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Apq di Gioia Tauro in alto mare, Scopelliti chiede aiuto alla Cgil che invece denuncia l`inerzia della Regione

GIOIA TAURO «Per non affossare l’Accordo di programma quadro sull’area di Gioia Tauro, una partita che vale 459 milioni di euro, il governatore Scopelliti ha chiesto più volte aiuto alla Cgil per f…

Pubblicato il: 05/10/2011 – 15:54
Apq di Gioia Tauro in alto mare,  Scopelliti chiede aiuto alla Cgil che invece denuncia l`inerzia della Regione

GIOIA TAURO «Per non affossare l’Accordo di programma quadro sull’area di Gioia Tauro, una partita che vale 459 milioni di euro, il governatore Scopelliti ha chiesto più volte aiuto alla Cgil per fare pressione su Rfi, società per le infrastrutture di Trenitalia». Non essendosi ancora spenta l’eco dell’ultimo attacco del presidente della Regione al sindacato della Camuso, da ultimo nella manifestazione del centrodestra a Cosenza, questa confessione-annuncio fatta stamattina in conferenza stampa dal segretario gioiese della Cgil, Nino Calogero, suona anche come una replica decisa agli attacchi rimbalzati sabato scorso dalla piazza cosentina. Il sindacalista ha riferito su questo «gioco di squadra», richiesto più volte da un governatore «Giano bifronte» – che nelle piazze spruzza veleno contro l’organizzazione sindacale accusata di partecipare a lobby e nelle riunioni ufficiali usa il miele, quando trova le porte chiuse a Roma – nella conferenza stampa convocata per chiedere al governo e alla Regione di rispettare gli impegni presi. «Le promesse fatte – le ha chiamate Calogero – che furono precondizione essenziale che ci indussero, nel luglio scorso, ad accettare la stipula dell’accordo sulla cassa integrazione: noi abbiamo dimostrato un grande senso di responsabilità, ora tocca alla politica».   
Il sindacato chiama in causa i sottosegretari del governo Berlusconi, Aurelio Misiti e Tonino Gentile, che hanno partecipato ai tavoli romani assicurando «che Gioia Tauro era una priorità dell’esecutivo», e soprattutto sollecita «un impegno concreto di  Scopelliti». La piattaforma della Cgil parte da una analisi precisa. «Avevano chiesto ai lavoratori uno sforzo enorme per migliorare l’efficienza e abbattere l’assenteismo – ha rimarcato il segretario della Filt Mimmo Laganà – e i risultati su questi due piani già si sono visti. L’assenteismo innaturale è sceso all’uno per cento e nel porto si movimentano più di 27 container all’ora: una efficienza straordinaria».
Siccome l’armatore di Msc, Gianluigi Aponte, aveva garantito che avrebbe potenziato i suoi investimenti in Calabria una volta che si fossero abbattuti i punti critici dell’organizzazione del lavoro, Calogero ripassa la palla a Scopelliti. «Ora tocca al governatore – ha spiegato il segretario – tornare a chiedere un incontro all’armatore, obbligandolo a passare dalle parole ai fatti visto che i lavoratori hanno fatto la loro parte».
Salvatore Larocca, componente della segretaria regionale della Filt, ha chiesto una «rimodulazione dell’accordo di programma quadro», il protocollo concepito dal governo sin dal 2002 e firmato dalla Regione solo nel settembre del 2010, che per il sindacato non va più bene, sebbene non sia entrato in vigore. «Va rivisto – ha attaccato Larocca – intanto perché c’è una previsione di spesa sproporzionata sul piano delle infrastrutture: Gioia Tauro ha bisogno di nuovi clienti che scalino il porto, la struttura così come è già oggi può smistare 5 milioni di teus all’anno». E poi c’è la questione dei ritardi accumulati dalla giunta regionale. «E’ scandaloso – ha sostenuto Calogero – che la Regione afferma di avere porte aperte a Roma e poi tenta di imporre a noi di chiedere conto a Rfi del suo attuale disimpegno che, sicuramente, nasce dal fatto che il governo vuole spostare verso Trieste e Vado Ligure le risorse da impegnare». Larocca, infine, ha criticato il vicepresidente Antonella Stasi. «Ha fatto dichiarazioni entusiastiche ma inopportune – ha detto il sindacalista -. Il decreto milleproroghe è una risposta tardiva del governo e certamente non destina a Gioia Tauro 18 milioni di euro come sostiene il vicepresidente ma molto meno, forse 5. Stasi, piuttosto, si preoccupi di far capire al governo che l’autorità portuale è stata costretta a eliminare l’abbattimento delle tasse di ancoraggio a favore delle compagnie: c’è bisogno che a Roma sostengano finanziariamente il ripristino di questa misura incentivante».

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