Trenta anni di reclusione per tutti e cinque gli imputati accusati dell`omicidio di Nicola Duro, idraulico incensurato di 26 anni, ucciso a Catanzaro il 17 giugno 2010, davanti a un bar di viale Isonzo, nella zona sud del capoluogo. Il pubblico ministero Simona Rossi ha così concluso la requisitoria durante la quale ha ricostruito le fasi del brutale assassinio. Dopo il pm ha discusso anche il difensore di parte civile, l`avvocato Valerio Murgano, che rappresenta la madre della vittima, le due sorelle, e quella che sarebbe dovuta diventare la moglie di Duro e mamma del loro bambino. Il legale ha chiesto la condanna degli imputati e il risarcimento di un milione e mezzo di euro a testa alle parti civili. Si tornerà in aula il prossimo 7 novembre per le arringhe difensive. In attesa di giudizio, con rito abbreviato, sono Donato Passalacqua, 41 anni, ritenuto uno dei capi della comunità rom di viale Isonzo, a Catanzaro, accusato di essere il mandante dell`omicidio Duro; sua moglie Ornella Bevilacqua, 38 anni; il figlio della coppia, Antonio Passalacqua, di 19 anni, esecutore materiale dell`omicidio; Samuele Pezzano, 21 anni, che secondo l`accusa avrebbe accompagnato con l`auto e poi atteso il killer sul luogo in cui Duro è stato ucciso; e Domenico Romagnino, che assieme al minorenne M. P., avrebbe attirato la vittima sul luogo dell`agguato su precisa richiesta di Donato Passalacqua per una ricompensa di 600 euro. Secondo la pubblica accusa Nicola Duro è stato ucciso dalla famiglia rom per una vendetta trasversale per lavare l`onta di una relazione extraconiugale della figlia, rimasta incinta di un minorenne con il quale avrebbe avuto una storia nonostante fosse sposata con un altro.
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