, in un quadro d’assieme così deprimente?
«Sì, i valori umani dei calciatori. Tra i ragazzi disposti a rinunciare allo stipendio, ce n’erano alcuni con ingaggi molto bassi. In proporzione, il sacrificio economico per loro sarebbe stato molto più alto che per me, che ho condotto una carriera ai massimi livelli».
Ha già deciso quale strada intraprendere nel suo prossimo futuro?
«Sono molto stanco, amareggiato e deluso. Ma non ho intenzione di porre fine al mio rapporto con il calcio a Cosenza. Se dovesse essere ritenuto utile, sarei pronto a dare una mano, a fornire i consigli, a prestare una consulenza, ma solo ed esclusivamente sul piano tecnico. È l’ambito nel quale sono disposto ancora a spendermi per questa squadra e per la città».
Appenderà le scarpe al fatidico chiodo?
«No, mi sento ancora un calciatore in attività e cerco nuovi stimoli, anche se in Lega Pro ci sono regole sempre più stringenti che impongono giustamente di valorizzare i giovani. Tutto questo però non sarebbe inconciliabile con un ruolo di consulenza esterna al Cosenza, nella speranza che si apra una stagione di concreta programmazione tecnica».
Sembra quasi che stia facendo un pensierino alla panchina rossoblù.
«Sarei ipocrita se lo negassi: è un’idea che accarezzo, un sogno che nutro da cosentino. Ma, lo ribadisco, c’è bisogno di una rifondazione societaria e di un progetto tecnico serio. Ci vorranno anni per far tornare al San Vito il grande calcio. Per riuscirci bisogna rimboccarsi le maniche: chi ama il Cosenza, adesso, lo dimostri davvero».

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x