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La Calabria e lo strano fenomeno del turismo a orologeria

Il fenomeno è davvero da studiare. Perché la Calabria, tra i tanti record che suo malgrado ha conquistato (l`ultimo è quello del mare più inquinato d`Italia), ne può vantare uno che ha dell`incredi…

Pubblicato il: 18/08/2011 – 17:16
La Calabria e lo strano fenomeno del turismo a orologeria

Il fenomeno è davvero da studiare. Perché la Calabria, tra i tanti record che suo malgrado ha conquistato (l`ultimo è quello del mare più inquinato d`Italia), ne può vantare uno che ha dell`incredibile. La nostra regione è l`unica che, a fronte di un crollo delle prenotazioni alberghiere, registra un incremento delle presenze. Turisti che dormono all`addiaccio? Vacanzieri che, considerata l`incalzante povertà, preferiscono soggiornare in auto?
Tra le tante ipotesi, due si fanno prepotentemente strada. La prima è che gli italiani abbiano da un giorno all`altro deciso di stracatafottersene della crisi economica, con un improvviso picco di turisti low cost, guarda caso, tutti concentrati tra il Pollino e lo Stretto. La seconda è che, nella puntigliosa indagine dell`osservatorio Sit (il Sistema informativo turistico calabrese), siano stati inclusi anche gli ospiti del centro di permanenza temporanea di Isola Capo Rizzuto. I quali, certo, nonostante raccolta dei rifiuti e depuratori da terzo mondo, da queste parti soggiornano molto più volentieri che sotto le bombe di Tripoli o scansando missili nel Kurdistan orientale.
I dati, comunque sia, sono generosi: ma quale crisi e crisi, il turismo calabrese gode di ottima salute, tanto da incassare un +2,5 per cento di presenze rispetto al 2010 e un ancor più lusinghiero +3,2 per cento negli arrivi.
«Si è mai sentito dire, in una pescheria, che il pesce non è fresco?», chiede un grande operatore del settore turistico con aria sconsolata. Già, perché in realtà quei dati, la Regione Calabria, li ha sostanzialmente “fabbricati in casa”. Il Sit altro non è che una diretta promanazione del Dipartimento regionale al Turismo, nel quale siedono lavoratori precari che di tutto hanno voglia, fuorché di mettersi a sindacare le scelte politiche del loro dante causa. Se poi dell`osservatorio fanno parte rampolli di autorevoli esponenti della giunta di Palazzo Alemanni, il sospetto che i dati siano generosi diventa ancora più concreto: difficilmente, infatti, una figlia educata contraddirebbe l`operato dell`autorevole papà.
Comunque sia, in barba ai soliti detrattori di una terra definita «una delle mete preferite dei turisti italiani e stranieri», manco fosse Miami, la Regione esulta per questi numeri «straordinari». Come quelli della provincia di Vibo, che da sola ospita l`80 per cento dei vacanzieri stranieri dell`intera Calabria e che avrebbe registrato un incremento di presenze, nonostante i vertici locali di Confindustria parlino di una crisi del comparto turistico che non andava così male da anni.
Ma in fondo che importa? Il Sit calabrese è già proiettato oltre. Così avanti, che ha avuto la capacità di diffondere dati “tendenziali” il 17 agosto. Nelle località di tutto il mondo, i numeri per giudicare l`andamento di un`annata turistica arrivano cinque o sei mesi dopo la fine dell`alta stagione, a bocce ferme. In Calabria non è necessario: inutile studiare, basta il “pensiero mediterraneo”.

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