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Sigilli per 110 milioni di euro all`imprenditore romano che avrebbe finanziato le cosche di San Luca

Sarebbe stato uno dei principali finanziatori del traffico di sostanze stupefacenti gestito dalle cosche di San Luca. L`imprenditore romano Federico Morcaccini, di 34 anni, si è visto applicare i s…

Pubblicato il: 17/10/2011 – 12:37
Sigilli per 110 milioni di euro all`imprenditore romano che avrebbe finanziato le cosche di San Luca

Sarebbe stato uno dei principali finanziatori del traffico di sostanze stupefacenti gestito dalle cosche di San Luca. L`imprenditore romano Federico Morcaccini, di 34 anni, si è visto applicare i sigilli della Dia al suo impero del valore di circa 110 milioni di euro. Su proposta del direttore della Direzione investigativa antimafia Alfonso D`Alfonso, la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Roma ha emesso un provvedimento di sequestro nei confronti dell`imprenditore operante nel settore immobiliare, ambientale e del commercio di autovetture. Morcaccini, infatti, risulta essere stato sottoposto ad un provvedimento restrittivo di fermo emesso il 29 novembre 2010 dalla Procura distrettuale di Catanzaro. Assieme a lui, nell`ambito dell`operazione “Overloading” erano finiti in carcere 77 soggetti ritenuti organici ad una vasta e ramificata consorteria  dedita al traffico internazionale di droga. Dalle indagini era emersa la caratura criminale del noto trafficante Bruno Pizzata, melitese, legato alle cosche di San Luca. Quest`ultimo, ricorrendo ai consolidati canali di rifornimento stabiliti con i narcotrafficanti sudamericani, avrebbe fatto arrivare in Italia ingenti quantitativi di cocaina. Proprio in questo contesto Federico Marcaccini, alias “il pupone”, era ritenuto dagli inquirenti uno dei principali finanziatori delle illecite attività programmate e realizzate dall’organizzazione criminale ed era solito interloquire, non soltanto con Bruno Pizzata, ma anche con esponenti delle cosche di San Luca come Sebastiano, Antonio e Giuseppe Pelle. Scarcerato nel gennaio 2011 dal Tribunale del Riesame di Catanzaro, il “pupone” era a vario titolo interessato alla conduzione di numerose aziende operanti in svariati settori imprenditoriali. Sospettando il pericolo di sottrazione e dispersione dei beni riconducibili al Morcaccini, al termine delle indagini il direttore della Dia D`Alfonso ha formulato una proposta di misura di prevenzione personale e patrimoniale, che il Tribunale di Roma ha recepito emettendo un provvedimento di sequestro nel quale viene sottolineata anche la lampante sproporzione tra il valore dei beni posseduti ed i redditi dichiarati dal “pupone”. Scrivono, infatti, i giudici: «Alla luce degli elementi rappresentati dall’Organo proponente, degli atti e dei documenti allegati alla richiesta, e della inquietante pendenza giudiziaria – il Marcaccini è da ritenere soggetto coinvolto in contesti di criminalità organizzata dedita al traffico di sostanze stupefacenti, ed è, altresì, da ritenere che egli, anche attraverso le aziende da lui direttamente o indirettamente gestite, ha fornito supporto finanziario e di copertura a detta illecita attività e , pertanto, rientra, a pieno titolo, tra i soggetti destinatari di misure di prevenzione, personali e patrimoniali, del tipo di quelle richieste». Tra i beni sequestrati: il patrimonio aziendale e le quote sociali di 31 società di capitali, di cui 25 con sede in Roma,  quattro in provincia di Roma e due a Latina operanti nei settori immobiliare (20 società), edilizio (4 società), ricerca e sviluppo nei comparti ambientale e tecnologico (3 società), commercio autovetture (3 società) e gestione servizi aeroportuali (una società); le disponibilità finanziarie aziendali e  personali, in corso di quantificazione, con blocco già apposto a rapporti per circa  1,5 milioni di euro orologi e monili di cospicuo valore contenuti in una cassetta di sicurezza. A Roma, i sigilli sono stati applicati anche lo stabile, locato alla società di gestione del teatro “Ghione” (quest’ultima estranea ai fatti ed al sequestro); un immobile a 4 piani nella centralissima via Cesalpino; un fabbricato con 10 unità immobiliari in via Ripetta; tre immobili adibiti a garage e magazzini per complessivi 1800 mq nelle centrali via Tuscia, via Leone Magno e via Santa Maria delle Fornaci. E ancora due immobili adibiti ad albergo a Taormina e Fabrica di Roma, due ville a più piani con ampio parco annesso a Sabaudia ed altre villette ed appartamenti a Fabrica di Roma, Mentana e Rignano Flaminio. I particolari dell`operazione sono stati illustrati dal responsabile della Dia di Reggio Calabria, Gianfranco Ardizzone, dal ten.col. Sebastiano Lentini e dal cap. Giorgio Gugliandolo. «Marcaccini – ha ricordato Ardizzone – è stato scarcerato nel gennaio scorso dopo l`arresto nell`operazione “Overloading” coordinata dalla Dda di Catanzaro contro un`organizzazione dedita al narcotraffico che ha portato alla luce i collegamenti tra la cosca Pelle di San Luca e il noto trafficante Bruno Pizzata. Marcaccini teneva contatti non soltanto con Pizzata, ma anche con esponenti della malavita di San Luca e Locri, come Sebastiano Pelle, Antonio Pelle e Giuseppe Pelle». Per gli investigatori Marcaccini dava sostegno finanziario ed economico all`organizzazione. «Nel corso delle indagini – ha sostenuto Lentini – abbiamo dovuto chiedere integrazioni al Tribunale per i collegamenti che emergevano con nuove società di capitali che Marcaccini, dopo un sequestro di 56 chili di cocaina all`aeroporto di Fiumicino, e sentendosi “attenzionato” dall`autorità giudiziaria, ha cercato di far sparire intestandole a prestanome». «Le attività diversificate – ha sostenuto Gugliandolo – permettevano a Marcaccini una elevato livello di vita, con auto di lusso come Porsche e Ferrari. Tuttavia Marcaccini non ha saputo giustificare questo ingente volume di entrate, che riteniamo sia il frutto, cosa che stiamo verificando, di attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita, forse frutto dello stesso traffico internazionale di stupefacenti».

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