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Sciopero generale, cinque manifestazioni in Calabria

LAMEZIA TERME Lavora per un`alternativa al governo Berlusconi ma anche a quello guidato da Peppe Scopelliti «che è solo un esecutivo degli annunci e delle pose», la Cgil calabrese. Che è impegnata …

Pubblicato il: 30/08/2011 – 16:19
Sciopero generale, cinque manifestazioni in Calabria

LAMEZIA TERME Lavora per un`alternativa al governo Berlusconi ma anche a quello guidato da Peppe Scopelliti «che è solo un esecutivo degli annunci e delle pose», la Cgil calabrese. Che è impegnata senza sosta per  preparare nei minimi dettagli lo sciopero generale (a cui hanno dato il loro sostegno pure Anci e Legautonomie), proclamato per martedì 6 settembre, contro «una manovra finanziaria – dice in conferenza stampa il segretario generale Sergio Genco – che anche un giornale moderato come Famiglia Cristiana ha giudicato degna di un serial killer».
Dal Pollino allo Stretto saranno cinque la manifestazioni che animeranno la giornata di mobilitazione: una per ogni provincia e ciascuna avrà la partecipazione di un componente della segreteria nazionale. I dirigenti calabresi faranno lo stesso: Genco andrà a Vibo Valentia, Massimo Covello scenderà in riva allo Stretto, Mimma Iannello farà capolino a Cosenza, Raffaele Manfredi verrà spedito a Catanzaro mentre Claudia Carlino presenzierà a Crotone.
In ogni caso,martedì prossimo non sarà solo una giornata di protesta. «I nostri obiettivi – annuncia Genco – sono due: contrastare la manovra e cambiarla perché ci rendiamo conto che, sostanzialmente, si sta tentando di fare cassa e di farlo sulla pelle dei lavoratori e del ceto medio». E qui arriviamo alla contromanovra messa a punto dal sindacato di Susanna Camusso. Tra le proposte della Cgil c`è quella, mutuata dal sistema francese, di un`imposta ordinaria sulle grandi ricchezze, sulla quota che supera gli 800mila euro; un’imposta straordinaria sui grandi immobili, con aliquota fissa dell’1%; accanto a questo c`è la previsione di un fondo per la crescita e l’innovazione che punti al sostegno della politica industriale per il Mezzogiorno, all’aumento della spesa in ricerca e sviluppo e a un piano per l’occupazione. Misure che si rendono improcrastinabili per Genco: «Questa manovra classista impoverisce perché non c`è un euro di investimento per la ricerca, lo sviluppo industriale, il Mezzogiorno. Abbiamo già perso 82mila posti di lavoro e c`è il rischio di perderne altri quindicimila. L`occupazione, infatti, è diminuita e il tasso di occupazione femminile rimane tra i più bassi d`Italia. Non si è rallentato il calo occupazionale in atto da quattro anni, con ritmi più intensi che nel Mezzogiorno senza contare che la Confcommercio ci dice che in questa regione si è registrata una grande contrazione dei consumi».
Nel mirino c`è pure l`articolo 8 della manovra, quello che consente agli accordi sindacali aziendali di derogare ai contratti nazionali e alle leggi in materia di organizzazione del lavoro, compresi i licenziamenti. In pratica, queste intese potrebbero stabilire che in caso di licenziamento senza giusta causa il lavoratore ha diritto a un indennizzo economico e non più al reintegro nel posto di lavoro (articolo 18 dello Statuto dei lavoratori). «Noi ci mettiamo la faccia – dice con una punta d`orgoglio la Iannello – mentre gli altri (il riferimento a Cisl e Uil) si prestano a essere i fiancheggiatori di un`operazione che mira a tagliare i diritti della gente». Avanti con la protesta, insomma. Ma non finirà qui, perché dopo lo sciopero del 6 si continuerà con altre iniziative specifiche su trasporti, servizi idrici e rifiuti.

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