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L’amore di una donna sconfigge le ’ndrine

Non tragga in inganno il nome “Calabrisellafilms”: la casa di produzione dell’attrice, regista e sceneggiatrice calabro-americana Lucia Grillo non lascia spazio a coppole, peperoncini e altri luogh…

Pubblicato il: 05/08/2011 – 19:15
L’amore di una donna sconfigge le ’ndrine

Non tragga in inganno il nome “Calabrisellafilms”: la casa di produzione dell’attrice, regista e sceneggiatrice calabro-americana Lucia Grillo non lascia spazio a coppole, peperoncini e altri luoghi comuni, e – per festeggiare il decimo anno di attività – rimarca la propria filosofia lanciandosi a capofitto in un’iniziativa antimafia senza precedenti, una campagna di raccolta fondi, tra le comunità italiane e non solo sparse nel mondo, terminata qualche giorno fa e che ha raggranellato via Internet da tutto il mondo 4mila dollari in tre mesi. Dopo mesi di gestazione, prende così piede il progetto “Na calma tigrata” (A tigered calm), il film che – dopo tre apprezzatissimi cortometraggi – nelle intenzioni della Grillo «mostrerà, per primo, la ‘ndrangheta vista dagli occhi di una donna. Sarà il primo film antimafia fatto in Usa». Niente di apologetico. I mafia movie che hanno reso epico un genere, e forse anche mitizzato le organizzazioni criminali oltreoceano come oggi fanno i serial, sono solo un ricordo.
Lucia – la cui famiglia è originaria di Francavilla Angitola, nel Vibonese – si è laureata alla New York University. Ha lavorato, tra gli altri, con i registi Spike Lee, Tony Gilroy, e Barry Alexander Brown; e con gli attori Mira Sorvino (premio Oscar), John Leguizamo e Vincent Schiavelli, altro calabrese d’origine, scomparso nel 2005. Nel frattempo ha girato due dei suoi corti proprio qui in Calabria: il primo, “A pena do pana” (“Il prezzo del pane”, proprio con Schiavelli, dove recita nel ruolo introspettivo e autobiografico della madre della piccola protagonista, basato su sua nonna materna) ha vinto un premio (miglior corto digitale) al “Rome independent film festival” ed è stato messo in onda su La 7; e il secondo, “Ad Ipponion”, dal titolo di una poesia scritta nel 1921 da Pasquale Enrico Murmura (Monteleone, 1903-1924) ispirata al nome magnogreco di Vibo Valentia, è stato selezionato dal Festival di Cannes nella sezione “Short film corner” nel 2010.
In “Terra sogna terra” (da qualche giorno su Vimeo in versione lunga) la Grillo ha raccontato il microcosmo degli orti calabresi a New York: venti minuti di interviste a emigrati dell’ondata anni 60, arrivati – come il nonno Francesco Antonio Grillo, scomparso appena dopo la lavorazione del corto – “farmer” (contadini che in Calabria coltivavano «citròla e purtugalli») e diventati “gardener” (giardinieri) pur di trovare una «giobba» (dall’americano “job”), gente che «se non pianto quattro file di pomodori soffro…» forse perché «la senti sempre la nostalgia per la terra nativa, anche se lì hai sofferto la fame e perciò te ne sei andato». La dedica finale «pé patrima» è l’ultima dimostrazione che Lucia Grillo ha sempre rivendicato le proprie origini. Anche sul piccolo schermo: produce infatti il programma televisivo “Italics” sulla cultura italoamericana.
Ha fatto anni di ricerca, messo radici a New York, lasciando poi una carriera da attrice a Los Angeles per trasferirsi qualche tempo in Italia: «Volevo capire il più possibile della Calabria e della ‘ndrangheta – racconta –, per poter scrivere la sceneggiatura di “A tigered calm”, ritrarre con accuratezza le bellezze del luogo e il loro straniante contrasto con quella violenza oscura che pervade l’aria calabrese». Ha intervistato magistrati, forze dell’ordine, e anche i giovani calabresi, con un metodo da documentario come quello che ha ispirato la sua produzione precedente. Parte dei fondi del film sarà donata a un’organizzazione anti-’ndrangheta che ha ispirato alcune scene. La campagna, partita il 30 marzo, ha come obiettivo la raccolta di 100mila dollari (circa 71mila euro).
“A tigered calm” (sottotitolo: “Può l’amore di una donna combattere contro la più potente delle mafie?”) è un lungometraggio, un mix di generi tra dramma, azione e storia d’amore, che racconta di Caterina, “Cat”, un’assistente sociale newyorkese di origini calabresi che ritorna in Calabria per lavorare in un centro di riabilitazione per i giovani. Lì, Cat lavora con Manuele, “Manu”, un diciassettenne ai domiciliari per spaccio e per associazione mafiosa. Cat prende Manu sotto le proprie ali protettive, gli mostra con tutta se stessa un’alternativa alla vita criminale, lo conduce nelle terre che lo Stato ha confiscato ai mafiosi. Nel frattempo Cat trova anche il tempo per ricongiungersi con Cesare, la persona che ha amato sin dall’adolescenza e attualmente a capo della ‘ndrina locale. Come da canovaccio tipico delle commedie classiche, quello che Cat non sa è che Manu lavora proprio per Cesare. Il film si girerà interamente in più location tra Calabria e New York, e le lingue parlate saranno l’italiano, l’inglese e il dialetto calabrese, con sottotitoli.
Le intenzioni che hanno ispirato il team Calabrisellafilms di cui fa parte anche la produttrice esecutiva Lizette Jamison? «Capire meglio e far capire a più gente possibile di cosa c’è bisogno per sradicare tutti gli stereotipi e ogni forma di oppressione. Mostrare che il glamour delle mafie sia un’idea unicamente cinematografica ed esporre come vivono davvero sia gli appartenenti della malavita che le loro vittime – rispondono Grillo e Jamison –. Vogliamo anche mostrare le bellezze imparagonabili della Calabria, un posto che possiede ogni dono della natura, dalle acque color turchese del mar Tirreno alle montagne della Sila ricoperte di neve». L’obiettivo è ambizioso, e non solo artistico ed economico. «Oltre alla partecipazione ai festival internazionali e all’uscita nelle sale, vogliamo che questo film segua il percorso degli altri film prodotti finora da Calabrisellafilms: come strumenti didattici nelle università e tra le organizzazioni culturali che si interessano di antropologia e storia italiana, della storia delle donne, di lingua italiana, di oppressione e gioventù emarginata, di migrazioni e povertà».

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