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Puma, l`arringa dei legali di parte civile

Ieri il processo denominato Puma, che sta celebrandosi presso il Tribunale di Crotone, è stato contrassegnato dall’ultima arringa dei difensori di parte civile, Attilio e Maria Grazia Scola. I due …

Pubblicato il: 28/10/2011 – 11:32
Puma, l`arringa dei legali di parte civile

Ieri il processo denominato Puma, che sta celebrandosi presso il Tribunale di Crotone, è stato contrassegnato dall’ultima arringa dei difensori di parte civile, Attilio e Maria Grazia Scola. I due legali, hanno sposato appieno la linea tracciata solo due giorni fa dal pubblico ministero, PierPaolo Bruni, che ha parlato di «sovrapponibilità delle dichiarazioni rese dalla parte lesa» – rappresentata dal professor Stefano Forleo, amministratore del condominio del villaggio Praialonga, ruolo svolto fino all’avvento di Luigi Bumbaca – tra gli imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso e per il quale il pm Bruni ha chiesto 14 anni di reclusione ed il contenuto delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che alle successive dichiarazioni rese in dibattimento dagli stessi imputati.
Come Bruni, Attilio Scola ha subito voluto insistere sulla «sufficienza delle rilevazioni che possono trarsi dall’analisi delle intercettazioni che dimostrano chiaramente la responsabilità di rilievo penale degli imputati e che sono coincidenti con quanto ha dichiarato Forleo che risulta dunque credibile processualmente». Poi gli avvocati della difesa hanno chiesto al collegio, al contrario di quanto aveva fatto Bruni sottolinenando la differenza tra un tribunale laico e la Santa Inquisizione, di valutare le doti morali del loro cliente. Così Scola: «Forleo non è certo la classica vittima da manuale di “vittimologia”, tutt’altro. Forleo è un megalomane, è un uomo a cui il potere piace, non disdegna le donne e soprattutto non ama passare da vittima. A tal punto – ha sottolineato uno dei legali – che dopo i primi episodi di intimidazione ai suoi danni, rifiuta di credere che il legame sia con i fatti di Praialonga, addebitandolo piuttosto al suo attivismo politico. Proprio perché consapevole che nell’affare legato al villaggio avrebbe dovuto ammettere la sua debolezza e la sua difficoltà. Ed i legali degli imputati – ha continuato la difesa – hanno approfittato e si sono insinuati nelle maglie dei peccati veniali di Forleo, attaccando lui piuttosto che dovendo difendere i propri assistiti».
Secondo l`impostazione di parte civile, dunque, sarebbe stata messa in atto una vera e propria “strategia di aggressione”. I due legali, poi, hanno ripercorso l’esame del Forleo che ha efficacia probatoria, laddove rispetta una intrinseca coerenza logica, anche quando non esistono ulteriori fonti di prova. «In questo caso – ha chiarito Scola – ci sono eccome altre fonti probatorie». A dire che il fatto che la parte lesa non risponda ad eventuali canoni classici di purezza morale, questo non lo delegittima affatto ad essere credibile processualmente. «Le qualità morali di Forleo – hanno ribadito i due legali – non sono di certo demanio di questo collegio». I legali di parte civile in rappresentanza della Regione Calabria e del Comune di Isola di Capo Rizzuto, hanno presentato al collegio giudicante memorie scritte.

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