Caridi dubita: fonti generiche. Ecco il documento della Procura di Genova

REGGIO CALABRIA Antonio Caridi cade dalle nuvole. L’assessore regionale alle Attività produttive, pesantemente tirato in ballo dalla Dda di Genova in un’indagine sulla ‘ndrangheta (secondo i pm sarebbe stato sostenuto elettoralmente dal clan Raso-Gullace-Albanese), nega quanto i magistrati liguri ipotizzano nel fascicolo d’inchiesta. La cui relazione è stata trasmessa dal procuratore capo facente funzioni Vincenzo Scolastico al presidente della commissione parlamentare Antimafia, Giuseppe Pisanu. Caridi smentisce e attacca la stampa: «Rimango sbigottito nell`apprendere quanto assunto da alcune testate giornalistiche in merito a non meglio individuate e specificate fonti che individuerebbero un collegamento tra la mia elezione ed il contributo pretesamente fornitomi da soggetti ritenuti appartenere a clan malavitosi». (per le “non meglio individuate e specificate fonti”, basta cliccare qui e leggere la parte della relazione dell’inchiesta della Dda genovese che lo riguarda). «Il logico clamore mediatico, a fronte di tale notizia cozza con la realtà e con la mia storia personale che non consentono illazioni, né tanto meno sterili strumentalizzazioni, di alcun genere – aggiunge Caridi -. Sicuro e forte della mia probità e linearità comportamentale attendo di conoscere il postulato che ha consentito simili iniziative, demandando all`avv. Francesco Gambardella il compito di valutare ogni più opportuna iniziativa da intraprendere, soprattutto una volta acquisiti tutti gli elementi idonei a leggere in termini di completezza la singolare vicenda che oggi, inspiegabilmente, mi vede protagonista».