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Fortugno, la squadra mobile: il contenuto dell`intercettazione in casa di don Mico Libri non c`entra con il delitto

REGGIO CALABRIA L`ulteriore approfondimento fatto dalla squadra mobile di Reggio Calabria consente di escludere che il riferimento contenuto nella conversazione del 13 ottobre 2005 intercettata a c…

Pubblicato il: 19/10/2011 – 18:04
Fortugno, la squadra mobile: il contenuto dell`intercettazione in casa di don Mico Libri non c`entra con il delitto

REGGIO CALABRIA L`ulteriore approfondimento fatto dalla squadra mobile di Reggio Calabria consente di escludere che il riferimento contenuto nella conversazione del 13 ottobre 2005 intercettata a casa di Domenico Libri a Prato fosse relativo all`omicidio che sarebbe avvenuto tre giorni dopo, il 16 ottobre 2005, del vicepresidente del consiglio regionale Franco Fortugno. Lo si è appreso oggi pomeriggio in ambienti della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. In tal senso la Procura ha inviato una comunicazione alla commissione parlamentare Antimafia. La comunicazione della Dda di Reggio Calabria fa riferimento a una nuova perizia su un`intercettazione ambientale in cui, il 13 ottobre del 2005, il boss defunto della `ndrangheta Domenico Libri parlava con alcuni affiliati alla sua cosca del vicepresidente del consiglio regionale, Francesco Fortugno, facendo riferimento alla possibilità che potesse essere ucciso. Omicidio che avvenne realmente il 16 ottobre successivo. La Dda, con la nuova perizia, ha inteso chiarire ogni dubbio sul contenuto dell`intercettazione inserita in un`informativa del dicembre 2005 della squadra mobile ma non presa in considerazione dai pm della Dda che indagarono per primi sull`assassinio di Fortugno perché ritenuta non significativa ai fini dell`indagine. Nei mesi scorsi il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Beppe Pisanu, aveva chiesto alla Procura di Reggio Calabria di avere un rapporto dettagliato su quella informativa e una perizia sull`intercettazione. Per l`omicidio Fortugno sono stati condannati all`ergastolo, in appello, Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, Salvatore Ritorto e Domenico Audino, ritenuti mandanti ed esecutori del delitto.

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