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Carlo Chiriaco resterà in carcere

Carlo Chiriaco deve rimanere in carcere. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del Riesame, che hanno respinto l’appello presentato dai legali dell’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia sul ri…

Pubblicato il: 07/10/2011 – 15:59
Carlo Chiriaco resterà in carcere

Carlo Chiriaco deve rimanere in carcere. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del Riesame, che hanno respinto l’appello presentato dai legali dell’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia sul rigetto dei domiciliari. Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa è uno degli imputati del processo contro le `ndrine in Lombardia, scaturito dalla maxioperazione “Infinito” del luglio 2010. A metà agosto i suoi legali Oliviero Mazza e Nico D’Ascola avevano presentato istanza di libertà al Tdl per motivi di salute, che però ha rifiutato, concordando con le conclusione del perito, Marco Scaglione, nominato dal Tribunale di Milano, che individuava una «forte necessità di una seria presa in carico da parte di uno specialista clinico, interno o esterno alla struttura», ma precisando che «le attuali condizioni di salute di Chiriaco non sono comunque tali da controindicarne in assoluto la prosecuzione del regime carcerario». Proprio mentre arrivava la decisione del Riesame, Carlo Chiriaco, sulla base di un provvedimento del collegio presieduto da Luisa Balzarotti, che aveva disposto lo spostamento del detenuto in un istituto dotato di centro clinico, è stato trasferito dal carcere di Monza a quello di San Vittore, nel reparto di psichiatria.
IL PROCESSO Ieri mattina l’ex direttore sanitario dell’Asl era in aula per l’udienza del processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. E Chiriaco da dietro le sbarre ha voluto mostrare ai giornalisti le scarpe senza lacci: in cella è stato privato di ogni oggetto ritenuto pericoloso, comprese le lenzuola. La moglie Emilia Noè si è sfogata nei corridoi dell`aula bunker: «Così lo fanno morire».
Pochi minuti dopo, l’udienza è iniziata, con un collegio rinnovato dal cambio di un giudice. Tra i 33 imputati, era presente in aula anche l’avvocato pavese Pino Neri, con il suo legale Roberto Rallo di Como. L’imputato, che è accusato di associazione mafiosa, e ritenuto dagli inquirenti anello di congiunzione tra la ’ndrangheta e l’organizzazione al Nord, ha preso appunti per tutto il tempo. In particolare ha seguito con attenzione la deposizione del testimone dell’accusa, il capitano dei carabinieri di Monza Luca Latino. Il quale, rispondendo alle domande del pubblico ministero Alessandra Dolci, ha elencato tutti i “locali” di ‘ndrangheta attivi in Lombardia.
DALLE CARTE DEL SEQUESTRO SGARELLA Il capitano ha spiegato ai giudici del Tribunale come si è arrivati all`individuazione di molti imputati attraverso lo studio delle carte del sequestro di Alessandra Sgarella, avvenuto l’11 dicembre del 1997. L`imprenditrice è scomparsa lo scorso mese di agosto nel giorno in cui, forse per un gioco del destino, è stato arrestato l`ultimo componente della banda che la sequestrò: Francesco Perre, affiliato alla cosca Barbaro della `ndrangheta, ricercato dal 1999 perché condannato in via definitiva a 28 anni di reclusione per il rapimento.
«In particolare – ha detto il testimone – abbiamo acquisito filmati e supporti audio di una riunione che si svolse il 30 maggio del 1998. In quella sorta di summit della ’ndrangheta, ripreso da una microspia, si vedono diversi degli imputati presenti qui in aula». In riferimento a questo passaggio della deposizione, il pubblico ministero Dolci ha chiesto di produrre, come prova nel processo, un’intercettazione relativa a quelle indagini. Il contenuto dell’intercettazione sarà reso noto nelle prossime udienze, quando saranno ascoltate anche altre telefonate chieste dall’accusa. Il processo prosegue nella giornata di oggi con la conclusione dell`interrogatorio del teste e il controesame delle difese.

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