REGGIO CALABRIA La società Acquereggine si avvia alla chiusura e le organizzazioni sindacali fanno sentire la propria voce. Il consorzio operativo nell’Ato 5 di Reggio Calabria è pronto a dismettere gli impianti e a firmare i licenziamenti collettivi, a causa di una situazione diventata ormai insostenibile, dovuta alla morosità delle amministrazioni comunali. I crediti che Acquereggine vanta nei confronti dei Comuni ammontano infatti a 24 milioni di euro.
Domenico Ferraro, responsabile Fials (Federazione italiana autonomie locali e sanità), esprime tutte le preoccupazioni del sindacato verso la situazione finanziaria della società e il destino dei suoi lavoratori. «La massa debitoria è enorme. Soldi che i Comuni, in primis quello di Reggio Calabria (18 milioni), dovrebbero dare ad Acquereggine, a fronte dei servizi già resi. È mai possibile non riconoscere che molti Comuni sono ormai in fase di dissesto finanziario? E perché la politica tende sempre ad alzare cortine fumogene per nascondere le proprie pesanti responsabilità?».
«E cosa c’entrano – prosegue Ferraro – con i “modelli Reggio” e le presunte carenze di liquidità 130 lavoratori e le loro famiglie che dal primo gennaio 2012 andranno a ingrossare l’esercito dei disoccupati, mentre i politici continuano a ingrassare alle spalle delle fasce sociali più deboli? I Comuni hanno creato un disastro sociale, in quanto hanno costretto la società ad attivare dal 15 ottobre le procedure per il licenziamento collettivo. La Fials – conclude il rappresentante sindacale – pubblicherà i dati dei Comuni morosi anche per far conoscere all’opinione pubblica gli autori di questa macelleria sociale».
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