«Non solo “imponeva” le proprie apparecchiature nei locali della città, ma si guardava bene dal dichiarare i propri guadagni al fisco». A comunicarlo è una nota stampa della Guardia di Finanza che aveva indagato sull`imprenditore Gioacchino Campolo, conosciuto a Reggio come “il Re dei videopoker”, il quale «manometteva gli apparecchi elettronici da intrattenimento o da gioco di abilità».
Le classiche slot-machine che, una volta modificate, consentivano al Campolo di moltiplicare i suoi guadagni per poi non trasmettere «le informazioni all’amministrazione dei Monopoli di Stato, riuscendo a nascondere al fisco proventi per oltre 7 milioni e 700mila euro».
Dopo le operazioni “Geremia” e “Les Diables”, che hanno portato all’arresto dell’imprenditore e alla disarticolazione dell’intero impero economico illecitamente accumulato dal “Re dei videopoker”, la Guardia di Finanza, al termine di complessi accertamenti di natura tributaria, ha constatato anche l’ingente frode fiscale perpetrata.
L’operazione condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dal sostituto Beatrice Ronchi, dopo la condanna a 18 anni di carcere e dopo i sequestri del patrimonio, integra la pretesa “risarcitoria” dello Stato nei confronti del Campolo.
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