"Zona grigia" e cosche: un seminario per capire

È stata presentata questa mattina nel palazzo della Provincia di Reggio la seconda edizione del seminario internazionale sulla ‘ndrangheta. Dopo il successo dello scorso anno, il Museo della ‘ndrangheta ripropone una iniziativa volta ad approfondire la riflessione sul fenomeno della criminalità organizzata calabrese. Molte le personalità istituzionali presenti, tra cui il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, il sindaco di Reggio Demetrio Arena, il presidente della camera di commercio Lucio Dattola e l’assessore provinciale alla cultura Eduardo Lamberti Castronuovo. Invitato ma assente, invece, il governatore Giuseppe Scopelliti.
I lavori del seminario si svolgeranno dal 5 dicembre fino al 3 febbraio. Filo conduttore dell’iniziativa sarà la riflessione sulla “zona grigia”, locuzione spesso abusata che rappresenta quel luogo ideale di convergenza tra la mafia e la società civile. L’iniziativa punta a focalizzare l’attenzione su una questione decisiva attraverso delle trattazioni a tema, come “le azioni di contrasto e le azioni della società civile”, “la dimensione dell’area grigia e i reati dei colletti bianchi”, “relazioni e affari nell’area grigia”. Il programma è diviso in due parti e vedrà la partecipazione di autorevoli personalità istituzionali, del giornalismo, della cultura e della magistratura. «Il nostro obiettivo – commenta Claudio La Camera, coordinatore del Museo della ‘ndrangheta – è la creazione di un linguaggio comune e l’apertura di una nuova prospettiva di ragionamento. L’area grigia designa i rapporti di contiguità, complicità e corruzione che la classe dirigente instaura con i clan. Attraverso queste relazioni la mafia riesce ad espandersi e a rafforzarsi. Gli incontri – prosegue La Camera – vogliono stimolare la riflessione e analizzare i meccanismi che portano vantaggi alla ‘ndrangheta e svantaggi alla società civile».
È proprio l’area grigia a rappresentare quella commistione oscura tra classe dirigente e criminalità che costituisce la base della irresistibile espansione delle cosche, anche fuori dai confini calabresi. «La magistratura ha imboccato la strada giusta – commenta il presidente Raffa -. Noi dobbiamo impegnarci per alimentare la voglia di legalità». Due sfere d’azione fondamentali anche per il procuratore Pignatone: «Accanto alla repressione è necessaria la battaglia culturale. Le indagini sono utili per accertare le responsabilità ma offrono anche un cospicuo materiale di conoscenza». Il magistrato si riferisce in particolare alle inchieste “Crimine” e “Reale”, fondamentali per svelare la struttura verticistica e unitaria della ‘ndrangheta.
Nell’intervento conclusivo, il sindaco Arena devia per un attimo dall’argomento principale nel tentativo di ricomporre il suo rapporto con la stampa, compromesso in seguito alla sua decisione, durante l’ultimo consiglio comunale, di far allontanare e identificare un giornalista del Corriere della Calabria, reo di aver scattato una foto con il suo smartphone: «L’informazione e i media in questo momento hanno un’importanza fondamentale per la crescita e lo sviluppo del nostro territorio. Rispetto al passato, Reggio sta reagendo con maggior vigore al fenomeno mafioso. Dobbiamo evitare il rischio che la ‘ndrangheta rappresenti un terreno di scontro politico».
Poi un riferimento alla evoluzione dei clan: «Oggi la criminalità non si limita più a chiedere il pizzo ai commercianti, ma gestisce direttamente le imprese. Servono nuovi strumenti di contrasto».