Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

Reggio, l`accusa chiede in Appello 10 anni di carcere per l`ex consigliere comunale di An Massimo Labate

Dieci anni di carcere. È questa la richiesta di condanna formulata dal sostituto procuratore generale Francesco Mollace nei confronti di Massimo Labate, l’ex consigliere comunale di An arrestato ne…

Pubblicato il: 26/10/2011 – 16:35
Reggio, l`accusa chiede in Appello 10 anni di carcere per l`ex consigliere comunale di An Massimo Labate

Dieci anni di carcere. È questa la richiesta di condanna formulata dal sostituto procuratore generale Francesco Mollace nei confronti di Massimo Labate, l’ex consigliere comunale di An arrestato nell’agosto 2007 per concorso esterno in associazione mafiosa.
In primo grado era stato assolto dal Tribunale di Reggio Calabria davanti al quale erano cadute le accuse pure per il suo segretario Vincenzo Pileio. Anche per lui, il pg Mollace stamattina ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione.
Stando all’indagine coordinata dal pm Giuseppe Lombardo, l’ex consigliere Labate e il segretario Pileio avrebbero consentito al capo locale di San Giorgio Extra Nino Caridi (genero del boss don Mico Libri) e a Francesco Giuseppe Quattrone «di accreditarsi quali interlocutori privilegiati della pubblica amministrazione comunale nella gestione ed organizzazione di feste e mostre finanziate illegittimamente con denaro del Comune».
Al centro del processo, infatti, i finanziamenti elargiti da Palazzo San Giorgio per una festa in piazza e una mostra organizzate da due associazioni vicine alla cosca Libri.
Secondo la Procura, infatti, l’ex consigliere comunale di An (alias “Baccheggio”) aveva favorito la famiglia mafiosa di Cannavò in cambio del sostegno elettorale alle amministrative 2007.
Il programma criminoso della cosca Libri sarebbe diventato il programma di politica criminosa.
Per gli inquirenti, Massimo Labate e Vincenzo Pileio avrebbero accettato consapevolmente di essere strumenti in mano altrui e si sarebbero resi compiacenti alle logiche palesemente criminose di cui il Caridi era portatore.
Nel processo di secondo grado, la posizione dei due imputati è stata appesantita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Moio. Lo stesso pentito, genero del boss Giovanni Tegano, che nell’udienza della scorsa settimana è stato interrogato e ha fatto i nomi di molti politici che sarebbero stati favoriti dalla ‘ndrangheta.
Ritornando all’udienza di stamattina, il pg Mollace ha chiesto la condanna a 12 anni di carcere per Giuseppe Libri, figlio del boss defunto don Mico. Sarebbe stato lui a curare gli interessi patrimoniali dell’organizzazione mafiosa. Stessa richiesta per gli imprenditori Francesco Quattrone e Bruno Crucitti. «Quest’ultimo – aveva sottolineato il pm Lombardo nel processo di primo grado – non è un imprenditore al servizio della cosca, ma è l’imprenditore della cosca, che impone la sua presenza negli appalti quale intraneo alla stessa».
La requisitoria del pg Mollace, infine, si è conclusa con la richiesta di condanna a 10 anni di reclusione per Alessandro Collu.

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x