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Esclusiva: il Corriere della Calabria intervista il magistrato della Dna Roberto Pennisi

Gli arresti, i provvedimenti, le indagini di questi anni non inficiano più di tanto il vero potere della `ndrangheta: «In sé non sono niente. La forza della `ndrangheta sta in ben altro e cioè in q…

Pubblicato il: 18/08/2011 – 15:38
Esclusiva: il Corriere della Calabria intervista il magistrato della Dna Roberto Pennisi

Gli arresti, i provvedimenti, le indagini di questi anni non inficiano più di tanto il vero potere della `ndrangheta: «In sé non sono niente. La forza della `ndrangheta sta in ben altro e cioè in quei legami tra i diversi poteri (criminale-politico-economico) cui prima facevo riferimento. Questa forza risiede nella cosiddetta zona grigia. Orbene, se la zona grigia individuata è il dottor Cisterna allora bisogna concludere che la `ndrangheta ha vinto. E quei risultati possono considerarsi di non grande rilievo, soprattutto alla luce della mancata individuazione della vera zona grigia che affligge questa città, questa provincia, questa regione».
È uno dei duri commenti che Roberto Pennisi, sostituto procuratore nazionale antimafia, affida a una lunga intervista concessa, in esclusiva, al Corriere della Calabria che la pubblica nell`edizione in edicola.
Pennisi che è stato nello Jonio reggino per una breve vacanza, ha fatto parte del pool di Salvo Boemi ed ha lavorato gomito a gomito con Franco Mollace, Giuseppe Verzera e Alberto Cisterna. Poi, andato via, scelse la Procura di Livorno ma fu solo una breve parentesi perché alla prima occasione lasciò quella comoda sede e tornò in prima linea alla Procura nazionale.
Pennisi, nella sua intervista, riepiloga le decine e decine di inchieste che lo hanno visto protagonista. Ricorda il record assoluto (oltre 80 condanne definitive all`ergastolo) segnato dal processo “Tirreno” contro le cosche dei Piromalli-Molè e non nasconde il suo sdegno per chi tenta di accreditare il fatto che la «lotta alla `ndrangheta sia iniziata solo nel 2008…». Poi si chiede: «A chi giova dire che prima era il deserto? Quali ragioni spingono ad una simile colossale mistificazione? Sa qual è la differenza tra ieri e oggi? Semplicissimo: a me sembra che il contrasto del crimine organizzato di tipo mafioso, oggi, sia divenuto un fenomeno mediatico. Oggi è cambiato semplicemente che l’attività giudiziaria per essere reale ha bisogno di essere pubblicizzata. E così, secondo le normali regole, dell’economia se un prodotto buono non viene reclamizzato è come se non esistesse».
Tranciante anche il giudizio sul “caso Cisterna”, in merito al quale Pennisi dice: «Guardi, per non essere misterioso, mi riferisco proprio alla vicenda abbondantemente reclamizzata da primarie agenzie pubblicitarie che vede indagato, non si sa bene per quale reato, il collega Alberto Cisterna, procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia. E dico questo perché, se l’attività di indagine è riuscita a produrre tale risultato, ciò vuol dire che qualcosa di strano si è inserito nell’attività stessa».
Secondo Pennisi, si intravede l`opera «di menti raffinatissime che godono fino a raggiungere l’orgasmo criminale quando si verificano fatti di questo genere. Queste menti raffinatissime disdegnano attività rudimentali e folcloristiche ed amano, invece, ricorrere a sistemi del tipo di quello cui oggi stiamo assistendo». Si riferisce alle bombe contro la procura generale e lo dice chiaramente: «Vuole mettere il danno che si è cagionato all’apparato repressivo dello Stato attraverso questi che vengono definiti veleni a confronto con quello determinato da bombette, giochetti pirotecnici ed atti similari?».

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