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Acqua, quando referendum fa rima con censura

«Papà, perché i miei compagni di scuola vanno via?». L’epilogo di una giornata che sarebbe dovuta essere un’occasione di festa per molti bambini delle scuole elementari e dell`infanzia di Amantea è…

Pubblicato il: 01/08/2011 – 17:01
Acqua, quando referendum fa rima con censura

«Papà, perché i miei compagni di scuola vanno via?». L’epilogo di una giornata che sarebbe dovuta essere un’occasione di festa per molti bambini delle scuole elementari e dell`infanzia di Amantea è racchiuso in questa semplice domanda. Parole spontaneamente pronunciate da uno dei piccoli mancati protagonisti della manifestazione “Acqua… risorsa di vita”, promossa dal comitato civico “Natale De Grazia”, con la collaborazione della direzione scolastica di Amantea e della scuola dell’infanzia “Dolce Bimbo”, per insegnare ai più piccoli il valore dell’acqua. «Ma difendere questo bene non significa sostenere le ragioni del “sì” al referendum», aveva ammonito preventivamente e a chiare lettere la direttrice del distretto scolastico amanteano, Nella Pugliese prima dell`organizzazione dell`evento. Così è bastato che nel suo intervento introduttivo il presidente del consiglio comunale della cittadina tirrenica, Monica Sabatino, invitasse a votare “sì” ai referendum sull`acqua che la coloratissima e allegra cornice della manifestazione si tramutasse in pochi minuti in un grigio tribunale amministrativo. «L’iniziativa è sospesa e invito tutti i docenti a rientrare in classe». Il comando della direttrice è giunto perentorio.
Tanto categorico da essere eseguito immediatamente da tutti gli insegnanti dei plessi scolastici “Pascoli” e “Manzoni” di Amantea.
«Dobbiamo andare via – ha detto sottovoce qualche maestra – . Si rischia il provvedimento disciplinare».
Nulle sono state le esortazioni dei promotori a chiudere l’incidente  soprattutto dopo le scuse ufficiali pronunciate sul palco dallo stesso presidente del consiglio comunale. «È una mia personalissima posizione non c’entrano nulla gli organizzatori», ha spiegato la Sabatino. Nulle sono state anche le tante voci che incitavano a proseguire la manifestazione «per rispetto del lavoro dei bambini». Nulla di nulla. Per la direttrice, pronunciare in presenza degli alunni la parola referendum, raccomandando di votare “sì” merita una drastica punizione. «La scuola è un’istituzione e una manifestazione che vede la nostra partecipazione non può essere strumentalizzata a fini politici», si è  giustificata la direttrice. E così la preparazione dell`iniziativa, che è costata tre mesi di lavoro a bimbi, insegnanti e organizzatori, è andata in fumo. Spenta dall`acqua dopo le fiamme della polemica.

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