Una guerra combattuta non solo a colpi di numeri. Ma sui contenuti. La Cgil calabrese incalza il governo regionale e lo invita a non fare «propaganda» sulla vicenda della convenzione tra aziende calabresi e Regione in tema di occupazione. «In Calabria – affermano Sergio Genco e Claudia Carlino, rispettivamente segretario generale e regionale della Cgil – nell`ultimo anno si sono persi 14mila posti di lavoro senza che questo governo regionale muovesse un dito per difendere i livelli occupazionali e le attività produttive». Una risposta alle dichiarazioni “trionfalistiche” dell`assessore regionale al Lavoro, Francescantono Stillitani che, in occasione appunto della firma delle convenzioni tra Regione e aziende sul bando finanziato dall`Ue, aveva parlato di «iniezione di fiducia per le imprese calabresi» e del governatore Scopelliti. «Dalla Regione – replicano i sindacalisti – ci si sarebbe attesi delle risposte concrete, strategiche, innovative per creare occupazione, e non certo una borsa lavoro, un sistema che crea inevitabilmente sacche di precariato. Lo chiarisce bene l`avviso pubblico, lo status di chi viene assunto: non costituisce rapporto di lavoro per i borsisti». Per questo la Cgil Calabria «dice no con forza a questo modo di fare politica, di amministrare e di utilizzare le risorse pubbliche». Per i due sindacalisti viceversa diviene «urgente e non più rinviabile, investire sulla qualità del lavoro. Il lavoro, cioè, con diritti e tutele, stabile, duraturo, che non condizioni i giovani e li tolga dal ricatto della ndrangheta». Ma anche sui numeri i conti non tornato. Se Stillitani e Scopelliti, infatti annunciano «l`assunzione di 3.112 giovani che servirà – afferma il governatore – anche come incipit per far comprendere che in Calabria si può vivere e non sopravvivere» la Cgil parla di «2.846 borsisti per nove mesi saranno precari e poi non si sa». «Ancora una volta – denunciano i vertici della confederazione sindacale – ci dispiace dirlo, si gioca con il lavoro, creando ulteriori sacche di instabilità e precarietà, senza immaginare progetti capaci di dare futuro a una generazione. Si creano slogan, si fa propaganda e non si risolvono i problemi strutturalmente». E poi giù con i numeri e le emergenze del lavoro in Calabria. «Sono davvero sempre meno chiare le risposte – denuncia la Cgil – ai disoccupati calabresi, ai tantissimi giovani costretti ad andare via (lo Svimez parla di ben 14mila emigrati). Inoltre la giunta non muove un dito per quelli che già precari lo sono, a partire dai 5.300 Lsu-Lpu, invisibili ormai e senza nemmeno certezze sui pagamenti, oltre che sul loro futuro». Su quest`ultimo punto i sindacalisti definiscono la loro stabilizzazione come «un passo dovuto». Inoltre la Cgil invita la giunta regionale a varare «un Piano del lavoro regionale che finalmente crei occupazione autentica, partendo da un tavolo regionale di analisi sulla precarietà, che coinvolga le organizzazioni sindacali e le buone imprese». Ritornando sulla vicenda del bando regionale il tono ritorna duro. «Non ci possiamo accontentare di fumo negli occhi – dicono – non possiamo lasciare immaginare che i 23 milioni di euro spesi per le borse, sono solo un`esperienza di lavoro, un mero finanziamento alle imprese che possono ricorrere alle assunzioni, senza criteri oggettivi e di merito». Su questa linea il sindacato chiede, infine, di «invertire la rotta» e «creare giuste occasioni a chi ama questa regione e vorrebbe rimanere qui».
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