TORINO È cominciato oggi davanti alla Corte d`Assise di Torino il processo per quattro omicidi per fatti di criminalità organizzata, avvenuti nel Torinese nel 1997. Cinque persone, di cui una latitante e quattro già detenuti per reati di `ndrangheta, devono rispondere dell`accusa di omicidio volontario. I delitti sono quelli di Antonio e Antonino Stefanelli e di Franco Mancuso, uccisi insieme in un feroce regolamento di conti nell`ambito di una violenta faida tra famiglie della `ndrangheta, e, qualche mese dopo, di Roberto Romeo, che era sfuggito all`agguato nel quale erano morti gli altri tre. Su richiesta dei pubblici ministeri Roberto Sparagna e Monica Abbatecola, a giudizio per il triplice omicidio sono stati rinviati Rosario Marando, 43 anni, Giuseppe Santo Aligi, 42 anni, Gaetano Napoli, 41 anni, e Natale Trimboli, 43 anni, quest`ultimo tuttora latitante; per il solo omicidio di Romeo, invece, Antonio Spagnolo, 51 anni. Per Domenico Marando, 45 anni, boss dell`omonima cosca con sede nel Torinese già condannato a 30 anni per il triplice omicidio, ieri gli stessi pm hanno formulato una richiesta di 20 anni di reclusione nel procedimento con rito abbreviato. Nel 1997 i due Stefanelli, padre e figlio, si presentarono nella villa dei Marando, in frazione Tedeschi di Volpiano (Torino) accompagnati da due guardaspalle, Francesco Mancuso e Roberto Romeo. Tutti tranne Romeo furono uccisi sul posto e i loro cadaveri fatti sparire, forse sepolti in qualche cava, insieme alla loro auto, un`Alfa 164 verde scuro. Romeo, che era rimasto all`esterno, riuscì a fuggire, ma pochi mesi dopo fu rintracciato e ucciso in una stradina dietro all`ex stabilimento Fiat di Rivalta di Torino.
x
x