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Destino cinico: Alessandra Sgarella muore poche ore dopo l`arresto dell`ultimo suo rapitore

Destino cinico: stanotte è morta l`imprenditrice Alessandra Sgarella. La malattia di cui soffriva da diversi anni le ha dato il tempo di vedere l`ultimo dei suoi sequestratori assicurato alla giust…

Pubblicato il: 27/08/2011 – 14:55
Destino cinico: Alessandra Sgarella muore poche ore dopo l`arresto dell`ultimo suo rapitore

Destino cinico: stanotte è morta l`imprenditrice Alessandra Sgarella. La malattia di cui soffriva da diversi anni le ha dato il tempo di vedere l`ultimo dei suoi sequestratori assicurato alla giustizia.
Ieri pomeriggio, infatti, i carabinieri del gruppo Locri hanno arrestato il latitante Francesco Perre, alla macchia dal 1993, mentre era intento a coltivare una piantagione di canapa indiana in località Fiumara Cambi, una zona aspromontana tra i comuni di Bova e Palizzi.
Accortosi dei militari, il boss ha tentato la fuga ma è stato bloccato dopo poche centinaia di metri.
«Bravi mi avete fregato» è stato l`unico commento del boss Perre mentre il colonnello Valerio Giardina stringeva le manette ai suoi polsi.
I dettagli dell`operazione sono stati illustrati stamattina durante una conferenza stampa tenuta al comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria. L`annuncio della morte della Sgarella è stato dato dal Tg5.  Era stata sequestrata nel quartiere di San Siro l`11 dicembre 1997 e rilasciata dopo 266 giorni a Locri il 4 settembre 1998.
A margine dell`incontro con i giornalisti, appresa la notizia della morte della Sgarella il procuratore aggiunto Nicola Gratteri ha affermato che «siamo passati da un momento di serenità e di soddisfazione per l`arresto di Perre, a un momento di grande tristezza pensando alla scomparsa di questa donna, al suo calvario durato nove mesi e alla sua giovane vita».
Ritornando alla cattura dell`ultimo esponente dell`Anonima sequestri dell`Aspromonte, il colonnello Pasquale Angelosanto, comandante provinciale dei carabinieri, ha ribadito che Perre è «un elemento di primo piano della ‘ndrangheta nella sua articolazione denominata cosca Barbaro-Castani, attiva nella locale di Platì, avendo anche stretti legami di parentela con  il capo cosca Francesco Barbaro. La ricerca dei latitanti rappresenta una delle direttrici strategiche del contrasto alla ‘ndrangheta – oltre alla individuazione delle ricchezze accumulate e all’interruzione delle attività delittuose (come il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura) – operato dall’Arma sul territorio, per la disarticolazione delle strutture militari dell’organizzazione mafiosa, nelle quali i latitanti stessi sono inseriti in posizione di comando».

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