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Alli, una bomba ambientale

«Gravi condotte criminose sistematiche, reiterate e sfrontate che hanno provocato nel tempo un danno ambientale di eccezionale gravità». Sono le parole usate dal gip di Catanzaro, Abigail Mellace, …

Pubblicato il: 14/10/2011 – 18:10
Alli, una bomba ambientale

«Gravi condotte criminose sistematiche, reiterate e sfrontate che hanno provocato nel tempo un danno ambientale di eccezionale gravità». Sono le parole usate dal gip di Catanzaro, Abigail Mellace, nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro della discarica di Alli alle porte del capoluogo. A ricostruire la vicenda è stato il sostituto procuratore Carlo Villani insieme ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico. Per anni, almeno dal 2008, il percolato prodotto dai rifiuti è finito prima nel torrente che scorre vicino alla discarica e poi in mare. Tre le persone indagate: Stefano Gavioli, 54 anni, in qualità di amministratore della società “Enertech” residente a Treviso; Loris Zerbin, 50, direttore tecnico della società che gestisce l`impianto e residente a Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia; Antonio Garrubba, 46, tecnico della stessa società e residente a Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. I tre, in concorso tra loro, sono accusati di avere immesso dolosamente nelle acque superficiali o sotterranee del fiume Alli e successivamente nel Mar Jonio, rifiuti liquidi costituiti da percolato da discarica, cagionando un evidente danno biologico-funzionale e un deturpamento dell`ambiente.
Le 37 pagine che compongono l`ordinanza gettano una luce inquietante sulla situazione ambientale della vallata e del tratto di costa in cui sorge l`impianto di Alli. Il provvedimento del giudice si apre, inoltre, con un preciso atto di accusa nei confronti della politica calabrese. Quanto accadeva nella discarica, sottolinea il giudice, era noto. «Le condotte pur ampiamente conosciute dai soggetti pubblici avvicendatisi nella direzione della articolazione amministrativa preposta al controllo dell`appalto sui rifiuti, non hanno mai trovato, da parte di questi ultimi, alcuna efficace sanzione, anzi sono state consentite e ampiamente tollerate fino ai nostri giorni».
Già l`1 aprile del 2008 al termine di un sopralluogo i carabinieri del Noe avevano messo nero su bianco le irregolarità dell`impianto di Alli. Le linee di trattamento per i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata non erano attive, così come quella per il trattamento del percolato. A dicembre, sempre del 2008, le acque del fiume Alli venivano sottoposte ad analisi da parte dell`Arpacal. Il risultato era già chiarissimo: «Il campione in esame, per le caratteristiche chimiche e batteriologiche, può essere assimilato a percolato di discarica e rappresenta un gravissimo impatto ambientale». Passano quasi due anni e il 7 luglio del 2010 in un nuovo sopralluogo dell`Arma viene notata un conduttura di cemento da cui scorre del liquido marrone. Nuovi accertamenti dell`Arpacal e ulteriore conferma: è percolato. All`inizio del 2011 i carabinieri mettevano a verbale, a seguito di un`ispezione, che «attraverso il canale di scolo delle acque piovane, proveniente direttamente dall`impianto di trattamento e smaltimento rifiuti, fuoriuscivano dallo stabilimento notevoli quantità di acqua fortemente inquinata che si riversavano sulla sponda e nelle acque del fiume Alli, contaminando l`intera zona». Il 18 aprile sono invece i tecnici dell`organismo di vigilanza a scoprire che dal muro dell`impianto sgorgava del liquido marrone che finiva direttamente nel fiume.
Ma a dare ulteriore conferma di quanto accadeva nell`impianto sono stati gli stessi indagati. Nei colloqui intercettati i vertici della Enertech parlano chiaramente del rischio di «un disastro». In un dialogo tra Zerbin e Garruba i due si mettono d`accordo per chiudere temporaneamente la discarica e lavorare così indisturbati per arginare la fuoriuscita di percolato. Il problema era che la vasca di raccolta del pericoloso materiale inquinante era stracolma, presentava delle falle e rischiava di esplodere, facendo disperdere nell`ambiente circa un milione di metri cubi di percolato. L`alternativa, davanti alle mancate operazioni di svuotamento secondo la legge, era una sola: «L`unica possibilità – dice Zerbin parlando al telefono con Garrubba – è quella di fare un`operazione stasera, Antonio, non vedo altre soluzioni»: cioé secondo gli inquirenti, svuotare la vasca di accumulo scaricandone il contenuto nel fiume Alli. Così, nonostante le preoccupazioni del tecnico, l`operazione sarebbe stata svolta in nottata, con il percolato liberato nel fiume Alli, poco distante dal mare.
Il provvedimento del gip si basa infine sulla relazione effettuata dai consulenti nominati dalla Procura. La loro relazione è un atto d`accusa durissimo. Nell`impianto di Alli le linee di trattamento dei rifiuti o non sono mai entrate in funzione o presentano gravissime criticità, nelle aree dello stabilimento sono presenti rifiuti ingombranti senza alcun accorgimento, non è stata mai monitorata la radioattività dei rifiuti in entrata. Il gip conclude sostenendo che l`impianto di Alli «rappresenta una vera e propria fonte di inquinamento sia del vicino fiume Alli e dal mar Jonio sia dell`intera superficie su cui insiste  a causa del concreto e attuale rischio di gravi contaminazioni del terreno e delle eventuali falde acquifere sotterranee». L`impianto comunque non chiuderà. Il giudice ha infatti nominato due custodi giudiziari che avranno il compito di far proseguire, senza danni per l`ambiente, l`attività della struttura.

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