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Legalizzazione, a Gasparri e Giovanardi non piace il dibattito

LAMEZIA TERME Un`affermazione chiara, difficilmente confutabile, per certi versi anche lapalissiana: «Non mi stupirei se scoprissi che nell`elettorato leghista ci fosse anche una componente mafiosa…

Pubblicato il: 05/09/2011 – 17:44
Legalizzazione, a Gasparri e Giovanardi non piace il dibattito

LAMEZIA TERME Un`affermazione chiara, difficilmente confutabile, per certi versi anche lapalissiana: «Non mi stupirei se scoprissi che nell`elettorato leghista ci fosse anche una componente mafiosa». Parole, queste, che il procuratore generale della corte d`Appello di Ancona, Vincenzo Macrì, ha pronunciato nel corso della trasmissione “KlausCondicio” di Klaus Davi. Una convinzione che il magistrato, già procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, ha ovviamente argomentato in maniera approfondita. «La mafia – ha spiegato Macrì – ha tutto da guadagnare nella scelta separatista, perché favorirebbe il controllo delle regioni meridionali. Leonardo Messina, che fu uno tra i più lucidi collaboratori di giustizia siciliani, lo ha detto apertamente in Commissione antimafia: noi cerchiamo il separatismo del Sud dal resto del Paese, così la mafia si fa Stato. È questa la strada a cui loro non hanno mai rinunciato». Il procuratore generale di Ancona ha aggiunto: «L`interesse mafioso è compatibile con quello leghista, non si può escludere che la mafia spinga per il separatismo. I progetti delle mafie guardano all`evoluzione di un progetto separatista».
BORGHEZIO Immancabile è arrivata la replica leghista, per bocca dell`europarlamentare Mauro Borghezio, che non ha perso l`occasione per una delle sue ormai proverbiali boutade. “La Lega votata dai boss? Il procuratore Vincenzo Macrì questa estate ha preso troppo sole. Il miglior antidoto alla mafia è stata proprio la Lega e sempre lo sarà», ha detto l`esponente del Carroccio. Come dire: tutti gli elettori della Lega sono onesti, tutti i mafiosi stanno altrove. Borghezio, in realtà, dimostra di non aver neppure ascoltato o letto quanto affermato dal magistrato di origini calabresi, limitandosi a replicare “de relato”. Dovrebbe poi mettersi d`accordo con il suo collega al governo, Roberto Maroni. Il ministro degli Interni, quando Roberto Saviano parlò dei contatti fra Lega e `ndrangheta, pretese di replicare a “Vieni via con me”. Poi però, negli atti ufficiali del suo ministero, non ha potuto evitare di mettere nero su bianco le infiltrazioni delle cosche nella sua amata Lombardia. Anche nelle amministrazioni in cui la Lega era presente.
SERVIZI SEGRETI «Penso che i nostri servizi segreti abbiano orientato anche i comportamenti della `ndrangheta», ha detto ancora il procuratore generale della corte d`Appello di Ancona a Klaus Davi, spiegando: «Il recente episodio di Giovanni Zumbo, professionista di famiglia non mafiosa che lavorava con i tribunali nella gestione dei beni confiscati, che nel 2010 si è presentato a casa della famiglia di `ndrangheta Pelle dicendo di essere mandato dai servizi, portando in dono alle cosche una serie di informazioni riservatissime sulle indagini in corso nei loro confronti, assicurandoli che sarebbe stato in grado di avvertirli con anticipo quando sarebbero scattate le misure cautelari, mi fa pensare ad un ipotesi azzardata, ma che penso. Cioè che i servizi abbiano in qualche modo orientato anche i comportamenti della `ndrangheta come agenzia di servizi criminali per alcune operazioni, anche di tipo economico e politico. Bisogna poi vedere – ha proseguito Macrì – se queste attività fanno capo ai servizi ufficiali, oppure se ci sono sezioni collaterali che hanno compiti particolari che svolgono in autonomia. Non parlo di servizi “deviati”, che forse può essere ripetitivo, però questa attività c`é. Il caso Mattei é uno dei maggiori esempi, ma ci sono casi anche più recenti».
PROIBIZIONISMO Macrì si è anche soffermato su alcuni aspetti del rapporto tra criminalità organizzata e società. «Ormai è acclarato – ha detto – che il proibizionismo è criminogeno e genera reati. Non è servito a combattere il business della `ndrangheta, che è cresciuto a dismisura. Questa strada non ci porta da nessuna parte. Per questo dobbiamo rompere il tabù e valutare la liberalizzazione di tutte le droghe, anche quelle pesanti. Non ho ricette, non faccio il politico – ha aggiunto il magistrato -. Ma credo che una riflessione pubblica su questo tema vada promossa. Non ho paura di diventare impopolare, mi baso sui fatti: l`ultimo rapporto annuale di Eurispes ci dice che nel 2010 il giro d`affari delle mafie italiane si aggira intorno ai 180 miliardi di euro. Di questo giro d`affari complessivo, il 60% circa è rappresentato dai proventi del traffico di droga».
GIOVANARDI Tema su cui è arrivata la replica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi: «Se il dottor Macrì non ha paura ad esprimere i suoi pensieri su droga e criminalità organizzata, noi invece siamo terrorizzati che magistrati in servizio pensino di combattere la `ndragheta favorendo la libera diffusione di quel killer micidiale che è la droga per chi la consuma e per chi ne subisce gli effetti (basti pensare agli incidenti stradali)».
GASPARRI Sulla questione è intervenuto anche il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, che ha criticato il«sostegno a tesi antiproibizioniste in netto contrasto con le politiche sociali adottate da molti Paesi europei e soprattutto contro ogni studio medico-scientifico sui devastanti effetti derivanti dall`uso di sostanze stupefacenti, comprese le cosiddette droghe leggere».
“Mafia, `ndrangheta e camorra – sostiene Gasparri – non si combattono con il lassismo ma con la fermezza.

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